Guarda la versione video degli episodi del podcast nel mio canale Youtube.

In questo episodio parlo di:

  • come trovare nuovi clienti grazie a Shutterstock
  • Istockphoto che secondo alcuni non è poi così male
  • cosa compra un cliente che paga una licenza estesa
  • un fotografo professionista che ha trovato nuovi stimoli grazie al microstock
  • come trovare il soggetto giusto sotto casa
  • perché Shutterstock vuole la licenza editoriale per la foto di un palazzo storico
  • il formato migliore per vendere video online
  • La triste decadenza dell'agenzia tedesca EyeEm

Come farsi contattare direttamente dai clienti, nonostante i microstock

Volevo farti una piccola segnalazione riguardante l'importanza della compilazione del proprio profilo su Shutterstock. 

Shutterstock, essendo un’agenzia, tende ad evitare il contatto diretto tra clienti finali e produttori di contenuti. Dà però la possibilità di inserire nel proprio profilo la propria pagina Facebook, il proprio profilo Instagram, Linkedin, Twitter o un sito personale.

Poche settimane fa, sono stato contattato da una ditta di cosmetici israeliana che ha visto la mia galleria fotografica su Shutterstock e si è dimostrata interessata. È riuscita a contattarmi tramite i miei profili Facebook ed Instagram e mi ha proposto una collaborazione con loro per realizzare nuove immagini per pubblicizzare i loro prodotti.

Inizio con questa citazione interessantissima di Alessandro Grandini, di cui ho già parlato qualche episodio fa a proposito della vendita di due licenze estese di fotografie da cento dollari l’una.

Screenshot di Shutterstock con la vendita di due licenze estese di stock images

Lo faccio volentieri, perché nel microstock non si smette mai di imparare, e questo riguarda me per primo.

Nel mio corso, infatti, che tra l’altro l’ottimo Alessandro ha fatto circa un mese fa, tratto quell’area del pannello di controllo di Shutterstock di cui lui parla, ovvero quella nella quale si può inserire l’indirizzo dei propri social network, anche se lo faccio con una certa sufficienza, in virtù del mio notorio scarso amore per Facebook e per tutti gli altri social. 

In realtà, con questo suo racconto, Alessandro dà una chiave di interpretazione a cui francamente non avevo pensato, perché dire a Shutterstock qual è il nostro indirizzo social è un modo indiretto per farci contattare direttamente dai clienti, ma non diciamolo a voce alta, altrimenti Shutterstock potrebbe apportare delle contromosse.

Lasciare i clienti dei nostri contenuti ai microstock

Infatti, cari amici, il vero dramma di noi produttori non è lasciare alle agenzie il 70% di quello che generano i nostri contenuti, ma è regalare i clienti che li acquistano alle stesse agenzie, che così possono ricontattarli sfruttando la maggiore predisposizione di chi ha acquistato a riacquistare.

Se ci pensate, quando quel vostro cliente indiretto riacquista dall’agenzia, è del tutto improbabile che tra centinaia di migliaia di produttori anche la seconda volta scelga un vostro contenuto.

Trovare clienti è costoso

Si ritorna al discorso che facevo nel mio libro: comprare un click su Google relativo a query inerenti al microstock è estremamente costoso. Avevo fatto uno studio all’epoca e risultava che ricerche come “stock images”, “acquisto foto”, “immagini a pagamento” costavano tutte più di 10 euro l’una.

Questo significa che, dopo che qualcuno scrive una di queste cose su Google, se clicca sui risultati a pagamento, l’inserzionista che ha messo in piedi quelle campagne pubblicitarie deve pagare a Google più di 10 euro a click, anche se chi ha cliccato sta 10 secondi nel sito e non acquista nulla.

Shutterstock, Pond5 e Adobe Stock possono pagare così tanto perché hanno dei dati che provano che, in media, i clienti che comprano la prima volta sono predisposti ad acquistare ancora, e quindi possono anche spendere, per ipotesi, 100 euro per accaparrarsi un cliente la prima volta, proprio perché è statisticamente provato che quel singolo cliente un domani comprerà ancora.

È propria questa la forza dei microstock ragazzi, prima ancora dei centinaia di milioni di euro di fatturato annuo che fanno:

avere migliaia di clienti paganti registrati e avere messo in piedi un sistema testato per vendere loro contenuti in continuazione.

