Sai che descrivendo male le tue foto e i tuoi video stai perdendo soldi?
Hai l'hard disc pieno di stock images o stock footage che potresti mettere a reddito, ma non hai tempo e voglia di scrivere titoli e keyword?
Conosco chi può fare molto bene il lavoro che ti serve. Scopri di più
In questo episodio parlo di:
- un software gratuito in grado di generare persone con qualità fotorealistica
- perché delegare titoli e keyword può far scalare i propri guadagni
- quanto tempo ci vuole per vendere un video appena pubblicato
- le politiche sempre più folli di Shutterstock
- come guadagnare sfruttando la carenza di offerta (prima ancora della domanda)
- Depositphotos cambia proprietà e business model
- le colpe dei fotografi professionali
Fotografare e riprendere attori senza attori
Ciao Daniele, mi ricordo di un tuo podcast dove parlavi di un sito che creava volti umani generati automaticamente.
Ho trovato un altro software e ti linko un video YouTube che mostra il livello a cui stanno arrivando:
Usando Unreal Engine stanno creando un software per la generazione di persone in tempo reale con qualità fotorealistica. Il risultato è stupefacente considerando che avviene tutto senza rendering.
Unreal Engine è un motore nato per la creazione di videogiochi e si è evoluto in un programma che crea progetti 3d di personaggi, architettura, automotive, effetti speciali.
Io l’ho usato, per provare, creando due video che poi Shutterstock mi ha accettato e che ti linko per condividerli nel video del podcast, se qualcuno li vuole vedere:
https://www.shutterstock.com/
it/video/clip-1064342878 https://www.shutterstock.com/
it/video/clip-1063133131 Il bello è che consente di esportare le immagini o i video in tempo reale, quindi in una frazione del tempo che serve ad altri software simili (Maya, 3D Studio, Blender, etc).
L'altra cosa bella è che, di base, è gratuito.
Ringrazio l’amico che mi ha mandato la segnalazione e di cui non posso citare il nome semplicemente perché non mi ricordo se mi aveva autorizzato a farlo.
Invito tutti a guardare il video del podcast su YouTube dove ci sono i suoi due video in vendita su Shutterstock e creati gratuitamente proprio con Unreal Engine.
Il motivo per cui lo faccio, è che mi piacerebbe che, almeno per qualcuno di voi, con uno strumento del genere si aprano nuove strade per vendere stock footage, visto che con software così concepito il limite non è il budget, ma la vostra creatività. Lo dico perché se dovete fare stock footage tradizionale dovete ingaggiare gli attori, o se avete un’idea relativa a dei luoghi magari dovete andare dall’altra parte del mondo per scattare o girare, mentre in questo caso è tutto dentro il vostro computer, quindi si aprono infiniti scenari di creatività e, non so a voi, ma se non avessi altri progetti su cui ho investito il mio tempo mi darebbe tantissima eccitazione avere accesso a uno strumento del genere: pensateci voi che siete così eccitati dal modello già annunciato della prossima reflex o mirrorless.
Ho visto il video su YouTube con le potenzialità di Unreal Engine e vi confesso che sono impressionato. Non solo in chiave stock footage. Quando ero giovane volevo fare il regista, e sapere che oggi non c'è nemmeno più bisogno di ingaggiare e interagire con gli attori, mi fa rimpiangere che la tecnologia non sia arrivata 20 anni in anticipo. Negli anni ‘90 le difficoltà di avere degli attori seri mi limitavano moltissimo in fase di scrittura. Oggi sarebbe tutto diverso, non solo grazie ad Unreal Engine, ma così è andata e non vale la pena rimpiangere quello che non si può più ottenere. Bisogna solo pensare ai tanti scenari che si aprono e sfruttarli a proprio favore.
Ho visto anche i due video dell'amico in vendita su Shutterstock.
Caro amico, mi permetto di consigliarti, visto che hai la padronanza del software e visti i livelli di qualità a cui questo è arrivato (c’è un avocado creato al computer, e se non sapessi che lo è non l'avrei mai distinto da uno vero) potresti inondare il mercato di contenuti fatti con quel programma. Prenditi avanti finché puoi, perché se le premesse sono queste presto in molti altri cominceranno ad usarlo.
Grazie di aver condiviso l’informazione.
Delegare ad altri titoli e keyword
Dopo questa nuova autostrada di guadagni e creatività che si apre, andiamo su una cosa più tecnica che prende vita da un principio che è fondamentale nel business digitale: la scalabiltà.
Sapete che ho lanciato un servizio di scrittura di titoli e parole chiave, che si affida a dei freelance con molta esperienza in tema di ottimizzazione per i motori di ricerca, perché è la chiave del successo in quest’epoca, non solo sul microstock ma su qualsiasi business internet. Questi freelance guardano le vostre foto e i vostri video, scrivono il titolo e le parole chiave e voi potete concentrarvi solo sulla produzione.
