Shutterstock (diventa contributor registrandoti in questa pagina) è stata per una decina d'anni l'agenzia più amata dai fotografi, perché:
- vendeva più delle altre
- pagava ai produttori delle percentuali, tutto sommato, oneste.
Ho detto "per una decina d'anni", nonostante il microstock sia diventato un business, redditizio per chi ne capisce i meccanismi, fin dall'inizio degli anni 2000.
Per tutto il primo periodo infatti, l'agenzia di riferimento era Istockphoto che, come è successo successivamente a Shutterstock, faceva guadagnare e portava avanti una politica di correttezza nei confronti di coloro che vendevano contenuti nella sua piattaforma.
A un certo punto però, più o meno nel 2011-2012, Istockphoto, come succede a tante Aziende digitali che a un certo punto hanno un'irrefrenabile voglia di monetizzare, il suo consiglio di amministrazione fa due errori:
- inizia ad aumentare troppo i prezzi
- si inventa una struttura di royalty a scaglioni sfavorevole ai contributor
Non essendo quelli di Istockphoto/Getty egemonici quanto lo sono quelli di Facebook/Instagram, che con i loro utenti possono permettersi di fare tutte le sozzerie del mondo (tanto quest'ultimi non hanno concorrenti concreti su cui trasferirsi in massa), Istockphoto comincia a perdere:
- clienti
- contributor
perché in agguato ci sono tante agenzie simili che fanno di tutto per sfruttare le decisioni sbagliate del loro concorrente principale.
Indovinate chi se ne approfitta di più?
Non fidatevi della mia risposta, che avete già capito qual è, ma di questa tabella che mostra le royalty che Shutterstock ha storicamente pagato ai suoi contributor (nel guardarla, concentratevi sul picco negli anni in questione):

Ovviamente, la storia non finisce qui. Perché Shutterstock nel 2020 fa esattamente quello che Istockphoto aveva fatto qualche anno prima:
-
- modifica i prezzi (questa volta verso il basso, puntando sugli abbonamenti low cost)
- rimodula le royalty che paga ai produttori, di fatto abbassandole alla stragrande maggioranza di questi
Da lì in poi perde di simpatia tra fotografi e videomaker.
Quindi, i contributor oggi dividono le loro speranze di guadagnare tra una Shutterstock meno attraente di qualche tempo prima e:
- Adobe Stock
- Pond5
- tutti gli altri microstock
Ma andiamo per ordine.
Perché Shutterstock è diventata Shutterstock
Qualsiasi fotografo che abbia provato a vendere le sue foto (e i suoi video) online nei microstock, ha imparato ad apprezzare Shutterstock come un'agenzia che ha ottime performance di vendita:
- con le foto (stock images)
- con i video (stock footage)
A differenza di altre che vanno forte solo con uno dei due contenuti.
Pond5, per esempio, vende bene solo i video. Altri microstock (praticamente tutti, a parte Adobe Stock, Pond5 e Shutterstock a parte) solo le foto. E poi ci sono quelli che non vendono proprio nulla.
Shutterstock è arrivata dove è arrivata, grazie alla qualità:
- della collezione
- dell'esperienza utente
Il suo sito è tutt'oggi il luogo migliore dove trovare contenuti, come spiego in una guida dedicata proprio a chi le immagini e i filmati li vuole acquistare.
Nella pagina da cui mi state leggendo, invece, cerco di vedere le cose dal punto di vista dei produttori, basandomi sulla mia lunga esperienza personale.
Io dal 2007 sono specializzato in stock footage e Shutterstock è la mia seconda agenzia più redditizia dopo Pond5 (leggi la scheda di Pond5).
A riprova di questo, sotto trovate il mio pannello di controllo:

Quegli oltre 2 mila dollari non pagati sono l'incasso che ho in sospeso perché, per diminuire la burocrazia, rilascio i pagamenti poco di frequente, come insegno a fare nel mio corso, visto che l'improvvisazione, se lo scopo è fare soldi, non è tollerata nel microstock.
Questi invece sono i miei contenuti best seller (l'importo segnato è quanto ho incassato io):

Ovviamente gli incassi non si fermano lì, perché quegli stessi contenuti continuano costantemente a generare guadagni senza che io muova un dito, in quanto, una volta pubblicati, diventano una rendita passiva.
I fotografi italiani non amano il microstock (e il business digitale)
Da persona che prova a spiegare i vantaggi del microstock, che non solo legati agli incassi ma anche al fatto che si tratta di un'ottima palestra per riuscire a guadagnare con internet, ho capito da molto tempo che la mentalità del fotografo medio italiano, anche quello:
- bravo
- con tanti anni di professione alle spalle
non è compatibile con il business digitale.
Vi dimostro che tale scarso apprezzamento è fondato, proprio usando Shutterstock.
Andate nella homepage e digitate:

- Colosseo
nella stringa di ricerca.
Mantenendo l'ordinamento di default, che Shutterstock definisce Immagini Popolari, appaiono le foto che l'agenzia crede siano più facili da vendere.
Questo perché lo scopo di ogni business è guadagnare più soldi possibili, ed essendoci molta concorrenza, se non si fanno vedere ai propri potenziali clienti i contenuti che cercano questi vanno altrove a comprarli.
Lo strumento che i microstock usano per raggiungere questo obiettivo è un algoritmo che analizza:
- quantità di file venduti
- rapporto tra clic e acquisti
- data di caricamento.
ed altri parametri che non dichiara.
Lo scopo finale è, quindi, mettere di fronte agli occhi di chi fa una ricerca i contenuti che verosimilmente quella persona è più predisposta a comprare.
Se un compratore interessato ad acquistare contenuti su Shutterstock scrive Colosseo (Colosseum in inglese) questa è la schermata che gli appare:

Niente di strano fin qui.
L'analisi che mi interessa, la si fa cliccando sulle singole foto. Si arriva quindi su una pagina del genere:

Fate tutte le prove che volete, ma la quantità di nomi italiani in corrispondenza dei produttori è davvero poca. E, sarò uno che pensa male, ma dubito che quelli che appaiono siano degli alias del Mario Rossi di turno.
Sto parlando del Colosseo, cioè del simbolo dell'Italia; situato nella città che è la sede delle principali scuole di:
- cinema
- fotografia del Paese
senza che gli studenti di quelle Istituzioni abbiano mai pensato di contribuire al mercato del microstock per iniziare a guadagnare con il business del futuro, ovvero il digitale. Accecati dalla tipica mentalità che vige nell'ambiente dello spettacolo, ovvero quella di avere successo facendosi qualche amico importante, perché questo un giorno si ricorderà di te.
Il mondo però è cambiato. E da parecchio tempo.
Nella società che viene avanti, fatta di:
- start up
- innovazione
- merito
pensarla ancora da vecchi artisti che si fanno strada con raccomandazioni e amicizie può solo prolungare la propria agonia professionale.
Submit Shutterstock: tutorial di iscrizione
Nel pressuposto, quindi, che:
- non è più la Shutterstock di una volta
- in Italia, oggi, non c'è molta predisposizione al business digitale (ma le cose, dovessi impiegarci tutta la vita, cambieranno)
Provo a insegnare a tutti coloro che hanno capito che non si guadagna più:
- riprendendo cerimonie
- aprendo uno negozio il cui business principale è stampare le foto dei nipoti alle Signore anziane
quante opportunità ci siano nel mondo che viviamo per chi sa riprendere e fotografare oggi.
Si parte dall'iscrizione a Shutterstock.
Per registrarsi bastano 5 minuti e, ovviamente, è tutto gratuito. A proposito: se un'Agenzia vi chiede soldi per vendere i vostri contenuti, si tratta di una fregatura, quindi lasciate perdere.
Quelli che macinano soldi come fa con la farina un mulino nella stagione del raccolto, vale a dire:
- Shutterstock,
- Adobe Stock (visita la pagina da cui puoi iscriverti ad Adobe Stock),
- Pond5 (visita la pagina da cui puoi iscriverti a Pond5),
non vi chiedono nulla. Si trattengono solo una percentuale sulle vostre future vendite.
Collegatevi a submit.shutterstock.com e cliccate il bottone rosso:

- Get Started
Prima cosa importante. In alto a destra, dove adesso c'è scritto English, c'è anche la possibilità di impostare la lingua italiana. Non fatelo, anche se la tentazione è grande.
La lingua del microstock è l'inglese. I traduttori che le agenzie usano, come tutti i traduttori non umani che ci sono adesso, non sono efficaci sulle singole parole (lavorano invece bene sulle frasi).
Quindi, partire con uno strumento che traduce pesca (il frutto) con fishing non è un grande affare.
Nella schermata successiva:

scrivete:
- il vostro nome
- il nome utente che preferite, e che potrebbe essere lo stesso che avete usato su Pond5 e altre agenzie
- la vostra email
- una password.
Mettete il segno di spunta per certificare che avete almeno 18 anni e siete d'accordo con i termini del servizio e con la normativa sulla privacy. Dopo averlo fatto cliccate:
- Next
Riceverete immediatamente una mail con un link:

Se lo cliccate sarete reindirizzati in una pagina dove dovete scrivere il vostro indirizzo.

Dopo averlo fatto, cliccate:
- Next
In questa pagina:

dovete caricare una copia digitale del vostro documento di identità, per proteggere, così dicono loro, le proprietà intellettuali dei produttori e per velocizzare le operazioni di pagamento. Io non posso rifarlo perché ho già un altro account con il mio documento associato.
Da adesso in poi Shuttertock impiega di solito 3 giorni lavorativi per controllare che sia tutto apposto.
Vendere su Shutterstock: tutto quello che c'è da sapere
Guadagnare con il microstock, pur non essendo più tanto facile come quando questo business è nato, serve, oltre che a portare a casa un po' di soldi, anche a capire i meccanismi del business digitale, perché alcune delle cose che determinano le vendite di un produttore di stock images e stock footage sono le stesse che contribuiscono al successo dei negozi che vendono online, delle start up o, più semplicemente, dei siti personali di chi, capendo come è cambiato il mondo, ha chiuso al pubblico l'ufficio e adesso fa tutto da casa grazie al suo sito internet:
- risparmiando sui costi
- guadagnando tempo per la sua vita
Per quanto ci sia molta gente che spera ancora che tutto torni indietro, questo non accadrà mai, nonostante il microstock (vedendo le cose dal punto di vista dei fotografi) sia stato "rovinato" dalla concorrenza estrema.
Quando dico "rovinato" mi riferisco alla possibilità che c'era di portare a casa molto soldi con un minimo sforzo.
Ai tempi d'oro, io, pur non credendoci fino in fondo (il microstock fino al 2013 per me era solo un hobby), nel mio piccolino ci sono riuscito. Dedicando alla produzione, però, solo qualche ora al mese, i miei incassi totali non erano niente più che un, gradito, reddito extra.
Il motivo per cui milioni di persone oggi provano a guadagnare con i loro contenuti è che non ci sono barriere di ingresso per riuscire a farlo. Mettere in vendita foto e video è gratuito. In più, l'attrezzatura che serve per creare può essere molto economica, visto che le agenzie oramai accettano anche contenuti creati con lo smartphone.
La teoria è questa:
tutti possono vendere le proprie foto e i propri video online.
Se però lo si fa male non si guadagna niente.
Se, come tutti i principianti, non si fa nulla per fare in modo che le agenzie mostrino i propri contenuti quando i clienti cercano qualcosa, allora di fatto si sta perdendo solo tempo perché non si riuscirà mai a guadagnare più di 50 euro al mese.
I prezzi
Shutterstock vende stock footage singolarmente a prezzi che vanno:
- dai 79 ai 199 dollari per i video, a seconda della risoluzione
e vende stock images:
- da uno a 10 dollari
Accanto alle vendite singole, ci sono gli abbonamenti, che sono anche il motivo per cui alla fine, a volte, specie dopo la svolta del 2020 di cui parlavo all'inizio, ai contributor, per la vendita di un video arriva solo un dollaro.
A conferma che i bei vecchi tempi, quando bastava poco sforzo per guadagnare parecchio, sono definitivamente andati.
Attenzione:
rimane la possibilità di portare a casa incassi seri
ma non è per niente facile riuscirci.
Perché non è più come una volta
Nel 2009, con una telecamera scassata, peggiore del peggiore degli smartphone odierni, ripresi gli Champs-Elysées da Place de la Concorde.
Per un video di 10 secondi, fatto nemmeno tanto bene, ho guadagnato solo su Pond5 più di 1500 dollari, come testimonia lo screenshot qui sotto:

Vale a dire che, da viaggiatore low cost, con pochi secondi di filmato mi sono ripagato quella vacanza e altre successive.
Oggi non è più così, almeno se create contenuti travel.
Se invece cambiate soggetti, o quanto meno vi portate in viaggio un amico o un'amica per riprenderli davanti a sfondi famosi:
- mentre controllano lo smartphone
- mentre guardano il tablet
- mentre reggono una mappa
quelle cifre che ho appena citato sono (forse) raggiungibili.
Ma vi dirò di più. Non serve nemmeno uscire di casa se si ha una buona idea. Domenico Fornas, uno degli studenti del mio corso, riprendendo il suo braccio ha guadagnato quasi 2 mila euro su Shutterstock (leggi la sua storia).
E non solo con il suo braccio; questi sono gli altri suoi best seller:

Il segreto è la scelta dei soggetti giusti. Per riuscire a farlo, ovviamente:
- l'improvvisazione non paga
- l'esperienza non è sufficiente
Più nel concreto, bisogna usare il Keyword research tool di dropstock.io e i motori di ricerca delle stesse agenzie, a partire da quello dihutterstock che è molto efficace per le foto (per i video, invece, vi consiglio Pond5).
Strategie per vendere di più
A differenza di quanto credono i produttori della domenica, certi che la loro arte sia sufficiente a vendere, e delusi ben presto dall'ingenuità di tale convinzione, su Shutterstock si possono ancora fare tanti soldi. Ma solo se si fanno le cose nel modo giusto, che nel microstock non vuol dire essere solo dei bravi fotografi, ma vuol dire essere anche e, aggiungo io, soprattutto, dei bravi imprenditori.
In questo video, meglio che con le parole, spiego quanto si guadagna su quell'agenzia:
Gli algoritmi
L'indicizzazione è uno dei fattori che più determinano le vendite di un contributor di stock images e stock footage. Ed è anche uno degli elementi più:
- sottovalutati
- odiati
da fotografi e videomaker, visto che è molto noioso studiare il metodo per far apparire più spesso ai compratori i propri contenuti.
Proprio per questa debolezza dei vostri concorrenti, se volete guadagnare, vi conviene investire il vostro tempo per capire come dare più visibilità alle vostre foto e ai vostri video .
Cerco di farvi capire meglio il meccanismo. Un cliente che ha bisogno di una fotografia di New York, per trovarla:
- scrive una parola chiave (query) su Shutterstock (New York)
- gli appaiono migliaia di immagini