Quindi, grazie ad Alessandro Grandini, che ha condiviso una strategia per avere un’arma in più dalla nostra parte.

Il microstock fa bene alla fotografia

La sua storia è anche un’ottima risposta a quelli che sostengono che il microstock abbia distrutto la fotografia, visto che il microstock nel suo caso gli ha permesso di trovare un cliente internazionale pagante. Sappiatelo voi che andate a fotografare le cerimonie sottocosto e vi lamentate che vi pagano sempre meno. Basterebbe che vi cercaste altri business, sempre nell’ambito della fotografia e del videomaking. Con tutto il fervore che ci mettete nel lamentarvi, sicuramente se lo convogliaste su qualcosa di produttivo, ci fareste un bel po’ di soldi.

È inutile dirvi che vi invito a fare come Alessandro, ovvero a condividere informazioni utili per riuscire a vendere tutti di più. Vi inviterei a fare come lui anche per quanto riguarda il mio corso, ovvero a comprarlo, ma non voglio esagerare.

Come sempre tanta carne al fuoco in questo episodio di “vendere foto e video online”:

  • Novità dal mondo del microstock,
  • strategie condivise dalla splendida comunità di fotografi e videomaker che si è creata sotto l’egida di questo podcast
  • risposte ai tanti dei dubbi che vi attanagliano

Istockphoto non è poi così cattiva

Nello scorso episodio abbiamo parlato di quanto brutta e cattiva sia iStockphoto:

affermazione di cui mi prendo la piena responsabilità, nonostante - voi che vendete foto e video online da poco non lo sapete - sia nato tutto da lì, soprattutto per quanto riguarda lo stock footage, ma questa storia ve la racconto in un altro episodio.

Sull’argomento mi scrive però Riccardo Cirillo:

Il fotografo Riccardo Cirillo

Il fotografo Riccardo Cirillo

che ha un parere un po’ diverso dal mio e da quello dell’ascoltatore dalla cui segnalazione avevo iniziato lo scorso episodio. Lascio la parola a lui.

Ciao Daniele, seguo sempre con piacere il tuo podcast e devo dire che la costanza dei tuoi interventi è cosa assai gradita in questi tempi grigio-scuri.

Nell'ultimo episodio viene riportata l'esperienza di Massimo, che elenca numeri non proprio esaltanti rispetto ad alcune vendite ottenute con iStockphoto.

Spesso mi è capitato di leggere recensioni poco edificanti nei confronti di questa agenzia di microstock, ma per ciò che riguarda la mia limitatissima esperienza, devo segnalare dei numeri abbastanza diversi.

Non sono un professionista e il mio approccio al microstock è paragonabile a quello di molti, ossia: mi piace dedicarci del tempo, lo faccio con passione e sono consapevole che se lo spirito è quello della maratona ho abbastanza fiato per arrivare fino in fondo. Volutamente non l'ho chiamato "traguardo".

Dicevo dei numeri: molto bassi se consideriamo le foto inviate (180 circa) ma le mie sessantadue vendite hanno portato a casa $28,81, oltre ad altre venticinque immagini scaricate ad aprile delle quali ancora non conosco il guadagno. In termini statistici, vendo meglio con iStockphoto che con Shutterstock, in cui ho venduto 75 immagini per un totale di $28,82.

Stesse foto inviate ad entrambi, l’unica differenza è che quando carico su iStockphoto effettuo le correzioni delle parole chiave secondo i loro suggerimenti.

Devo anche dire che i recensori di iStockphoto non sembrano essere così "lunatici" come certi individui di Shutterstock e anzi, direi che le motivazioni dei rifiuti sono meglio articolate con la prima.

Certamente stiamo comunque parlando di cifre ridicole: le mie foto non hanno di certo le caratteristiche per aspettarsi dei grandi guadagni, ma diciamo che, grazie anche al tuo corso, sto cercando di individuare la mia nicchia ideale.

In sintesi, questo è un piccolissimo contributo, diciamo in controtendenza anche se statisticamente limitato.

La mia filosofia già la sapete: avere il parere di tutti, specie quando non è allineato ed è molto argomentato, è una delle cose che adoro e sulla quale ho fondato la mia divulgazione, quindi, un grande applauso a Riccardo Cirillo che ha condiviso la sua esperienza con iStockphoto.