La scalabilità
Implementare un servizio del genere nel vostro flusso di lavoro può cambiare tutto, perché se prima ci impiegavate un’ora per creare delle foto, tra scatto e post produzione, ma dovevate impiegare poi due ore per descriverle, ora potete triplicare la produzione, impiegando le tre ore totali del vostro tempo solo sulla creazione dei contenuti, con il magnifico effetto collaterale di levarvi di torno un’attività, la scrittura di titoli e parole chiave, che nessuno di noi ama, io per primo.
In altre parole pagate un servizio che vi permette di triplicare la produzione, con tutti i vantaggi in termini di maggiori guadagni che questo comporta. Se poi producete spazzatura invendibile e quindi non guadagnate nulla, vale la regola matematica per la quale un qualsiasi numero moltiplicato per zero dà sempre zero, quindi le vostre vendite rimangono nulle o, quanto meno, molto basse e ci perdete delegando ad altri titoli e parole chiave.
Se invece producete contenuti non solo buoni tecnicamente, ma soprattutto che ritraggono soggetti che hanno un valore commerciale allora i vostri guadagni non solo triplicano triplicando la produzione, ma aumentano in proporzione molto di più, perché, come ormai sapete, gli algoritmi che mettono in ordine le foto e i video che appaiono ai clienti che cercano qualcosa nei microstock premiano i produttori che hanno un portfolio consistente e con una buona media di vendite a file.
Enunciati questi noiosi ma utilissimi concetti, che in realtà spero fossero già vostri e se non lo erano pensate quanti spazi di miglioramento avete, cito un messaggio che mi scrive uno dei clienti del mio servizio, perché apre degli scenari ancora più interessanti:
Vorrei chiederti un parere: alcune fotografie che ti ho mandato per essere descritte con titoli e parole chiave sono in realtà già state caricate su Adobe Stock e in passato mi hanno dato qualche soddisfazione (in totale circa 200 vendite) ma:
- hanno fatto il loro tempo, e da almeno un paio di anni non le vendo più
- avevo inserito una pessima descrizione e pochissime keyword
Arrivo alla domanda: se io dovessi cancellare le attuali foto pubblicate prima di caricare i loro doppi con le nuove keyword, faccio qualche danno in termini di algoritmo?
La chiave dei guadagni
Cari amici che amate fotografare e riprendere, se amate anche guadagnare, questa è una delle domande più chiave che esistano nel business del microstock, e anche per questo vorrei condividere con voi la mia risposta.
Quindi nel rispondere mi rivolgo all’amico, ma in realtà mi rivolgo a tutti voi, perché se approfondite questi aspetti della produzione guadagnate. Se invece non lo fate con il microstock di sicuro vi divertite un sacco, ma i soldi a fine mese non arrivano nella misura in cui potenzialmente potrebbero arrivare.
Andando nei forum sul microstock, o peggio ancora nei gruppi Facebook, vedrete che lì i fenomeni da tastiera parlano solo di foto e video. Non parlano mai di ottimizzazione per i motori di ricerca, proprio perché da artistelli arroganti concepiscono solo il fatto che geni come loro devono concentrarsi sulla parte piacevole del lavoro. Di conseguenza non guadagnano nulla e concludono che il microstock è morto e le agenzie non capiscono nulla. Vi ho riassunto in tre frasi quanto avreste potuto capire passando le serate a leggere quanto scrivono.
Il software per evitare doppi caricamenti
Caro amico, rispondo ai tuoi dubbi partendo un po' da lontano evidenziano intanto una questione tecnica. Molte agenzie hanno un software che riconosce i doppi caricamenti, oserei dire quasi tutte. Quindi se carichi, volutamente o per sbaglio, una foto che hai già in vendita, Pond5, per esempio, se ne accorge e non ti permette nemmeno di caricarla. Credo che anche Adobe Stock faccia lo stesso.
Quindi il primo scenario, ovvero tu che carichi i doppioni delle foto in aggiunta alle foto originali caricate anni fa, non credo sia nemmeno tecnicamente possibile. E sinceramente non sarebbe un affare, perché se togli dal tuo portfolio foto che non ti generano più guadagni da due anni e queste non ne hanno mai generati, ti fai solo un favore in termini di indicizzazione. Il dubbio è se tenere online i tuoi best seller, perché è un'ottima cosa avere nella propria collezione foto che hanno generato royalty a te e all’agenzia, anche se l'algoritmo non le fa più vedere ai clienti e di conseguenza non vendono più.
