Guarda la versione video degli episodi del podcast nel mio canale Youtube.
In questo episodio parlo di:
- Caratteristiche degli abbonamenti che Pond5 propone ai clienti
- Come un business digitale che funziona può finire presto
- Vantaggi e svantaggi di lavorare in un mercato globalizzato
- Quanto più difficile sia fare business da soli (rispetto a fare i dipendenti)
- Vendite di stock footage a meno di un dollaro su Shutterstock
- Partnership tra diversi microstock
- Come usare Microstock.plus e Stocksubmitter.com al meglio
- Pond5 che vuole accordarsi con i produttori delusi da Shutterstock
- Cosa fare con lo stabilizzatore della fotocamera quando si usa il cavalletto
- Vendite di video su Depositphotos.com
- Come scaricare gratis i video e le foto di Shutterstock
Gli abbonamenti che vende Pond5
Guardando l'offerta degli abbonamenti di Pond5, adesso ci sono più di un milione di video nella membership, su ventidue milioni di video totali. La convenienza dell'offerta non è nemmeno delle migliori, visto che vogliono duecento dollari per dieci download, anche se si tratta di foto e non di video.
In quest’ultimo caso, voglio proprio vedere chi userà quell’abbonamento per scaricare solo dieci immagini a quel prezzo, considerato quanto offrono i concorrenti, a partire da Shutterstock. Non ne parliamo delle agenzie che offrono abbonamenti all you can download.
Quindi, anche se l’abbonamento di Pond5 viene ancora usato, è dura che i clienti scarichino molti dei nostri contenuti, ed è ancora più dura considerando che c'è Storyblocks e il suo abbonamento a scarico illimitato per 199 euro l’anno.
Penso che a breve faranno, quelli di Pond5, come Shutterstock. Metteranno tutta la collezione che hanno in abbonamento, con pacchetti crediti, così non ci saranno neppure quei cento euro che dici tu.
Cari amici, questo era un messaggio che mi ha mandato un ascoltatore. Questi ultimi cento euro a cui si riferisce sono il pagamento che mi ha mandato Pond5 lo scorso mese, e sul quale avevamo ragionato io e l’amico ascoltatore in uno scambio epistolare precedente e che non cito.
Come sapete se ascoltate questo podcast, io, oramai quattro anni fa se non sbaglio, sono stato nel gruppo dei primi produttori selezionati per mettere una parte dei loro video in abbonamento su Pond5. Per due anni, solo per quei video, mi hanno mandato 891 dollari fissi al mese.
Poi hanno cambiato il sistema di assegnazione delle royalty, pagando in base al numero di scaricamenti che i video effettivamente ottenevano e sono stato caratterizzato da una lenta e inesorabile discesa, fino agli ultimi cento dollari circa di cui abbiamo appena parlato, a cui ovviamente, si aggiungono le vendite normali.
Il ragionamento pessimista dell’amico è dovuto proprio a questo passaggio che c’è stato nei miei guadagni, quindi:
- da quasi novecento dollari
- a cento
nel giro di due anni.
Questi sono argomenti che vanno trattati con una complessità che non è per i forum, dove si argomenta per slogan, ma che vanno compresi perché sono la base di qualsiasi business digitale, a meno che non troviate giovamento nel passare le notti a raccattare altri produttori insoddisfatti per dialogare a colpi di insulti e desideri di ritorsione.
Da business digitale che funziona a business cotto
Ci tengo ad andare nel dettaglio di quello che ho appena detto, raccontandovi quello che è successo in un business digitale che nulla ha a che vedere con il microstock.
Le suonerie per cellulari
Se nel 2000 avevate un sito che vendeva suonerie per cellulari e studiavate l’ottimizzazione per i motori di ricerca, che era infinitamente più semplice di quanto lo sia oggi, potevate guadagnare decine di migliaia di euro al mese, con l’investimento di 50 euro per l’hosting del sito. Quindi moltiplicavate per migliaia di volte il vostro investimento, cosa che nel mondo offline non succede nemmeno a chi trova un pozzo di petrolio in giardino.
Cosa è successo dopo?