Il web è il luogo delle opportunità, quindi, quando si decide che una di queste non ne vale più la pena, come ho fatto io con iStockphoto diversi anni fa, le si mette una pietra sopra e si concentrano i propri sforzi su altro.

Questo è il motivo per cui non mi sentite facilmente parlare di quell'agenzia in questo podcast: ci sono cose molto più importanti e redditizie di quell’agenzia, e nella vita non si ha tempo per tutto, ma il parere di due produttori con opinioni molto diverse, quando è così approfondito, è sicuramente parte utile anche di un racconto molto pratico come il mio, se non altro, perché inquadra bene il mondo del microstock.

Una licenza estesa di un'illustrazione

Voltiamo pagina, perché mi scrive Martìn Cambriglia, illustratore milanese, classe 1982 di cui vi consiglio di approfondire la conoscenza nel suo sito, martincambriglia.com.

Si parla di un argomento molto interessante e di cui parliamo spesso nelle ultime settimane, ovvero di licenze estese. Dico interessante perché quando parliamo di soldi in senso stretto siamo tutti molto interessati, e non dite di no.

Ciao Daniele. Quelli di Shutterstock mi offrono 50 dollari per una licenza estesa sull’immagine allegata.

Illustrazione di Martin Cambriglia

Illustrazione di Martin Cambriglia

Mi hanno scritto perché quest'immagine l'avevo tolta dal mio portfolio per ricaricarla con keyword nuove. Poi però non me l'hanno più accettata, perché dicono che non è molto nitida - è la stessa identica immagine di prima, ovvero un dipinto ad olio quindi è normale che non sia perfetta.

Ora, a distanza di un mese, mi scrivono dicendo che un cliente ne ha fatto richiesta. Prima mi hanno proposto la licenza normale a 12 dollari, ora il cliente ha rilanciato offrendo di comprare quella estesa da 50 dollari.

Con questa licenza estesa, volendo, può farci un business? Tipo stamparla e rivenderla?

È un buon dipinto e su Shutterstock è la mia immagine più scaricata, ma per una licenza estesa non dovrebbero pagare di più?

Tu cosa mi consigli di fare?

PS: il tuo corso è stato molto istruttivo, Pond5 non mi sta dando risultati con le illustrazioni, ma Adobe Stock sì, per fortuna.

Grazie a Martin per la condivisione.

Qui trovate linkata nel testo del podcast, trovate tutte le condizioni per le quali serve la licenza estesa.

https://www.shutterstock.com/support/article/Standard-License-vs-Enhanced-License

Per quanto riguarda il numero di copie, rispondendo al dubbio di Martìn, i clienti che comprano l’estesa possono stampare un numero illimitato di copie.

Per quanto riguarda i prezzi, se prendono il pacchetto da due foto con licenza estesa:

https://www.shutterstock.com/license-comparison

lo pagano 199 euro. Se comprano più foto il prezzo ovviamente scende in proporzione. Considerate che delle cifre citate, al produttore rimane il 30%.

Venendo al discorso che ho fatto all’inizio, sarebbe davvero interessante capire chi è questo cliente, ma Shutterstock, caro Martin, non te lo dirà mai, perché quello è il suo modello di business: tenersi i clienti e non dividerli con i produttori. E come non capirli.

Un fotografo di esperienza che ama il microstock

Poi vengo ad un messaggio che mi manda l’ottimo Gianni Ansaldi, fotografo genovese di un certo peso, nonché attore.

Lo avrete visto in diversi film degli anni ‘80, e più recentemente in qualche sitcom, ma il ruolo per il quale lo si ricorda di più è quello di Gianni in Sapore di Mare, dove era il personaggio con gli occhiali, oggi diremo il più nerd di tutti, prima fidanzato di Isabella Ferrari e poi di Virna Lisi, quindi, in entrambi i casi, qualcosa per cui invidiarlo tutta la vita.