Considera comunque, relativamente al software per i caricamenti doppi che ti dicevo, che non sono a conoscenza di agenzie che si accorgono anche dei ricaricamenti di file che prima erano presenti nella collezione e che poi hai tolto.
Quindi il mio consiglio è:
elimina tutte le foto che hanno venduto meno di 20 volte, se poi vuoi ricaricarle.
Ad anni di distanza, e qui ti consiglio di fare qualcosa che non amerai ma che ti può aiutare parecchio in termini di guadagni, cerca sempre di capire perché le foto vecchie del tuo portfolio non hanno venduto, ovvero:
è una questione di SEO o di soggetto poco commerciale?
Analizzare i dati per capire cosa produrre
Un altro vantaggio del digitale rispetto al mondo analogico, è che c’è una quantità enorme di dati che, una volta analizzati, possono darvi degli elementi utili a migliorare. Poi so bene che analizzare dati non è piacevole quanto fotografare, ma se il vostro scopo è intascare soldi, allora un occhio a quei numeri datelo.
Se invece caro amico hai foto da 100 vendite l'una potresti tenerle lì, e quindi non potrai ricaricarle.
Ti dirò tra l'altro che io sto per fare una cosa molto simile alla tua, quindi ti rispondo non improvvisando ma avendoci già pensato parecchio. Cari amici mi rivolgo anche a voi. Come ho detto più volte, oramai carico solo stock footage storico, perché mi sono specializzato in quello. I primi video che ho caricato 8 anni fa erano scarsi come qualità, perché non sapevo usare bene il software di restauro e perché avevo attrezzature meno buone di quello che ho oggi. E non avevo scritto nemmeno dei buoni titoli e le keyword, perché non sapevo quasi nulla di SEO all’epoca.
Quindi la decisione che ho preso relativamente al mio portfolio è, un po' alla volta e con molta calma, di rifare i video: cancellare quelli vecchi con poche vendite tra quelli già caricati, tenendo solo quelli che mi hanno fatto guadagnare più di 500 dollari l’uno su Pond5, che grazie al cielo sono parecchi, e poi caricarli di nuovo migliori come qualità e con titoli e keyword dei freelance fenomeni che ho selezionato per il servizio che vendo anche agli altri contributor.





In tal modo io posso stare concentrato sulla produzione e sono sicuro che quello che mi costa pagare il freelance lo guadagno in termini di maggiori royalty e, non ultimo, faccio salire il livello qualitativo della mia collezione e la considerazione dell'algoritmo nei confronti miei come produttore, cosa che mi aiuta anche nelle vendite dei caricamenti futuri del mio stock footage.
La situazione dell’amico che mi ha scritto alla fine è molto simile alla mia, a parte che le foto da ricaricare nel suo caso sono identiche, mentre nel mio caso i video, grazie alla migliore tecnologia che ho a disposizione oggi, cambierebbero in meglio.
Se la cosa va bene, visto il concetto di scalabilità che caratterizza il business digitale, non parliamo del, che ne so, 20% in più dei guadagni, parliamo di anche 3/5/10 scale di grandezza in più, una volta che, nel mio caso in un anno, riesco a riproporre i contenuti più vecchi.
Quindi non sottovalutate questa idea, se vi interessano i soldi. Se la paura di approfondire questo aspetto della produzione, anche di fronte ai guadagni maggiori, vi spaventa invece, allora non c’è problema, vivrete bene lo stesso, ma qui si parla seriamente di microstock, non si parla di “quei cretini di Shutterstock che mi hanno rifiutato una foto” o “di quelli di Pond5 che venderebbero di più se facessero così”. Se vi piacciono questi ultimi argomenti, andate su Facebook e trovate qualche scappato di casa che vi darà ragione e che con la sua empatia di sicuro vi pagherà il mutuo.
Concludo parlando all’amico: se i riscontri di vendite successive all’applicazione di questa strategia vedi che sono buoni, ovvero che ci guadagni a fare così, perché non si sa cosa succederà visto che non è una strategia vincente nel 100% dei casi ma dipende dal tipo di contenuti che produci, puoi valutare l'ipotesi di fare come ho deciso di fare io: un po' alla volta, con calma, ricaricare il tuo vecchio portfolio con titoli e keyword nuove e ottimizzate SEO da chi se ne intende. Visto, però, che non ti costerà poco in termini di soldi, fallo solo se con i primi test vedi che ritorni dell'investimento, e questo non te lo posso prevedere perché dipende molto da quanto le agenzie vendono il genere di contenuti che produci.
Le formule magiche non esistono
Quindi amici, quella che vi ho spiegato, non è una formula magica, della serie:
cancellate le foto vecchie, ricaricatele ottimizzate SEO, così ci guadagnate x euro in più ogni immagine stock.