Esattamente quello che sta succedendo, anni dopo, al microstock. Motivo per cui, se vent’anni dopo aprite un sito di suonerie per cellulari, invece non prendete un euro.
Sono intervenute due cose sostanzialmente, e ve ne parlo perché le dinamiche sono le stesse che contraddistinguono anche il microstock:
- l’arrivo della concorrenza;
- l’evoluzione della tecnologia.
Per quanto riguarda la prima, la concorrenza, stiamo parlando di qualcosa che esiste in qualsiasi business, anche non digitale, però nel web è un fenomeno infinitamente più accentuato, essendo un mercato senza barriere all’ingresso.
In altre parole:
se fate i fotografi in maniera tradizionale, i vostri concorrenti, il più delle volte, sono le persone che fanno il vostro stesso lavoro nel comune o al massimo nella provincia dove esercitate la professione. Di norma, sono meno di cento persone.
Se invece vendete immagini su Shutterstock, i vostri concorrenti effettivi sono:
- il milione di altri contributor certificati
- (potenzialmente) i sei miliardi di possessori di smartphone che ci sono nel mondo,
visto che Shutterstock, da anni, accetta anche stock images e stock footage creati con lo smartphone.
Il bello e il brutto di un mercato globale
Quindi, tra voi e il vostro sogno di:
- lavorare dal mare,
- fare gli orari che volete,
- salutare clienti rompiscatole
e vendere immagini online, c’è la concorrenza potenziale di miliardi di persone che, come è successo a voi tempo fa, possono scoprire in qualsiasi momento che, anziché regalare immagini nei social network, le possono vendere.
L’accesso facilitato alla professione di produttore di microstock, ricordatelo, è il fondamento di questo business, anche se nei forum si coltiva il desiderio occulto di escludere gli altri da tale possibilità:
- sindacalizzazione,
- obbligo di ingressi contingentati,
- accettazione solo se si è dei professionisti certificati,
e via dicendo, come già ampiamente raccontato in questo podcast.
Politicamente, queste limitazioni hanno i nomi delle peggiori tirannie, ma visto che a proporle sono una categoria elitaria come i fotografi, allora tanti pensano che sia corretto ragionare in questo mondo.
Quindi, se andate nel vostro pannello di controllo di Shutterstock, scoprirete che la vostra foto è stata acquistata da qualcuno che magari ha un’attività in:
- Giappone,
- Stati Uniti,
- Australia,
e quindi inserisce quella vostra immagine nel suo sito internet, nella pubblicità di qualcosa o, nel caso del footage, in un programma che va in onda chissà dove.
In pratica, vi capita qualcosa che nel mondo offline non vi sarebbe mai successo, e non vi richiede nessun investimento, perché:
- iscrivervi a Shutterstock, a Pond5 o ad Adobe Stock è gratuito
- l’apparecchiatura che serve per fare quella foto o girare quel filmato da vendere ce l’avete già in tasca.
Però, la globalizzazione non ha solo aspetti positivi, perché può anche essere che il vostro concittadino, che dieci anni fa vi avrebbe pagato per fare una foto che gli serviva, oggi quella foto la compri da un contributor vietnamita che vende i suoi scatti sempre su Shutterstock.
Quindi, come con le suonerie dei cellulari, dove quegli smanettoni che guadagnavano cinquantamila euro al mese per fare qualcosa di semplice, ma che gli altri non avevano pensato di fare, dopo un anno hanno visto crollare il loro business, perché in un mondo in cui le notizie viaggiano veloci, in tanti si sono accorti di quanto bello fosse fare altrettanto, anche nel microstock sta succedendo la stessa cosa.
Se non ci fossero le agenzie le foto sarebbero gratis
E il livello della concorrenza si riflette, ovviamente, sul modo di fare business delle agenzie che, credetemi, hanno il merito di tenere i prezzi a un livello che è molto maggiore di quello che sarebbe se la vendita delle immagini fosse effettuata direttamente dai fotografi. In quest’ultimo scenario, sarebbe tutto gratis da un pezzo.
Oltre alla concorrenza, anche la tecnologia
Il secondo motivo per cui un business crolla è di natura tecnologica.