Gianni Ansaldi e Jerry Calà

Gianni Ansaldi e Jerry Calà in un film negli anni '80

Qui sotto invece è impegnato in una recente diretta con alcuni dei membri del cast e della produzione di quel film:

 

A tal proposito, le prime volte in cui ci siamo scritti non sapevo che fosse un attore e mi aveva mandato un paio di suoi stock footage dove si auto-riprendeva. Ricordo che ero rimasto davvero stupito per la qualità recitativa che aveva dimostrato in una scena che era anche piuttosto difficile, perché il sentimento che doveva emergere era la paura.

Stavo quasi per dirgli:

complimenti per la recitazione, hai mai pensato di fare l’attore?

Fortuna che non l’ho fatto, per quanto essendo simpatico nella vita come lo era in Sapore di mare, di sicuro si sarebbe messo a ridere.

Comunque, il messaggio è semplice, ma sono sicuro che può dare a tanti molta ispirazione, non in virtù della sua carriera cinematografica, ma proprio per la carriera di fotografo che ha avuto.

È sempre una grande difficoltà per chi lavora professionalmente nel campo, fare il passaggio al microstock, perché le logiche del business cambiano completamente. In questo caso il grandissimo Gianni ce l’ha fatta e ne è molto felice.

Il messaggio è semplice:

Pond5 mi dà soddisfazione

e segue lo screenshot dei guadagni del suo primo mese da produttore:

Screenshot dei guadagni su Pond5

Le cifre non sono altissime, ma il punto è che, con lo sconvolgimento di vita che abbiamo vissuto nell’ultimo periodo, che ben si è riflettuto anche nel microstock, sono cambiate molte cose. Fino a poco tempo fa nel mio corso dicevo

dovete aspettare mesi per vedere i primi guadagni

lui, che invece ha iniziato da molto meno, ha già visto diversi suoi video vendere.

Quindi ragazzi, voi che:

  • siete scettici,
  • rimandate sempre,
  • voi che “ma quello dice che il microstock è una fregatura…”,
  • voi che, questa mi è capitata davvero l’altro giorno, “ma un mio amico mi ha detto che se non hai almeno cinquemila euro di attrezzatura nemmeno ti accettano foto e video”.

A voi tutti dico di prendere esempio da Gianni Ansaldi, fotografo classe 1959 con decenni di professione alle spalle.

Trovare il sogetto giusto... sottocasa

Mi scrive Alessandro Mancuso, videomaker e fotografo toscano di cui stiamo raccontando la storia nel podcast:

Volevo condividere con te la vendita di oggi, perché si tratta di una clip che girai quasi all’inizio di questa nuova avventura, dopo una veloce verifica sui motori di ricerca di Pond5 e Shutterstock.

Report di vendita di Shutterstock

La clip ritrae la mia compagna che ritira un pacco dal locker di Amazon, visto che ne abbiamo uno all’esterno del benzinaio vicino a casa aperto 24 ore su 24.

Una domenica, prima di andare a pranzo dai miei suoceri, colsi l’occasione per riprenderla in un video in meno di cinque minuti, da un paio di prospettive, ma senza mai filmarla frontalmente perché c’erano degli adesivi in italiano, così da rendere la clip il più generica possibile.

Avevo visto che nelle agenzie, di queste clip ce n’erano circa 120, quindi pochissima concorrenza, e la maggior parte avevano delle scritte in spagnolo, in francese e poche in inglese. La lingua, secondo me, era un limite al quale dovevo fare attenzione.

A maggio inizierà il mio sesto mese da neo-produttore di microstock e avendo già venduto sei video su Shutterstock (di cui una licenza estesa) e due su Adobe, la motivazione ora è davvero tanta.

Bravo Alessandro, perché ci sono tutti gli elementi che deve avere un produttore che vuole avere successo con le vendite: non tanto la ripresa perfetta tecnicamente, ma la ricerca del soggetto giusto dopo aver usato gli strumenti, per altro gratuiti, per scovarlo.

Nonché una buona dose di intuito, visto che nel mare di soggetti da riprendere, l'idea iniziale deve sempre venire dal fotografo/videomaker.

Ragazzi che dire, fate come lui. Intraprendenza, creatività, consapevolezza che il digitale è un elemento fondamentale per lavorare.

Credete ancora di poter fare professionalmente questo lavoro riprendendo cerimonie?