O, relativamente ai caricamenti futuri:
delegate la descrizione perché così potete triplicare i contenuti che pubblicate e guadagnare 5 volte quanto vi costa la delega.
Questo non esiste nel business, anche digitale: potete perderci se le vostre foto e i vostri video non sono appetibili ai compratori, quindi il rischio imprenditoriale quando si tratta di fare qualcosa per guadagnare soldi c’è sempre, perché fare soldi è lo scopo dell’intera Umanità e c’è molta concorrenza per riuscirci.
Tra l’altro, se quando ho detto “in un’ora producete delle foto che poi impiegate due ore a descrivere” vi siete detti:
ma che calcolo ha fatto?
Io ci metto 5 minuti per descrivere le foto che faccio in un’ora...
Ecco, la formula magica per capire perché non vendete in questo caso esiste: non avete descritto bene le vostre e i vostri video.
Cari amici, ne avete su cui riflettere, e per quanto riguarda il mio servizio, se volete comprarlo non fatelo ancora, ma scrivetemi un messaggio, perché la quantità di freelance bravi che ho selezionato ad oggi è ancora esigua, visto che su certe mansioni ho standard qualitativi molto elevati e ho solo un paio di persone all’altezza per adesso.
Magari per i riferimenti temporali alla soluzione del problema, guardate la data di uscita del podcast, soprattutto se mi state ascoltando dagli anni ‘30, quando credo avrò risolto anche questa questione.
Quanto tempo ci vuole per vendere un contenuto appena pubblicato?
Mi scrive il sempre ottimo Alessandro Mancuso con un aggiornamento sulla sua carriera di produttore e un piccolo dubbio che potrebbe essere utile approfondire a tutti voi.
Ciao Daniele,
Ti volevo chiedere se ti era mai successo di vendere un contenuto poco dopo la pubblicazione.
Quando ho visto la notifica di Shutterstock relativamente a un video che ho caricato da poco, per curiosità sono andato a vedere la data di upload ed in effetti l’avevo caricato due settimane prima.
Semplicissima clip in cui la mia compagna finge di meditare in cucina. Tra l’altro, mentre giravamo quelle clip velocemente, perché dovevamo portare la piccolina a letto dopo pranzo, la mia compagna non riusciva a “recitare” (non è un'attrice ovviamente) e rideva in continuazione, prendendomi anche un po’ in giro perché sosteneva che quel genere di video non l’avrebbe comprato nessuno.
Inoltre, questa sera quando ho controllato il mio profilo: ho trovato una vendita su Adobe Stock da oltre 50 euro incassati della stessa clip che ti dissi in un precedente aggiornamento e che raffigura me che sfoglio un libro (girata durante il primo lockdown) e che avevo già venduto su Shutterstock ricavando solo 6 dollari. Credo sia una vendita in 4k. Se così fosse sarebbe la prima.

Grandissimo Alessandro, ti devo sempre fare tanti complimenti per come riesci a sfruttare situazioni alla portata di tutti per creare contenuti che vendono.
In passato mi è successo di vendere video anche in una settimana dal caricamento, ma sono casi rarissimi. Il tempo per le prime vendite di solito si dilata a 2/3 mesi, quindi è un caso abbastanza raro quello che ti è capitato. Salvo ai tempi del primo lockdown, dove se la mattina giravi un video con la mascherina e con una buona idea, due settimane dopo eri già quasi ricco, ma quel contesto non arriverà mai più, e siamo tutti felici se sarà così.
So che quando hai una vendita fulminante a quel punto ti sale la speranza di aver imbroccato il contenuto giusto che poi nel tempo venderai a ripetizione. Io ti auguro di cuore che sia così, ma ti dico che per esperienza può essere che poi le vendite si normalizzino e tu ottenga risultati buoni da quella clip, ma non eccezionali.
Complimenti anche per la vendita da 51 euro su Adobe Stock, che è effettivamente un video 4k, o una licenza estesa Full HD, ma è più probabile la prima. Quando ottieni vendite del genere capisci quanto bello sia produrre stock footage per chi ama fare video, anziché perdere tempo con 1000 altre cose che non portano a nulla.
Shutterstock sta impazzendo
Poi su un argomento molto simile mi scrisse qualche mese fa l’amico Ruggero Piccoli, specializzato in stock footage di aerei e, in futuro, gli auguro di diventare l’organizzatore di viaggi per andare a riprendere eventi aeronautici, business che potrebbe fargli fare un sacco di soldi. Questo è un semplice augurio che gli faccio, sapendo che esiste una nicchia molto interessante di appassionati del genere.