Da una parte, le suonerie dei cellulari che non hanno più senso con l’arrivo degli smartphone, dall’altra, nel microstock, tra le tante cose ci sono gli smartphone che aumentano di qualità e quindi diventano dei sostitutivi delle reflex, facendo aumentare esponenzialmente il numero dei potenziali contributor, o ci sono dei servizi come:
che tolgono, o quantomeno riducono al minimo, l’ultimo ostacolo al caricamento di nuovi contenuti: il tempo e la scocciatura necessari per descriverli.
Fare business non è semplice come fare il dipendente
Quindi, i discorsi delle ultime settimane su Shutterstock che abbassa le commissioni, sono ingenui perché non considerano il presupposto che ho appena raccontato. In uno scenario del genere, o investite i vostri soldi, il vostro tempo e la vostra qualità su contenuti che, per loro natura, sono meno sottoposti a concorrenza, ovvero contenuti che hanno l’asticella d’ingresso molto alta, come i soggetti lifestyle, cioè foto fatte con persone che fanno cose:
- intervistatore e intervistato in un colloquio di lavoro,
- l’artigiano che insegna all’apprendista come si fa il formaggio,
- la classe di bambini con la maestra che spiega qualcosa.
Per creare queste immagini stock e questo stock footage avete bisogno di
- ingaggiare i modelli
- saperne su come si illumina una scena,
quindi passate in un secondo da un milione di concorrenti certificati e miliardi di concorrenti potenziali pronti a vendere i loro contenuti a un clic di distanza dai vostri, all’avere un prodotto che solo poche migliaia di persone al mondo sanno creare con la stessa qualità.
Scegliete voi se ne vale la pena, perché il microstock è il lavoro più bello del mondo, ma non è un diritto.
E quando prendete le vostre decisioni non fatelo nell’ignoranza di non sapere le cose che ho appena spiegato, comportandovi come gli operai di Mirafiori degli anni Settanta quando non gli aumentavano la busta paga. Loro facevano bene a scioperare, non voi che vi muovete in uno scenario completamente diverso.
Le avevate considerate queste cose?
Io sì, tanto tempo fa. È per quello che mi sono fatto il mazzo per anni per guadagnarmi il presupposto per vendere senza le agenzie in una nicchia di contenuti non accessibile facilmente agli altri.
Per riuscirci cosa ho fatto?
- Ho aperto una discussione in un forum?
- Ho commentato il video di qualcun altro?
No, ho lavorato mesi senza stipendio e senza la garanzia che un giorno quel lavoro avrebbe dato i suoi frutti.
Siete pronti a fare lo stesso anziché lamentarvi?
Ricordate che se non vendete, i casi sono due:
- o non siate capaci di fotografare e riprendere,
- o state facendo gli stessi errori di quel commerciante che non vede più clienti entrargli nel negozio, sente al TG che Amazon fa miliardi vendendo online, e si decide a vendere online anche lui.
Come succede sempre, appalta solo la creazione del sito, non considerando che, dopo che il sito è online, c’è anche bisogno che gente interessata ad acquistare lo visiti se vuole vendere, perché tanto negli anni Settanta bastava aprire il negozio perché i clienti entrassero.
Di conseguenza, non vende nulla e allora pensa che gli e-commerce siano una fregatura per colpa di:
- Google,
- Facebook,
- Soros
e via dicendo.
Tranquilli, non è lui che non ha studiato come fare o che non ha pagato le persone valide che lo facessero per lui. Sempre colpa degli altri è.
Nessuno sano di mente si sognerebbe di fare un qualsiasi mestiere senza qualcuno che gli spieghi come fare, se però il business è su internet, che viene ancora percepita dall’uomo medio come un passatempo per ragazzini, allora bisogna ottenere risultati dal primo giorno e senza sforzo, altrimenti è colpa di qualcun altro.
Vi ricorda qualcosa questo scenario?
Aggiornamenti su Shutterstock
Parliamo di Shutterstock con un paio di messaggi.
Il primo è di un amico produttore che non ha piacere che io citi il suo nome, come è assolutamente comprensibile che sia, e che, pur essendo italiano, abita da qualche parte nel continente americano, visto che, oramai, la maggior parte di quelli che mi seguono sono italiani che vivono all’estero, probabilmente per il solito discorso della fuga dei cervelli.