O magari proponendo qualche video patinato all’amico dell’amico con la fabbrica, della serie marchetta in onda sulla TV locale, dove si vede il titolare dell’azienda che parla con tono imbarazzante della sua attività, giusto perché gli amici gli dicano “ti ho visto in televisione!”

Dai, sapete fare di meglio.

Licenza editoriale o licenza commerciale

Mi scrive un amico che ha ripreso quella che secondo me è la piazza più bella d'Italia. Queste classifiche scontentano tutti, ma poco importa. Mi riferisco a Piazza Unità d'Italia a Trieste, anche se ce la stiamo mettendo tutta in Italia per rovinare ciò che di bello abbiamo fatto in passato, e parlando di rovina mi riferisco soprattutto alle persone che ci camminano sopra, ma questo è un discorso complesso, come dicono i politici quando non sanno rispondere ad una domanda.

Dice l'amico: queste clip sono state rifiutate, pur essendo un palazzo di carattere pubblico. Non capisco quale sia il problema qui. Ho scritto a Shutterstock, ma son passati molti giorni e non ho avuto ancora risposta.

Messaggio di rifiuto di una foto su Shutterstock

Dunque, caro amico che hai ripreso la magnifica Trieste, che consiglio a tutti di visitare. Se poi volete fare anche un salto in Istria, sicuramente troverete tanti altri ottimi motivi per arrabbiarvi, ma anche qui è un discorso e in questo podcast si parla di microstock. 

Io ho ripreso quegli stessi edifici di Trieste tanti anni fa, li ho caricati su Shutterstock come commerciali e, ho appena controllato, sono ancora in vendita come commerciali. Quindi, la prima notizia è che hai perfettamente ragione, o per lo meno avevano torto i revisori quando hanno approvato come commerciale lo stock footage che ho mandato io qualche anno fa.

Ti consiglio di aggirare il problema e di caricarle come editoriali, visto che non ti rispondono.

Cambiando licenza non perdi chissà quali vendite.

Purtroppo, su certi palazzi storici è sempre difficile capire se ci sono problemi di copyright. Se non è per il palazzo, a volte le autorità fanno la furbata di tutelare altri elementi: succede per la Torre Eiffel e per il Foro Romano di notte, perché hanno messo sotto tutela i giochi di luce che li illuminano.

Probabilmente se avessi trovato un altro revisore te li avrebbe passati. Non vale la pena arrabbiarsi, devi solo aggirare il problema.

Il formato migliore per vendere stock footage

Il formato del file può influenzare le vendite dei video secondo te?

Immagino che tu carichi stock footage in:

  •     Full HD o 4K      
  •     Compressione Photo Jpeg o Apple Pro Res       

come spiego nel mio corso.

Per quanto riguarda la risoluzione, ovviamente è meglio il 4K, che paga di più del Full HD, mentre l’8K non si sa se verrà mai comunemente adottato, per quanto esista già da un pezzo.

È meglio il 4K se hai un computer veloce per montarlo, e in tal caso per verificarlo ti consiglio di leggere un post che c'è sul mio sito per capire che prestazioni deve avere

https://stockfootage.it/i-computer-per-il-montaggio-4k/

e un video che incorporo nella pagina con il testo del podcast, o che trovi nel mio canale YouTube.

Per quanto riguarda la scelta del codec, non c'è nessuna differenza nelle vendite tra l’esportare il video in Photo Jpeg o Apple Pro Res.

Il formato migliore, invece, è sempre il .mov. L'avi non piace alle agenzie.

Canon o Sony

Vorrei un consiglio per la fotocamera: avevo una Canon 5D MK III, che nonostante fosse eccellente, faceva i video solo in full HD. L'ho venduta con tutte le ottiche, quindi posso partire da zero.

La scelta attualmente è tra la Canon EOS R, la Sony A7R III e la Sony A7 III. Ho messo anche questa perché, a fronte di solo 24 Mpx, ha una sensibilità e una gamma dinamica migliore di tutte le altre. Cosa consigli? Considera che la mia passione principale restano le foto, principalmente di paesaggio, quindi deve essere performante in quell’ambito, oltre che nei video.

L'esperienza di un fotografo con la vendita online (non solo microstock)

Poi vorrei descriverti la mia storia con le vendite di foto.