Per vendere è fondamentale essere in cima a quella lista, perché nessun compratore avrà mai il tempo di guardare le milioni di foto di New York che Shutterstock ha nella sua collezione.
I motori di ricerca sono sempre fondamentali per avere successo nel web. Questo, però, non significa che chi vi propone i trucchetti magici per fregare l'algoritmo vi stia dando le chiavi del successo. Semplicemente, dovete considerare la descrizione di foto e video importante quanto la realizzazione tecnica.
Dovete vendere i contenuti che cerca il mercato, anziché concentrarvi sui soggetti che vi piace fotografare e riprendere. Se quello che pubblicate piace ai compratori, Shutterstock lo mostrerà più spesso e entrerete in un circolo virtuoso che vi farà guadagnare di più.
Il problema di fondo, è che la SEO (ottimizzazione per i motori di ricerca) è basata in buona parte su delle congetture, e solo marginalmente sulle dichiarazioni che la stessa Shutterstock (o il motore di ricerca di turno) ha rilasciato.
Alla prima categoria (le congetture) appartiene l'idea che la quantità di contenuti invenduti che c'è nel proprio portfolio abbassi l'indicizzazione dell'intera collezione di un produttore. Di conseguenza qualcuno si chiede:
se dopo qualche anno la propria foto o il proprio video rimangono invenduti, conviene cancellarli?
Confesso che in passato io l'ho fatto, perché i file che appartenevano al mio primo periodo da produttore erano:
- brutti
- obsoleti (ho cominciato a caricare video nel 2006, quando ancora c'era la definizione standard, 4/3, mentre oggi c'è il 4k).
Sono però diversi anni che non faccio più una cosa del genere, visto che la perdita di tempo che ne deriva non ripagai i risultati che si ottengono.
Come in tutti business, nel microstock è sempre necessario valutare:
- costi
- guadagni
non solo in termini economici, ma anche di tempo.
Le licenze estese
A proposito di prezzi.
Vi ho già spiegato a che cifre Shutterstock vende i nostri contenuti. Noi, da produttori, guadagniamo una percentuale variabile dal 15 al 40% di quanto pagano i compratori.
Esiste però un'eccezione (ai prezzi, non alle percentuali): le licenze estese, ovvero dei particolari tipi di contratto che Shutterstock vende quando il cliente deve usare:
- stock images
- stock footage
in progetti più grandi di quelli personali. Capiterà così che a noi fotografi e videomaker arrivino royalty anche da 100 dollari a vendita. In un mercato come il microstock che tende a livellare i prezzi verso il basso, non è per niente male quando succede.
Quello che vedete qui sotto è il sommario dei miei incassi mensili:

Concentrandomi sullo stock footage la media a vendita va dai 10 ai 20 dollari, per quanto in alcuni casi i miei video siano stati pagati meno di un dollaro, proprio a causa degli abbonamenti low cost che sono stati lanciati.
Noterete però che in un riga quella cifra sale a 105 dollari. Quella notifica è conseguenza proprio delle licenze estese che, a seconda di come vengono acquistate:
- singolarmente
- in abbonamento.
generano cifre diverse, ma sempre più alte delle vendite regolari. Eccone un esempio:

Lo screenshot qui sopra dovrebbe dare nuova linfa anche alle vostre aspettative di produttori in erba (o di produttori da 20 euro al mese), perché 90 dollari per un time-lapse:
- del Colosseo
- della Torre di Pisa
sono un incasso a cui possono mirare tutti, considerata la facilità con cui si possono riprendere i soggetti in questione.
Come selezionare la licenza editoriale su Shutterstock
Quando riprendete o fotografate qualcosa e in quell'immagine c'è:
- un elemento protetto da copyright
- una persona riconoscibile
se non vi siete fatti firmare una liberatoria, dovete dire all'agenzia che quel contenuto va venduto con la licenza editoriale. Altrimenti sorgono problemi che vi consiglio di non sottovalutare.
Potete approfondire l'argomento comprando il mio corso, dove c'è un video apposito a riguardo, o leggendo questa pagina:
Il contenuto che vedete sotto è l'apoteosi della licenza per uso editoriale usata come scappatoia alle Leggi sul copyright, perché il logo Burger King è il motivo principale della vendita del video e non c'entra nulla con le news, nonostante la stessa licenza per uso editoriale nasca proprio per l'informazione.