Questo il suo messaggio:
Ciao Daniele,
ti invio per conoscenza uno screenshot dove puoi vedere il compenso accreditatomi oggi per un video in HD fatto con il drone, il cui prezzo che mi è stato pagato è stato di 77 centesimi di dollaro.
Lo stesso video è stato venduto undici volte, tra Shutterstock e Pond5, ai prezzi che ti indico nelle foto allegate ed è stato anche utilizzato in una trasmissione televisiva di viaggi, poiché rappresenta un luogo dove piove sempre e giornate di sole come quella, in un anno, si contano sulla punta delle dita di una mano.
Non capisco perché sia stato distribuito – chissà se è vero – in altri canali che lo svendono. Possono raccontarci quello che vogliono, visto che non citano nemmeno il nome del canale su cui l'hanno venduto.
Come vedi su Pond5 è stato venduto due volte, a conferma che non è una ciofeca.
Quindi non lo ritengo un prodotto da vendere a questi prezzi. E sto valutando se togliere tutti i contenuti da Shutterstock, che sono più di quattromila, perché svaluta gli stessi prodotti che sto vendendo a prezzi più alti su altri microstock.
Per me resta comunque una grande passione vendere foto e video online, visto che oltretutto ho la fortuna (virus a parte) di viaggiare in continuazione e amo da sempre la fotografia e i video, quindi per questo continuerò comunque a dedicarmi al microstock.
Ti allego una risposta che mi ha dato Shutterstock dopo che gli ho scritto per chiedere spiegazioni, l’ho già tradotta in italiano a beneficio degli altri ascoltatori del podcast:
Ciao
Comprendo la tua preoccupazione per la nuova struttura di guadagno.
Era giunto il momento per Shutterstock di sconvolgere il mercato per soddisfare le esigenze di una base di clienti in crescita che si affida a maggiori volumi di contenuti video di alta qualità per le loro esigenze di produzione. Per rimanere competitivi nel mercato dei contenuti video, dobbiamo offrire contenuti ad alta risoluzione all'interno di un piano che offra risparmi ai clienti. Sebbene il prezzo per unità sia inferiore all'interno di un piano di abbonamento, i clienti in abbonamento scaricheranno più clip, generando più pagamenti.
Sei stato selezionato tra gli altri collaboratori del metraggio per partecipare a questo nuovo programma a licenza limitata in cui le clip non ancora scoperte ti daranno l'opportunità di guadagnare di più. Questi guadagni sono generati dai download su un nuovo mercato di filmati che raggiunge un pubblico di milioni di persone che non hanno mai acquistato filmati di repertorio tradizionali prima. Questi clienti disporranno di una licenza molto limitata per utilizzare i filmati; le clip saranno concesse in licenza per l'uso su un'unica piattaforma per produrre contenuti digitali in forma abbreviata.
Poiché la licenza è molto limitata, i guadagni del 30% sono inferiori a quelli a cui sei abituato a ricevere dalla raccolta di Shutterstock di base. Queste clip sono ancora disponibili per le licenze su Shutterstock.com, quindi questo reddito aggiuntivo è incrementale rispetto al valore che le tue clip possono guadagnare su Shutterstock.com con le licenze più ampie concesse dal nostro sito web.
Sebbene la funzionalità del nostro sito non supporti la possibilità di rinunciare a questo programma di licenza limitata, riteniamo che questa sia un'opportunità per offrirti nuovi guadagni incrementali.
Se hai altri dubbi, non esitare a contattarci in qualsiasi momento.
Questo era il messaggio di Shutterstock, e l’amico chiude il suo intervento chiedendomi:
tu ne eri al corrente?
Io ne ero al corrente, anche perché ne ho parlato nello scorso podcast, citando le partnership che Shutterstock ha fatto.
https://stockfootage.it/guadagnare-foto-mangiando-gelato/
Intanto, comunque, grazie per la condivisione amico caro. Non è da tutti perdere tempo per dare preziose informazioni agli altri produttori, sappiatelo voi che silenziosamente ascoltate il podcast e vi tenete tutti i segreti.