Ho cominciato a fare foto qualche anno fa, con un corso di foto tenuto da un maestro del Lucca Photo Festival. Ho anche esposto al "circuito off" del festival, dove un ricco signore americano voleva comprare una delle foto esposte (80x120 su supporto rigido). La vendita si arenò perché mi fu chiesto se la foto fosse ritoccata o no, e io, da ingenuo, dissi che scattando in raw non è possibile che la foto non sia ritoccata perché i parametri di sviluppo sono già un ritocco filtrato dall'occhio e dal sentire del fotografo. Risultato: non gli interessò più.

Un mio amico, insegnante in corsi di fotografia, mi ha svelato l'esistenza di PhotoVogue, e del market collegato Art and Commerce, dove è difficile che ti acquistino foto, ma se questo accade, le cifre sono alte. Ecco, ho circa ottantacinque foto su PhotoVogue e una sessantina sul market: zero vendite.

EyeEm

Parallelamente, intorno al 2012, installai EyeEm per usarlo come replacement di Instagram e caricai delle foto fatte col cellulare, poi venne trasformato in market e decisi, senza crederci molto, di caricarne alcune. Dopo circa un anno, vendetti la mia prima foto tramite Getty, dove i fotografi EyeEm hanno un altro sbocco, guadagnando 80 dollari. Mi galvanizzai parecchio.

Sono seguite altre vendite, alcune con guadagni alti, alcune con guadagni bassi. Il prezzo delle immagini in abbonamento era di 2 dollari, sceso di mese in mese ai 6 centesimi di ora. Globalmente ho guadagnato circa 400 euro, con tre o quattro grosse vendite da 60 dollari l'una, non male per delle foto, e tante briciole.

I market sono due: uno interno di EyeEm, che garantisce la metà del prezzo di vendita, l'altro tramite Getty e Alamy, che garantisce la metà del prezzo pagato da Getty. Quello interno è teoricamente migliore, ma in quel modo ho venduto una sola foto. Guardando sul gruppo Facebook dei venditori di EyeEm, ho visto alcuni fotografi che riescono a farci 1000 euro e oltre al mese, tutti i mesi: non male se lo consideri uno dei canali, quindi mi sono ripromesso di studiare a fondo cosa mettono.

Feci un account Shutterstock controvoglia, ci ho caricato sei foto, dopo pochi mesi ho fatto tre vendite, ma nonostante questo non ho più caricato altro, se non ultimamente qualche altra foto, ma penso di essermi giocato la possibilità di salire nel ranking.

ImageBrief

Una delle promesse mancate invece è ImageBrief: una mia foto fu selezionata per un brief da 900 dollari, ero in "finale" contro un'altra foto, ma il sito chiuse i battenti proprio quando stava per scadere la finestra temporale per sceglierla.

Francesco Francesconi

Grazie a Francesco, che vedete nella foto qui sotto.

Il fotografo Francesco Francesconi

Il fotografo Francesco Francesconi

che ha condiviso la sua storia e dato degli ottimi spunti a tutti noi che l’abbiamo ascoltata.

Per quanto riguarda la fotocamera, come sempre succede in questi casi, non c'è una verità. Io ho da sempre la Canon, e per quanto la Sony abbia caratteristiche sulla carta migliori, starei sempre su quella.

Quello che ti dico, è che secondo me tra le due Sony non ci sono le differenze tecniche che giustificano prezzi così diversi tra di loro, quindi prendi la più economica.

Perché EyeEm è una promessa mancata

Commentando invece quello che ti è successo, conosco bene EyeEm, uno dei pochi microstock europei. Due anni fa hanno iniziato a fare una campagna martellante di reclutamento di contributor con le migliori premesse sulla carta. Di fatto, mi confermi anche tu che, nonostante quanto dicessero, hanno svoltato verso gli abbonamenti, come hanno fatto tante altre agenzie, e sono diventati poco più di Pexels.

In generale, io credo che se guardi ai guadagni, il microstock a livello di fotografia ti dia solo soddisfazioni extra economiche. Oramai, parlando con quelli che fanno solo immagini stock, l'80% delle vendite sono da meno di un dollaro.

Perché i fotografi devono passare allo stock footage

Le macchine di cui mi parlavi registrano tutte in 4K, e una singola vendita a quella risoluzione paga invece intorno ai cinquanta dollari.