Per rispettare le linee guida di Shutterstock in materia, come prima cosa bisogna selezionare il segno di spunta sulla destra, in corrispondenza della voce:
- Editorial use only (vedi screenshot qui sopra).
Poi, e questa è la cosa più fastidiosa, bisogna creare un titolo sul modello di quello che vedete nello screenshot:
- CITTA' - DATA: (chi) (cosa fa)
facendo attenzione ad indicare i tempi verbali al presente. Per vedere le linee guida complete di Shutterstock, se capite l'inglese, vi conviene comunque cliccare qui.
Il vero problema è che se utilizzate i .csv per trasferire le descrizioni che avete precedentemente inserito su Pond5, come vi consiglio di fare visto che si risparmia un sacco di tempo (anche questo lo insegno nel mio corso), allora dovete rifare i titoli manualmente una volta che li avete importati nella pagina di Shutterstock.
Purtroppo è dispendioso, ma non c'è altra strada per vendere.
La stretta di Shutterstock sui contenuti editoriali
Tempo fa ricevetti questa mail da un ascoltatrice del mio podcast:
Io spesso fotografo e vendo come editoriali opere di architetti noti. Oggi Shutterstock mi ha rifiutato delle foto di un'architettura famosa, nello specifico la chiesa di Ronchamp di Le Corbusier, con la seguente motivazione:
" Non-Licensable Content: Due to legal compliance restrictions, we cannot license this content in our collection."
So che c'è la proprietà intellettuale per le opere d'arte e per le architetture, ma avevo capito che questa si poteva superare vendendo i contenuti come editoriali. Altrimenti come sarebbe possibile fotografare le città che sono piene di edifici e monumenti?
Shutterstock, come ogni multinazionale, valuta seriamente il pericolo delle cause legali.
Essendo una materia grigia quella dell'utilizzo dell'immagine di contenuti protetti da copyright, pur solo con la licenza editoriale, ogni tanto le agenzie fanno delle eccezioni alle loro politiche. Shutterstock si comporta in questo modo, per esempio, con i parchi Disney, evitando di accettare i contenuti creati lì, anche solo con la licenza editoriale. Sono delle decisioni prese dalle singole agenzie, perché, tanto per dire, Pond5 invece lo fa.
Alla fine la licenza editoriale è una scappatoia legale usata per vendere foto e video sorpassando le Leggi a tutela:
- del copyright
- della privacy.
A volte però i microstock scelgono di non tenere troppo la posizione.
La stessa Shutterstock, da un po' di tempo a questa parte, ha adottato una politica molto prudente in materia. Considerate che la tutela del copyright, nei nostri ordinamenti, è contrapposta al diritto che tutti i Cittadini hanno di documentare e di informarsi attraverso la fruizione di immagini, la cui diffusione non può essere vincolata all'approvazione di chi detiene il copyright del soggetto ripreso.

Su mio consiglio, si è appellato ai rifiuti, facendo notare che nella loro collezione c'erano decine di foto dello stesso soggetto.
A quel punto Shutterstock gli dà un'ottima risposta dal punto di vista del servizio clienti (sembrava un po' Amazon in questo), ma non risolve la questione principale, limitandosi a sostenere che le Leggi sul copyright e le rivendicazioni cambiano di frequente e quindi c'è la possibilità che, da un certo punto in poi, determinati soggetti non siano più accettati.
C'è però una contraddizione in tali motivazioni.
Se, per esempio, siete al Museo Regina Sofia di Madrid e volete fotografare la “Guernica” di Picasso, non è che potete mettere in vendita lo scatto sostenendo di averlo fatto 50 anni fa, quando la politica sul copyright era diversa.
Tra l'altro, altra contraddizione, su Shutterstock, pur essendo proibita la raffigurazione diretta del quadro, ne trovate copia sotto forma di:
- murales
- francobolli