Perché i produttori si lamentano delle cose sbagliate, e non di quelle per cui vale la pena combattere
Ciò dimostra che l’argomento su cui gli amici che affollano i forum si soffermano non è quello giusto. Ovvero:
ok, due mesi fa Shutterstock ha diminuito le percentuali che paga ai contributor.
Almeno nel 99,9% dei casi è andata così, anche se avendolo fatto in maniera furba, loro sostengono che i contributor migliori, invece, le percentuali le abbiano viste alzarsi, cosa che di fatto è talmente rara da non essere statisticamente rilevante.
Ma se parliamo di cose che potrebbero farvi arrabbiare, ci sono soprattutto quelle due partnership che citavo nell’episodio precedente e che sono passate inosservate nonostante generino situazioni come questa. O meglio, i produttori se ne stanno accorgendo, ma nessuno di loro al momento del lancio di tali accordi se n’è accorto.
Shutterstock ha preparato una bella mail da spedire a chi si lamenta. Sembra un po’ Amazon per la qualità della risposta, nel senso che hanno ingaggiato gente molto capace a scrivere.
Le partnership tra microstock
Il mio giudizio è che le partnership vadano benissimo, ne parlavo anche nel mio libro relativamente a quello che fece Fotolia tanti anni fa, ma solo se sono fatte con i giusti criteri, e visto che queste partnership vengono fatte a un prezzo che Shutterstock decide, e che può anche essere sbagliato perché troppo basso, potrebbero non essere così convenienti per noi produttori.
In più, la cosa non mi piace tantissimo, perché altre agenzie avevano fatto accordi simili in passato, ma lasciando la libertà di aderire ai contributor.
Shutterstock invece dice:
o così o te ne vai
Legalmente corretto, ma criticabile. Qui si conclude la mia polemica.
Il cambio di commissioni di Shutterstock non modifica i guadagni
Il secondo messaggio è migliore, anche se, a dire il vero, a quella parte arrabbiata di ascoltatori che spera che agli altri vada male perché a loro pure va male, farà un po’ girare le scatole.
Lo scrive una vecchia conoscenza del podcast che si chiama Alessandro Grandini:
Giusto un piccolo aggiornamento statistico, direi che il cambio di commissioni di Shutterstock non mi ha modificato i guadagni. Sono circa due mesi e mezzo che non carico contenuti e i guadagni sono rimasti praticamente costanti.
Grazie Alessandro, il grafico lo potete vedere nella versione YouTube dell’episodio, nonché nel testo del podcast che trovate nel sito. Parliamo di un aumento leggero delle vendite negli ultimi tre mesi.
Se posso riassumere una sensazione, tanti stanno vivendo statistiche analoghe in questo periodo, anche se lo spunto a scrivermi spesso è causato da un crollo delle vendite. Come succede nelle elezioni ultimamente, i numeri veri li porta la maggioranza silenziosa.
Microstock.plus e Stocksubmitter.com
Voltiamo pagina. Come sapete, per guadagnare vendendo foto e video online non serve essere dei perfezionisti a livello tecnico. Quello serve per fare i fotografi e i videomaker professionalmente in altri settori. Serve fare cose meno piacevoli per noi artisti, come scegliere i soggetti più in linea con il mercato o descrivere i contenuti nel modo giusto.
Per fare quest’ultima cosa esistono due strumenti fondamentali, che fanno risparmiare un sacco di tempo e di conseguenza aumentano i guadagni, come spiego bene in un esempio concreto che trovate nel mio libro e che dimostra come l’implementazione di uno strumento, che è gratuito nella versione base o costa pochi euro nelle versioni che permettono la descrizione di centinaia di contenuti al mese, possa cambiare tutto a livello di guadagni per il meccanismo della scalabilità.
Detto questo, arriva una guida molto interessante da parte di un produttore che, questi strumenti, che si chiamano Stocksubmitter per Windows e Microstock Plus per Mac, li usa.