Lo dico sempre in tema di business fotografico e filmico che si allarga. Anche voi che create stock images e stock footage, mi raccomando, guardate più in là del microstock. Il fatto che io siano 15 anni che produco stock footage forse mi fa essere un po’ incoerente con questa affermazione, ma nemmeno tanto se guardate le tante mie attività in molti altri campi.
Cito il messaggio, datato, di Ruggero perché aggiunge qualcosa a quello di cui abbiamo appena parlato, e apre un nuovo argomento di cui parliamo dopo le sue parole:
Tu di solito dici che passano mesi tra la pubblicazione di un file e la prima vendita che genera, ma la scorsa settimana Shutterstock mi approva un video di un elicottero:

e il giorno dopo lo vendo negli Stati Uniti

Mai successo prima, magari mi stavano sorvegliando. Ho cancellato l'importo dallo screenshot che puoi pubblicare nel sito perché ho scoperto, seguendo Stock Coalition, che gli accordi contrattuali con Shutterstock prevedono che non vengano diffusi i dati delle vendite.
Al di là di questo, Shutterstock sta diventando una perdita di tempo. I criteri di approvazione stanno diventando casuali, dipendono da chi trovi come curatore. Ad esempio guarda questi due file di cui ti allego lo screenshot:

Stesso soggetto (North American P-51D Mustang a Mollis nel 2019) su 4 file video e descrizione praticamente identica. Il primo accettato e gli altri rifiutati per mancata osservanza delle linee guida sui titoli di contenuti editoriali.
Dato che questo è uno degli innumerevoli casi che mi sono capitati di recente inizio a sospettare che dipenda dal curatore che becchi. Misteri del nuovo corso di Shutterstock.
Messaggio emblematico del buon Ruggero, nel quale in tanti si ritroveranno.
Vi confesso che da quando hanno iniziato a farmi problemi sulle liberatorie dei miei filmati storici io li ho mollati quelli di Shutterstock. Nel senso che c’è stato tra me e i responsabili un battibecco che è culminato con la sospensione della possibilità da parte mia di caricare nuovi contenuti e la sospensione dei pagamenti, fino al presentare da parte mia un'assicurazione che però non riesco a trovare.
Quindi continuano a vendere i miei video, ma non mi pagano: parliamo di qualche migliaio di dollari regolarmente guadagnato da parte mia ma che per adesso rimangono fermi nel mio conto Shutterstock, in attesa che io presenti, appunto, quest’assicurazione che risponda in caso di problemi di copyright ma che, purtroppo, è praticamente impossibile da trovare.
Se c’è qualcuno all’ascolto che può aiutarmi, accetto consigli.
Sapendo che queste cose possono succedere, come sapete sono anni che lavoro per aprirmi altre strade. La principale è vendere stock footage direttamente tramite un mio sito che prende traffico da un mio canale YouTube che ha centinaia di migliaia di visualizzazioni ogni mese e che guadagna con la pubblicità. Il massimo mensile, con la partenership YouTube, per adesso è di 1500 euro:

Con il sito è abbastanza di più.
Sottolineo che è evidente che Shutterstock da un po’ soffre di delirio di onnipotenza. Lo testimonia il buon Ruggero certificando che non ti permette più nemmeno di dire quanto ti fanno guadagnare (forse se ne vergognano?).
Conosceranno i loro affari meglio di quanto li conosca io, ma sono curioso di vedere nel tempo se la loro strategia pagherà. Nel frattempo, io non mi lamento e penso ad altro.
Le domande degli ascoltatori
Ciao Daniele, ho acquistato il tuo corso qualche giorno fa.
Ho già un primo dubbio che vorrei chiarire con te. Riguarda il caso studio che hai mostrato nella lezione n. 6, ovvero la foto di Luca Lorenzelli che inquadra il piede di un bimbo con una lieve dermatite.
Il successo di quella foto, è stato una sorta di colpo di fortuna?
Oppure è stata un'intuizione del produttore frutto anche di una mirata ricerca di mercato in cui ha constatato che nessuno, o pochissimi, producevano foto di quel soggetto?
Te lo chiedo perché vorrei capire quanto conviene (soprattutto all'inizio) giocarsi il rischio di andare così nello specifico nella produzione di particolari soggetti, senza riempirsi di contenuti che poi magari rimangono invenduti e che oltretutto danneggerebbero l'indicizzazione.
O quanto conviene spendere tempo per avvalorare quella che può essere un'intuizione, attraverso l'approfondimento dello studio del mercato che c'è alla base di quel particolare contenuto, per capire se vale la pena produrlo.
Sfruttare le carenza di offerta, prima ancora che la domanda
Magnifica domanda, grazie mio caro studente.