A testimonianza che la scappatoia, volendo, si trova sempre.
Strategie inutili e dispendiose per vendere di più
Una delle forze della mia divulgazione è il fatto che sono continuamente in contatto con altri produttori. Il microstock è un mercato immenso, che si può interpretare in mille modi, quindi la mia sola esperienza personale non basterebbe mai a spiegare a fotografi e videomaker cosa fare per guadagnare di più.
Il podcast che conduco è una fonte di ispirazione per capire:
- la mentalità
- le esigenze
dei produttori che magari scoprono il microstock proprio grazie a me e ai quali posso dare le dritte giuste grazie al continuo scambio che ho con altri contributor che magari in passato hanno avuto i loro stessi dubbi.
Una delle prime regole che scopri quando professionalizzi la produzione, è che i fotografi che prima di vendere non studiano, ma magari si limitano a credere di aver trovato la formula magica per guadagnare, avranno presto qualche problema che, nell'entusiasmo iniziale, nemmeno prendono in considerazione.
A quel punto intervengo io, cercando di risolverlo con le mie spiegazioni.
Una delle tante domande strane che mi è arrivata negli anni, è questa:
Ho notato che su Shutterstock un abbonamento mensile per il download di 750 foto costa 199€. Per ogni foto che mi comprano io guadagno 0.2821€.
Quindi, se la mia ragazza fa l'abbonamento e scarica 750 foto, io incasserei più di quanto lei paga? Com'è possibile che Shutterstock ci perda?
Semplicemente: non è possibile!
Prima di credere nei trucchetti, bisogna considerare che Shutterstock:
- fattura centinaia di milioni di dollari l'anno
- è quotata alla Borsa di New York.
Quindi errori di valutazione come quelli che suggerisce chi mi ha scritto è impossibile che li faccia, perché altrimenti avrebbe già chiuso.
Shutterstock non paga sempre 0,2821 a foto. Quindi, se un cliente che ha comprato un pacchetto da 199 euro scarica delle foto, i proprietari di quelle foto guadagnano in proporzione.
In generale, lo dico perché leggo questo desiderio tra le righe della domanda:
io non perderei tempo ed energie per inventare trucchi per fregare l'agenzia di turno.
Perché vinceranno sempre loro, visto che:
- pagano gente molto preparata per evitare queste furbate
- i trucchetti, ammesso che ne esistano ancora, funzionano al massimo una volta e poi vengono bloccati da delle contromosse.
Il tasso di accettazione dei contenuti
I tassi di accettazione dei contenuti spediti alle agenzie cambiano e non dipendono solo dalla bravura di fotografi e videomaker. Quindi:
- non bisogna esaltarsi mai per un 100% di video o foto accettati,
- non bisogna deprimersi per uno 0%.
I rifiuti delle agenzie sono tra quegli argomenti sempreverdi dei forum e dei gruppi Facebook sul microstock. Gli stessi spazi web popolati da gente che non vede l'ora di incolpare gli altri della propria incapacità, passando lunghe giornate improduttive a lamentarsi di tutto.
Se si vuole guadagnare, e magari avere la possibilità di fare questo lavoro a tempo pieno, bisogna invece produrre da mattina a sera, e bisogna studiare per capire come migliorare la propria collezione.
Per far capire quanto assurdo sia far dipendere il proprio umore dal tasso di accettazione di quello che si è spedito, dovete considerare che i revisori delle agenzie, Shutterstock compresa, sono delle persone che, come tali, sbagliano o, in generale, non prendono decisioni non contestabili e delle quali loro per primi sono convinti al 100%.
Se caricate una foto e un video che vengono rifiutati, Shutterstock non ha un software per riconoscere i ricaricamenti.
Quindi, se dopo il rifiuto ci riprovate, la volta successiva può essere che quella stessa foto o quello stesso video vengano accettati. E magari poi vendano anche.
Secondo me non è un'ottima strategia fare così ma, se vi fa piacere, seguite pure quella strada.
Burocrazie varie
Diventare produttori di microstock piace a tutti perché si guadagna facendo quello che faremmo anche gratis.
Fino al 2006 io giravo le Capitali Europee con la macchina fotografica al collo, e spesso anche con la telecamera. Le immagini e i video che creavo fino a quel momento non avevano mai generato un solo euro, ma non per questo, nel viaggio successivo, mi sarei mai sognato di lasciare la reflex a casa.
Poi è arrivato il microstock. Inizialmente ho fatto esattamente le stesse cose che facevo prima, fotografando e riprendendo quello che mi piaceva.
Poi, con l'arrivo della concorrenza sempre più agguerrita, ho professionalizzato la produzione, iniziando a concentrarmi non più solo sulla creazione dei contenuti, ma anche sulla parte burocratica, come:
- la scrittura di titoli e parole chiave in un certo modo
- la ricerca dei soggetti più richiesti dal mercato.
Per quanto riguarda quest'ultimi, ahimè, da un certo punto in poi tali soggetti hanno finito di essere quelli che amavo, ovvero le grandi città turistiche, proprio perché tutti amano viaggiare e poter farlo ripagandosi voli e hotel fotografando è il sogno di milioni di persone.
Ecco perché, se oggi scrivo Paris su Shutterstock, mi appaiono