Ve la leggo, ricordandovi che chi mette a frutto quello che viene detto, può far svoltare a livello di guadagni il suo lavoro di creatore di contenuti per i microstock, molto di più dell’arrivo della prossima fotocamera di Canon o Nikon con chissà quale funzione, che per questo lavoro non cambia nulla.
Si parte da un’affermazione parzialmente errata che avevo fatto in uno dei precedenti episodi, ovvero:
“Entrambi gli strumenti, Stocksubmitter e Microstock Plus, oltre a velocizzare il processo di compilazione delle schede tecniche, sono utili anche a chi ha problemi di banda internet perché, nell’ipotesi vogliate caricare su tutte le trenta agenzie che prevedono, non dovete inviare le immagini trenta volte, ma una sola, lasciando ai server dello strumento l’onere di inoltrarle ai vari microstock."
L’amico Ruggero Piccoli, mi segnala invece che:
Questo vale solo per Microstock Plus. Stocksubmitter le ricarica una volta per ogni agenzia.
Mi fa davvero piacere essere corretto quando dico delle cose sbagliate, come è successo in questo caso. Non sono per niente permaloso, altrimenti starei ancora a scrivere “daccordo” tutto attaccato, come feci in un tema in seconda ragioneria, prima che l’ottimo mio professore di italiano mi correggesse.
Continua l’amico Ruggero:
Microstock Plus ogni tanto si incanta. Si vede che è un servizio cloud giovane.
Il loro completamento automatico non mi piace per niente, troppo generico – evidentemente la loro intelligenza artificiale non è ancora addestrata bene. Inserendo immagini di luoghi famosi non li ha azzeccati, ma ho provato mesi fa.
Inoltre, ad oggi non consente l'invio ad un FTP generico, ma solo alle agenzie in lista. In compenso, il supporto tecnico è veloce.
Microstock Plus offre il backup in cloud a dieci euro a terabyte al mese, cioè centoventi euro l'anno. Quindi è uno storage costoso, ma quando aggiungi una nuova agenzia hai già i file pronti per l'invio. Se un’agenzia ha dei limiti di caricamento, tu metti tutti in coda i contenuti che vuoi mandare e Microstock Plus si arrangia a mandare un nuovo lotto di file appena si resettano i limiti.
Purtroppo, però, non puoi condividere i file nel tuo storage su Microstock Plus con terzi mandando un link. Questo è un limite, perché se vuoi far fare a un freelance che assumi su Fiverr un video promo per YouTube per generare traffico, non puoi mandargli il link alla cartella, ma devi condividere quei file da un altro cloud.
Non puoi nemmeno riscaricarti i file una volta caricati, come invece succede in un qualsiasi storage, a cominciare da Dropbox.
Ho già fatto notare tutti questi limiti agli sviluppatori di Microstock Plus e hanno detto che li risolveranno, ma non si sa quando.
Infine, Microstock Plus ha una perla bellissima, in senso ironico: rinomina i file con un codice alfanumerico quando li carica. Per cui tu in Pond5 non vedi il nome dei file che avevi dato in origine, ma quello nuovo di Microstock Plus. Quindi, se vuoi capire che file era o se scarichi il csv di Pond5, poi ti ritrovi altri nomi.
Devi scaricare il csv di Microstock Plus con i suoi id e i tuoi nomi e cercarli. Sono quelle robe che fanno salire la cattiveria.
A me hanno dato l'impressione di essere in due o tre programmatori che ci stanno lavorando. Grande merito che lo stanno facendo senza stare sul divano ad aspettare il Reddito di Cittadinanza, che dubito esista in Russia.
Per concludere: questo servizio cloud risolve tanti problemi, ma è ancora parecchio acerbo.
Grazie infinite a Ruggero Piccoli, informazioni utilissime, per i motivi che ho detto prima di leggere il suo messaggio.
Se c’è qualche amico russo all’ascolto, ci farà sapere se Putin ha qualcosa di simile al Reddito di Cittadinanza. Non credo sinceramente, ed è anche il motivo per cui servizi del genere se li inventano sempre da quelle parti.