Con il lockdown c'è stata una richiesta esponenziale di contenuti legati al virus, e non sai quanti nuovi arrivati hanno iniziato a vendere da subito stock footage di:

  • persone con mascherine,
  • mani che si lavavano

e così via.

Senza andare su quel genere di soggetti, che immagino non siano nelle tue corde, come non lo sono nelle mie, anche solo riprendere le città deserte in questo momento, ti dà un contenuto sul quale c'è poca concorrenza e con il quale puoi guadagnare ancora bene, vedi la storia di questo fotografo di Venezia:

https://stockfootage.it/video-spot-barilla-sophia-loren/

Quindi, so bene quanto per i fotografi non sia facile pensare al video, ma riuscire a fare quel passaggio ti dà notevoli vantaggi.

Un nuovo marketplace che vende anche stock

C’è spazio per un’ultima segnalazione. Me la manda Francesco Carniani:

Il fotografo Francesco Carniani

Il fotografo Francesco Carniani

produttore fiorentino.

Ho trovato un nuovo sito che propone stock footage: inamagine.com. È uno spin-off di 123rf. Su quell’agenzia, come vendite, per me è sempre andata bene, quindi ci ho provato, ma non mi hanno accettato:

Dear Francesco,

Thank you for contacting us.

Since 6th April 2020, we have stopped accepting new footage uploads to our site. We are planning to move the footage platform to another site within the Inmagine Ecosystem and only selected few contributors will be invited to be part of this process as well.

To learn more about the Inmagine Ecosystem, please visit www.inmagine.com.

Hope this helps. Do let us know if you need further assistance from us.

Sostanzialmente dice che da un mese non accettano nuovi contributor e che stanno pensando di accettarne solo un numero selezionato. Ma è tutto in corso d’opera, quindi, non si sa se proseguiranno in questa direzione. Il sito, se volete dargli un’occhiata, si chiama inmagine.com.

Essendo io un divulgatore, ho dovuto approfondire la cosa, anche se a volte preferirei passare il mio tempo in altro modo, quindi mi sono registrato per vedere nel dettaglio cosa vendono.

Sostanzialmente, si tratta di un progetto dove lo stock footage è solo una parte del servizio che offrono. Evidentemente non essendoci più, appunto, margini sulla vendita di stock footage, gli imprenditori del web stanno provando a fare soldi con prodotti unici, dove quindi c’è meno concorrenza.

Per esempio, quelli di inmagina.com hanno un software di montaggio automatico. Inserisci minimo tre frasi, io ho fatto una cosa del tipo:

Che bella l’Italia. Quest’estate voglio andare in vacanza. Perché non passare il mio tempo in un Paese magnifico?

Grande copyrighting.

In base a quello che scrivi, l’intelligenza artificiale ti crea un montaggio in automatico con la voce fuori campo, stile Alexa. Nel mio caso erano 14 secondi di video, con due stock footage di Getty tra l’altro, non di 123rf, e una foto.

Imbarazzante la qualità, ma c'è chi si accontenta. Se, a quel punto, avessi voluto scaricarlo senza watermark, avrei dovuto pagare 33 dollari.

Non so se avrà successo questo strumento. Certo che tutte le cose che lavorano in automatico possono far fare un sacco di soldi se si trovano clienti, ma quest'ultima condizione citata non è per niente facile.

Inmagine.com. Se volete dare uno sguardo mi farete sapere i vostri commenti. 

Bene amici, l’ottantottesimo episodio di “vendere foto e video online” termina con questa segnalazione.

Vediamo se da adesso in poi riuscirò ancora ad uscire settimanalmente. La costanza è un’ottima cosa in un mondo di divulgatori improvvisati come quello del web, ma non sono ancora organizzato per essere una macchina da guerra come altri miei colleghi che abitano nell’Inghilterra del Sud.

E come da tradizione, non mi resta altro che ricordarvi che nella vita l’importante non è divertirsi ma essere felici, ciao.

Ok, io ci ho messo un giorno di lavoro per produrre questo contenuto e tu ci impieghi 5 secondi per cliccare su uno dei tre tasti qui sotto, ma più che per questo, perché non condividi la pagina semplicemente per aiutare i tuoi amici appassionati di fotografia a guadagnare?