centinaia di migliaia d'immagini, a testimonianza che è diventato difficile guadagnare fotografando e riprendendo le mete turistiche.
Il W8-BEN e le tasse alla fonte
Ma la parte burocratica non finisce qui.
Uno degli argomenti più spinosi per noi contributor sono le tasse. Queste, visto che quello che si incassa con il microstock è un reddito, vanno sempre pagate.
Premesso che vi consiglio di parlarne con un commercialista, che è di sicuro più informato e aggiornato di me in materia, oltre alle tasse nel Paese dove risiedete dovete pagare anche le tasse alla fonte, come spiego in questo video:
Per essere in regola con quest'ultima cosa, Shutterstock vi chiede di compilare un modulo che si chiama W8-BEN (approfondisci in questa pagina del mio sito cos'è).
Nel W8-BEN vanno inseriti i propri dati:
- nome
- cognome
- indirizzo
- codice fiscale
Se si sa cosa fare si impiegano 5 minuti per compilarlo, come spiego nel mio corso.
Se non lo si fa, Shutterstock tassa al 30% tutte le vendite effettuate a clienti registrati negli Stati Uniti, altrimenti la tassa alla fonte è:
- 8% per lo stock footage
- 0% per le foto
Poi quegli importi versati al Governo Americano si possono sottrarre dalle tasse che si pagano in Italia.
Giusto per dimostrare che il mondo globalizzato ha regole incerte: Pond5 è un'Azienda a tutti gli effetti americana ma paga i suoi contributor dall'Irlanda. Quindi non chiede il W-8BEN e di conseguenza non applica nessuna tassa alla fonte.
Da fotografi a videomaker per moltiplicare i guadagni
Spiegate le caratteristiche più interessanti di Shutterstock, c'è un ultimo ragionamento da fare. Se lo scopo della vostra attività nei microstock è guadagnare, e avete intenzione di caricare solo foto, allora state sbagliando tutto, perché con i video si fanno molti più soldi.
E vero che il passaggio non viene naturale alla maggior parte degli amanti delle immagini statiche, ma oggi girare stock footage è più facile di quanto possa sembrare, per una questione di attrezzature, visto che:
- tutte le reflex e mirrorless registrano anche video (non ne parliamo degli smartphone)
- la dinamica dei soggetti che funzionano nei filmati in vendita nei microstock è molto limitata, quindi le regole di composizione dell'inquadratura non sono diverse da quelle che i bravi fotografi conoscono già
Il montaggio video, poi, non è per niente complicato nello stock footage, visto che si tratta solo di tagliare l'inizio e la fine di ogni spezzone, che va pubblicato singolarmente.
- C'è meno concorrenza;
- I prezzi di vendita sono da 10 a 20 volte più alti delle foto.
Poi ci sono delle strategie che bisogna seguire per riuscirci.
La prima è la stessa che si usa per le stock images: assecondare il mercato, ovvero capire che genere di soggetti cercano i compratori. Soggetti, per altro, che sono leggermente diversi da quelli delle fotografie, come dice il Keyword Research tool di dropstock.io.
Ovviamente, visto che i guadagni nel microstock si ottengono non con il singolo contenuto ma con l'intero portfolio, bisogna anche ottimizzare le proprie procedure di produzione per, scusate la semplificazione, produrre più cose in meno tempo.
Accanto a ciò, ci sono altre attività minori da non sottovalutare, perché tutte insieme fanno la differenza.
Una di queste è cambiare il fotogramma di anteprima, facendo attenzione a scegliere quello che meglio rappresenta il soggetto, sopratutto se si tratta di panoramiche.
Quest'ultimo è l'immagine che appare ai potenziali clienti che cercano qualcosa ed è quindi il biglietto da visita del contenuto.
Per farlo, dopo che il proprio video è stato approvato, bisogna loggarsi e andare su:

- Portfolio/Catalog Manager.

- Video.
Poi si clicca sull'anteprima dello stock footage di cui si vuole cambiare il fotogramma, così da far diventare l'immagine nera. Appare la scritta Select:

Cliccando sul simbolo della matita, si entra nella scheda dello stock footage.
Sulla destra, si trova il comando:

- Select video thumbnail.
Cliccandoci sopra:

Le caratteristiche tecniche dei video (stock footage)
Diventare videomaker dopo essere stati fotografi è un passaggio che, se si ha qualcuno che spiega le cose, pur non essendo difficile, può fare la differenza a livello di guadagni.
Una delle cose che gli scettici sul passaggio fanno più fatica a imparare sono le caratteristiche tecniche dei video che si inviano alle agenzie. Per esempio, questa è la mail di un ascoltatore del mio podcast.
Il primo footage di prova caricato mi è stato rifiutato da Shutterstock con questa motivazione:
- Frame Rate / Shutter Speed - Clip exhibits issues related to frame rate or shutter speed.
Questi sono i parametri che ho usato nell'elaborazione con Pinnacle 18:
- .MOV, hd1080
- 12000 Kbit/s
- 25,00 fps (fotogrammi per secondo)
- 16 bit stereo
- 44,1 Hz.
Non ricordo se Shutterstock mi ha chiesto di scegliere PAL / NTSC. Ho il dubbio che la scheda grafica non sia all'altezza e possa perdere dei colpi nell'elaborazione.
Quando succedono queste cose, vista la tecnologia che adottano i computer da diversi anni a questa parte, non è sicuramente mai colpa della scheda grafica, ma delle impostazioni selezionate nel programma di montaggio.
Quindi, inserendo un parametro scorretto, Shutterstock o l'agenzia di turno rifiuta il contenuto.
Per ovviare al problema basta semplicemente sapere le cose e, soprattutto, avere qualcuno che le spiega, se non si ha voglia e tempo di cercarle online.
I parametri indicati sembrano a prima vista corretti, salvo che per il codec che, a dire il vero, l'ascoltatore non ha scritto. Questo, nelle agenzie di microstock, può essere:
- PHOTO jpeg
- H.264.
- Apple Pro Res
Meglio PAL o NTSC?
Per quanto riguarda lo standard televisivo Shutterstock accetta sia PAL che NTSC. Il primo ha 25 fotogrammi al secondo, il secondo 29,97.
Nel creare un video non bisogna mai mescolare i due, della serie:
- girare in NTSC
- esportare in PAL
perché in tal modo si creano problemi di fluidità al filmato.
Attenzione ad una cosa:
sia Pond5 che Shutterstock, e in generale tutte le altre agenzie di microstock, accettano indifferentemente 25 (PAL) e 29,97 (NTSC) fotogrammi al secondo.
Io consiglio però di lavorare a 25, se il proprio portfolio è creato con contenuti girati in Italia, perché l'area geografica dove il contenuto è localizzato rappresenta il principale bacino di clienti del contenuto stesso.
Quindi, i video di Roma, vengono acquistati per la maggior parte in Europa. Di conseguenza conviene crearli in PAL.
I video di New York vengono acquistati per la maggior parte in Nord America, quindi conviene crearli in NTSC.
E, ovviamente, non consiglio di convertire uno standard nell'altro o di fare un doppio caricamento, perché è una perdita di tempo enorme e non ha ripercussioni convenienti sulle vendite.
Abbonamenti low cost e percentuali più basse: la svolta
Il segreto che ha permesso per 10 anni a Shutterstock di essere l'agenzia più amata da fotografi e videomaker è legato a una combinazione di fattori, tre in particolare:
- vendite continue
- percentuali oneste di divisione dei guadagni (una volta pagavano tutti il 30%)
- prezzi medio-alti
Per quanto riguarda il primo elemento, qualcuno mi smentirà, ma dopo le decisioni di abbassare i prezzi e rimodulare le royalty non ci sono stati dei grossi scossoni.
Il problema per i produttori è stato passare a un nuovo sistema di assegnazione delle percentuali di vendita. Sulla carta, rispetto a prima, questo avvantaggia chi vende di più. Di fatto, alzando l'asticella ad un limite oltre il quale il 99,999% dei produttori non riesce ad arrivare, i produttori guadagnano di meno.
Questa è la tabella che spiega quanto spetta a chi produce stock images e stock footage:

All'inizio dell'anno si parte tutti da zero, quindi si guadagna il 15% del prezzo di vendita, ovvero la metà di prima.
Per arrivare al livello precedente, il 30%, per le foto servono almeno 501 vendite e per i video almeno 251.
Gli abbonamenti low cost
Nella primavera 2020, (non so se casualmente) in contemporanea con la rimodulazione delle royalty, Shutterstock ha puntato sugli abbonamenti low cost.
Lo scenario di mercato nel quale questo è avvenuto era quello di un concorrente, Storyblocks (leggi la scheda sull'agenzia) che vende un abbonamento illimitato al costo di 199 dollari l'anno.
Vale a dire che spendendo quella cifra si possono scaricare più di un milione di video della loro collezione. Se lo stock footage contenuto in questa fosse molto scarso, Shutterstock non avrebbe avuto un problema. Visto, però, che non lo è, è corsa ai ripari con un'offerta che tenta di contrastare uno dei suoi concorrenti.
E' vero, Adobe Stock tutt'ora non vende abbonamenti low cost, ma il mercato è libero e le decisioni delle singole agenzie sono senz'altro contestabili, ma ognuno a casa sua fa quello che vuole, e perdere tempo a fare i sindacalisti, come lo fa la Stock Coalition (leggi il loro manifesto) a mio modo di vedere è una perdita di tempo.
Venendo alle cose concrete, questi sono i piani degli abbonamenti di Shutterstock:

Attenzione ad una cosa.
Nello screenshot dei miei incassi mensili, vi avevo mostrato delle royalty da meno di un dollaro per una singola vendita. Prendendo il costo più basso per clip della tabella qui sopra (13.82 euro), e dividendolo per la mia attuale percentuale (30%), l'importo che si ottiene è 4.15 (per altro euro, non dollari).
Perché, quindi, a volte pagano ancora meno?
Perché esistono altri tipi di abbonamento, alcuni un po' meno pubblicizzati e a cui ci si arriva solo se Shutterstock si accorge che si sta uscendo dal sito:

Con questi si può scendere, come nell'esempio qui sopra, a 7,50 euro a clip. Guardando i numeri relativamente a quanto a volte pagano (meno di un dollaro), evidentemente ce ne sono di ancora più economici.
Comunque, gli abbonamenti low cost sono sempre esistiti. La stessa Shuttertock è proprietaria di un'agenzia che vende solo proprio degli abbonamenti low cost per lo scarico di foto e video. Il microstock in questione è Bigstockphoto.
Confesso che, da produttore di filmati divulgativi (visita il mio canale YouTube che parla di come vendere foto e video online), anch'io l'ho acquistato.
Fino a prima che Storyblocks iniziasse a svendere contenuti era l'affare più economico della rete, visto che un abbonamento da 10 stock footage o 10 stock images al giorno per un mese, costava solo 79 euro.
La collezione di Bigstockphoto però è sempre stata estremamente limitata, quindi non ha mai venduto chissà, non influenzando le vendite degli altri microstock. Per la gioia di noi fotografi e videomaker che non amiamo chi (quasi) regala contenuti. Mi piacerebbe poter dire lo stesso di Storyblocks...
Questo è quanto. Abbonamenti low cost e royalty basse permettendo, Shutterstock rimane comunque sempre la Regina del microstock.