La stock coalition e l'invito di Pond5
Voltiamo pagina con un’ottima notizia. Nello scorso episodio che, tra parentesi, durava ben 42 minuti nella versione podcast e 43 nella versione YouTube, e mi ha impiegato quasi due giorni di lavoro per essere realizzato, abbiamo parlato della Stock Coalition, un’associazione di produttori nata in contrasto con le politiche poco amichevoli nei confronti di fotografi e videomaker.
Ebbene, sembra che sia successo l’impossibile. Pond5 si è candidata per essere l’agenzia di riferimento di questa coalition, promettendo delle iniziative, molto generiche a dire il vero, a sostegno della professionalità dei produttori.
Direte voi:
quindi esiste una giustizia!
Se guardate al risultato che si sta delineando forse sì, in realtà sono furbetti, perché della giustizia non gliene frega niente, ma vogliono solo espandere la loro collezione foto che adesso è dieci anni indietro rispetto a Shutterstock.
Sapete che sono una persona molto concreta, quindi se questo atteggiamento può aiutare i produttori a guadagnare di più, allora viva Pond5, ma non c’è nessun idealismo dietro.
Trovate in questa pagina la lettera di Greg Andreacchi di Pond5 alla coalition. Se siete dei super fan del podcast non è la prima volta che cito Greg Andreacchi, di cui ho parlato già ai tempi della membership per uno scambio epistolare avuto con lui sull’argomento membership appunto.
Tendenzialmente, il bello di Pond5 è che se scrivi, riesci ancora a parlare con le persone che decidono. Se scrivete a Shutterstock invece, ti rimbalzano a qualche freelancer nel sud-est asiatico che vi dà risposte copiando e incollando dal manuale.
Ma noi non ci facciamo rovinare la giornata da certi atteggiamenti, giusto?
Lo stabilizzatore della macchina quando si usa il cavalletto
In una delle tue lezioni del corso specifichi che, una volta messa la reflex sul cavalletto, vada disattivato lo stabilizzatore. Per quale motivo?
Considera che sono il classico fotografo della domenica, quello che usava praticamente solo le funzioni automatiche, e che solo da tre anni, quasi per caso dopo la vendita di una foto per ben due volte a 38.09$ su EyeEm.com, ho scoperto il mondo del microstock ed ora, grazie alle tue guide, mi sto avventurando nell'uso manuale della reflex e nella produzione di video e time-lapse.
Se metti la reflex sul cavalletto senza disattivare lo stabilizzatore, questo può venire
ingannato e, paradossalmente, causare nelle foto o nel video che crei delle vibrazioni. Te lo dico con certezza perché io ho una Canon, quindi con lo stabilizzatore nell'obiettivo e non nel corpo macchina, e sia nelle sequenze di foto nei time-lapse, sia nelle panoramiche dei video real time si vedeva un dondolio fastidioso, che poi ho eliminato disattivando lo stabilizzatore.
In realtà, un po' rimane nelle sequenze time-lapse, ma con After Effects, salvo situazioni limite, si riesce sempre ad eliminarlo.
Stock footage di animali della Savana
Durante un safari in Kenya ho ripreso degli animali. Non sono certo ai livelli di National Geographic ma comunque ritengo le riprese valide.
Secondo te venderanno bene?
Temo che gli animali del Kenya non siano molto richiesti dai compratori di microstock, ma mi farai sapere tu perché ho poca esperienza a riguardo. Paradossalmente, riprendendo allo zoo, ho guadagnato molto di più con un asino che con i vari leoni, leopardi, canguri ecc.
Depositphoto per lo stock footage
Ho delle foto su Depositphotos che mi hanno fatto guadagnare qualcosina. Pensi che su questa piattaforma i footage possano avere successo?
Io ho spedito un migliaio di clip qualche anno fa a Depositphotos. Avrò venduto contenuti per duecento dollari in tutto, quindi ho mollato subito perché i risultati non valevano la pena, secondo i miei standard di professionista.
Ti conviene usare stocksubmitter.com per testare un po' di agenzie e vedere se la nicchia di soggetti che produci è particolarmente apprezzata da delle agenzie diverse dalle solite.
Meglio lo slow motion o il time-lapse?
Secondo te vende maggiormente lo slow motion o il time-lapse?