Parlando della foto di Luca intendevo dire che la sua forza è stata fotografare un soggetto, nello specifico, il piede arrossato di suo figlio, che nessun fotografo si sognerebbe spontaneamente di fotografare.
I microstock sono pieni delle classiche foto da fotografi amatoriali: paesaggi, icone delle città turistiche, fiori. Soggetti che non vendono tanto, e che essendo già molto presenti nei microstock, danno ancora meno di possibilità di vendere a chi oggi ha la pessima idea di immortalarli.
La debolezza più grande dei tuoi concorrenti, caro amico che mi scrivi, è che non capiscono che le foto che è piacevole fare non sono sempre, anzi lo sono quasi mai, quelle che anche vendono. Infatti il discorso non è che ci sono tanti compratori che vogliono le foto di piedi di bambini arrossati. Luca la sua l'ha venduta perché l'offerta di quel genere di foto è bassa visto che a nessun fotografo quel soggetto piace.
Il colpo di fortuna, permettimi il consiglio, non considerarlo mai, perché nel business non esiste, serve al massimo a vincere la lotteria.
Dovresti fare, per vendere, proprio come saggiamente dici tu:
"spendere tempo per avvalorare quella che può essere un'intuizione, attraverso l'approfondimento dello studio del mercato che c'è alla base di quel particolare contenuto, per capire se vale la pena produrlo."
Credimi, non potevi sintetizzare meglio il mio pensiero.
Per altro è quanto di più noioso esista fare così, ma proprio per questo motivo è quello che ti fa guadagnare. Grazie di aver acquistato il mio corso.
Non si vende senza conoscere le basi del mercato
Poi, cito una seconda domanda, che forse è l’ultima per oggi, e lo faccio oltre che per la qualità del quesito anche perché è la prima che cito che mi è stata mandata grazie alla versione inglese del podcast, che un giorno spero diventi seguito tanto quanto questo in Italiano.
A scrivere è l’illustratrice Martina Ledermann (guarda il suo sito) da Francoforte, Germania.
Chissà se esiste ancora il treno Palermo-Francoforte come cantava Lucio Dalla. Credo che sia stato cancellato da Ryanair che, con molto meno poesia ma infinità più comodità, porta le persone a Frankfurt Hahn, come per altro ci sono andato anch’io in un paio di occasioni.
Sono abbonata ad Adobe Creative Suite CC e vorrei sapere come posso caricare dei mock-ups su Shutterstock, Adobe Stock e Pond5.
Sfortunatamente, su Pond5 non abbiamo mai venduto niente, anche se siamo iscritti da circa tre anni. Penso che su Pond5 vendano solo video di nuvole o time-lapse di traffico.
Vogliamo creare illustrazioni, perché non siamo in grado di fare buone fotografie. Su Dreamstime, abbiamo 500 illustrazioni online. Vendiamo un'illustrazione per 35 centesimi tre o quattro volte al mese.
Sarei molto felice, se per favore, potesse darmi un buon consiglio. Quali illustrazioni vendono meglio? Le creo con il software Dimensions.
Cara Martina, dalla città con lo skyline più americano della vecchia Europa, che non so se sia un affare in termini estetici. Non risponderò direttamente alle tue domande, perché c’è un errore di fondo in quello che si capisce pensi.
Vendere illustrazioni stock non è una questione d'arte, è una questione di soggetto. Devi inviare illustrazioni di qualcosa che gli acquirenti desiderano. Può essere triste, per l’artista che c’è in noi, ma è la dura realtà.
Non mi è difficile capire che fai il tipico errore di chi non ha capito bene come funziona il microstock, perché non consideri che è un mercato, con le sue regole dovute a domanda e offerta.
Ti stai chiedendo perché non vendi su Pond5. La risposta è semplice: Pond5 vende bene solo stock footage, non immagini o illustrazioni, anche se li prevede per la vendita.
Se vuoi guadagnare con i microstock facendo illustrazioni, prova a creare stock footage animandole con Adobe After Effects, visto che hai l’Adobe Creative Suite CC.
Poi, e qui non finirò mai di ripetermi, bisogna fare un buon lavoro con titoli e parole chiave, fondamentali per posizionarsi in un mercato con milioni di contenuti tuoi concorrenti.

L'intervista a un fotografo professionista che ha reinventato il suo lavoro
Dunque, ci sono un po’ di notizie che mi piacerebbe darvi. Partiamo dal sito mio. Ricorderete che un paio di episodi fa avevo parlato di un fotografo professionista che si chiama Andrea Delbò che aveva iniziato a produrre seriamente stock footage, nonostante prima di scoprire il microstock non praticasse molto il video?