Dire se vende di più lo slow motion o il time-lapse è difficile, parlando in termini generali.
Innanzitutto, ci sono soggetti buoni per l’uno e altri buoni per l'altro. In linea di massima, con lo slow motion devi riprendere le cose molto veloci, e con il time-lapse le cose molto lente.
Visto che il primo richiede attrezzatura costosa, almeno se lavori a più di cento fotogrammi al secondo e in 4K, c'è meno materiale pubblicato, di conseguenza meno concorrenza e quindi, per la legge della domanda e dell'offerta, hai più possibilità di guadagnare.
Shutterstock e la pirateria
A proposito di argomenti di cui non abbiamo mai parlato ultimamente, parliamo di un’agenzia che molti di voi non conoscono… Shutterstock.
A chi mi sta maledicendo, però premetto che per una volta non è colpa loro.
Mi segnala un ascoltatore una cosa che non vi farà piacere:
Ciao Daniele. Ho trovato questi siti dai quali si può scaricare gratis tutto quello che si trova sugli stocks.
Seguivano i link, che fanno riferimento soprattutto a Shutterstock. Io non li metto nel testo del podcast, dove invece trovate tutto quello che ho detto nel resto dell’episodio, perché altrimenti sarebbero un ulteriore modo per diffondere pratiche illegali a scapito di tutti i produttori.
Però, se mi volete contattare privatamente, per segnalarli a Google e alle agenzie in modo che smettano di diffonderli, ve li do volentieri.
Continuo con la mail dell’amico.
Arrivarci non è per niente difficile, perché l’ho fatto con una ricerca semplice, casuale, fatta su Google, cercando “how to download video from shutterstock for free”
Ho provato a fare il download di una foto da uno dei siti elencati e il file pesa poco più di un mega, ma ci si riesce.
Un aspetto che incoraggia la pirateria dei contenuti è la formula dello scaricamento in abbonamento.
Alcune formule permettono di scaricare un numero illimitato di foto e video. In questo modo, permettono a gente disonesta di crearsi un database di immagini e video in alta risoluzione da mettere a disposizione gratuitamente su portali che cambiano dominio ogni giorno e segnalano il nuovo dominio ogni volta sul social di turno, che può essere Telegram, Facebook o qualsiasi altro.
Come succede con film e serie TV. Hai voglia a oscurare un sito.
Non li beccano mai perché risiedono su server di Paesi che non hanno regole. O peggio, caricano tutti i contenuti su un cloud – ce ne sono centinaia al di fuori dei soliti che conosciamo – e chiedono un pagamento mensile irrisorio per accedere a download illimitati ad altissima velocità. È come pretendere di fermare l'oceano con una mano.
Mail che ci mette di fronte ad un problema non da poco.
In principio furono gli abbonamenti all you can download
Venendo a quest’ultima parte del messaggio, per quanto riguarda i siti come Storyblocks, che consentono lo scaricamento illimitato di contenuti, come sapete è da quando sono nati che sconsiglio ai produttori di caricare footage lì.
Purtroppo, guardando la loro collezione, non tanto per le foto, ma per i video, aggiungono continuamente nuovo materiale, e quindi moltissimi produttori non capiscono il meccanismo che l’amico ha spiegato e, per pochi centesimi, si svendono e svalutano il lavoro di tutti.
Per quanto riguarda invece la prima parte della mail, sono stato combattuto dal citare ed elencare quei link. Ripeto, potete chiedermeli privatamente per segnalarli a Shutterstock, che ha tutto l'interesse economico a farli sparire, per i motivi che dicevamo prima relativamente alla lettera di Pond5. Quindi non per idealismo, ma per pura convenienza economica.
E con questa constatazione, certifico che anche il novantaquattresimo episodio di “vendere foto e video online” finisce qui, e io vi ricordo che nella vita l’importante non è divertirsi ma essere felici.

Ok, io ci ho messo un giorno di lavoro per produrre questo contenuto e tu ci impieghi 5 secondi per cliccare su uno dei tre tasti qui sotto, ma più che per questo, perché non condividi la pagina semplicemente per aiutare i tuoi amici appassionati di fotografia a guadagnare?