Se non vi ricordate di lui perché avete la mente annebbiata dal troppo lavoro o dai social network, o più semplicemente perché il mio podcast non è esattamente una finale di Coppa del Mondo nei ricordi della gente, vi dico una cosa che forse, se avete ascoltato l’episodio, vi permetterà di ricordare meglio:
4200 dollari incassati con un solo video di 8 secondi girato sul suo terrazzo di casa. Incassati considerando solo Shutterstock.
Ricordate adesso?
Benissimo. Questo preambolo per dirvi che ho intervistato Andrea nel sito. Lui ha un sacco di storie da raccontare che ci fanno capire come stia cambiando la professione del fotografo. Lo fa, a differenza di tanti che si dichiarano professionisti e poi vanno a mangiare alla mensa della Caritas perché sono talmente professionisti che nessuno li paga, con piena cognizione di causa.
La sua carriera è fatta di tanti momenti: la scuola di fotografia, il lavoro iniziale come assistente in uno studio di Milano, lavori per i giornali come fotografo di eventi di cronaca, servizi per i Settimanali, lavoro per importanti brand del Made in Italy e via dicendo.
Poi a un certo punto, il mercato cambia, un po’ a causa del digitale e un po’ per l’esplosione dei social network e degli influencer e lui decide di seguire anche altre strade. Non vi dico di più perché lo spiega molto meglio di quanto possa fare io proprio l’ottimo Andrea Delbò, che ringrazio pubblicamente per la disponibilità dimostrata e per quanto, con le sue parole, può insegnare molte cose a chi oggi vive la professione del fotografo.
Depositphotos è stata acquisita
Le altre notizie sono sostanzialmente due, e ve lo cito perché quando le ho viste ho pensato che mi interessavano tanto quanto l’evolversi della relazione Icardi/Nara di cui puntualmente i grandi quotidiani online ci danno tutti gli aggiornamenti.
Pensate ai grandi giornalisti del Corriere della Sera, a partire da Buzzati e Montanelli, cosa potrebbero pensare leggendo la versione online del Corriere della Sera oggi, popolata da notizie stile, appunto, Icardi/Nara e simili.
Detto ciò, visto che ultimamente sono molto preso dai libri, questa volta vi consiglio un piccolo racconto di Dino Buzzati intitolato Sette Piani (leggilo in questa raccolta).
Unitamente a questo, dicevo, le due notizie sono che Depositphotos è stata acquisita e Storyblocks ha pubblicato altri 33 mila video.
A prima vista il livello di interesse è poco al di sopra Mauro Icardi. Il punto è però un altro e proviamo ad arrivarci insieme.
Depositphotos infatti non è stata acquista per 85 milioni di dollari totali insieme a Crello, che è un software online per creare grafiche, dal solito fondo di ricconi annoiati che hanno letto in giro che il microstock è in crescita e allora vogliono fare ancora più soldi e poi magari finiscono come Rupert Murdoch che comprò Myspace per 580 milioni di dollari e lo rivendette per 35.
Depositphotos è stata comprata da Vistaprint (leggi la notizia), ovvero un sito nel quale si stampano foto, calendari, tazze e via dicendo.
Questo ci fa capire che il mercato dei microstock è già, dal punto di vista delle agenzie, ampiamente saturo. Quindi non ci sono più spazi per guadagnare per nuovi player o per per player non top. L’unico modo per guadagnare con un microstock è associarsi a progetti sempre in ambito grafico o video e sfruttare la collezione di contenuti in vendita facendolo all’interno di questi progetti, quindi non più con la vendita pura di stock images e stock footage.
Mi spiego meglio è un po' quello che ha fatto tanti anni fa su una scala ben più ampia Adobe acquistando Fotolia. Se l’avesse comprata per sfruttarla così com’era non ne sarebbe valsa la pena. Potendo però Adobe contare su migliaia di clienti tra fotografi, grafici e videomaker, visto che già a questi vende i software, inserendo un microstock già avviato come Fotolia, una volta trasformato in Adobe Stock, avrebbe potuto guadagnare vendendo le stock images e lo stock footage ai clienti che già aveva, che è molto più facile ed economico di trovare nuovi clienti.
O, viceversa, ai clienti prima di Fotolia e poi confluiti in Adobe Stock poteva avere molte più possibilità di vendere i software della Creative Suite che, ricordo, hanno costi enormi di sviluppi, ma costi molto vicini allo zero per produrne le copie per i clienti. Quindi tutte le vendite in più sono guadagni per la quasi totalità del prezzo pagato da chi lo acquista.
Questo deve farvi capire meglio inquadrare in che mercato state vendendo i vostri contenuti e come evolvere la vostra strategia per fare molti più soldi, perché questo si impara nel mio podcast e anche, se vi interessa, nel mio corso.
Storyblocks vende 587 mila video a 199 dollari
Seconda notizia apparentemente inutile, ma che anche in quel caso, inquadra più di 1000 parole la direzione in cui sta andando il microstock. Storyblocks, come dicevo, aggiunge 33mila video alla sua collezione, per un totale di 587 mila: ho controllato prima.
Quanto costano a un cliente questi 587 mila video che, secondo il modello di business della stessa Storyblocks basato su abbonamento all you can download, sono scaricabili illimitatamente?
199 dollari l’anno.
Quindi, fate il calcolo o chiedete ai vostri assistenti vocali: quanto fa 199 diviso 587 mila? Ve lo dico io: circa 3 millesimi di dollaro, che ovviamente non vanno tutti al contributor, ma dovete dividerli con la stessa Storyblocks.
Traete pure le vostre conclusioni e una volta che l’avete fatto, non arrabbiatevi, perché arrabbiarsi è inefficiente, ma trovate un modo per sfruttare il microstock per guadagnare con i video come fanno quelli di Storyblocks, un po’ come vi insegno a fare io in questo podcast.
Le colpe dei fotografi professionisti
A tal proposito: vi racconto un po’ del backstage dell’intervista ad Andrea Delbò. L’intervista viene fatta per email, quindi io mando le domande e poi in base alle risposte che ricevo provo ad approfondire le cose che ritengo più congruenti con il genere di informazioni che mi piace dare con il sito. Però capita anche che io chieda le cose sbagliate, perché non conoscendo bene l’intervistato magari è come se a Cristiano Ronaldo facessi una domanda sulla pallacanestro.
Tra le cose che alla fine sono andate tagliate nell’intervista ad Andrea Delbò c’era un esperimento che avevo fatto e che mi aveva fatto capire alcune cose sulla media dei fotografi che è sempre focalizzata sui problemi, ma mai sulle soluzioni.
Sono andato su Apple Podcast a cercarmi i podcast che parlavano di fotografia, ho visto che solo 7 in Italia avevano episodi pubblicati nell’ultimo mese, nonostante esistano decine di migliaia di professionisti del settore e milioni di appassionati a cui piacerebbe ascoltare qualcosa sul tema. In più, l’impressione mia, e magari confermatemi se è anche la vostra, è che chi fa divulgazione online dell’ambito della fotografia oggi sia molto bravo sulla comunicazione, ma non ne capisca tanto della materia che insegna.
Non parlo poi dei siti internet dei fotografi: alcuni hanno in bella vista la sezione delle news, con l'ultima notizia pubblicata 5 anni fa.
Quindi ragazzi. Se si va su Facebook, quindi nell’orto di Mark Zuckerberg, contribuendo ad arricchirlo perché è molto povero come sapete, di fotografi è pieno e sono tutti che si lamentano dello Stato che non dà i contributi, del microstock che paga 50 centesimi a vendita, di Shutterstock che ha rifiutato le foto, dei clienti che non capiscono nulla. Gli scopi di questa lamentela cronica sono evidentemente due:
- far fare soldi a Mark Zuckerberg
- demotivare chi scrive e chi legge.
Se si tratta invece di creare un progetto di divulgazione serio, in uno spazio personale come appunto un proprio sito internet, con lo scopo di migliorare il mondo insegnando le cose e trovare un modo moderno per ottenere un reddito:
no è troppo difficile… adesso no perché ho un lavoro importante da finire, magari nei prossimi mesi. Beh... ma il sito costa 10 euro al mese e io ho tante spese...
Sapete una cosa amici fotografi che state nei gruppi Facebook a fare pubbliche relazioni tra insoddisfatti?
Con me non trovate quello che vi dice: poverini avete ragione!
Con me trovate quello che vi dice: estinguetevi pure, perché ve lo meritate.
Avete tutte le risorse che vi servono per cambiare e continuate a portare avanti la politica del pianto. Non riuscirete più a togliervi di torno i social network, perché ormai per voi sono come la droga per un tossicodipendente. Domani fate la prova. Vi dite: oggi non apro Instagram e non apro Facebook. Scommettiamo che non ci riuscite?
Mi farete sapere come va a finire.
E con questa sfida, dichiaro concluso il 105esimo episodio di “Vendere Foto e Video Online”. Sottolineo che l’ho prodotto in meno del tempo che ho risparmiato non frequentando i social network e di questa mancanza vi garantisco che non posso proprio vivere, perché sapere che, anziché farmi gli affari di persone che se incontro per strada nemmeno saluto e lamentarmi nei gruppi che il mondo è crudele, ho costruito qualcosa di completamente mio è un peso insopportabile.
E anche per questo, quindi, vi ricordo che nella vita l’importante non è divertirsi ma essere felici. Ciao.