Oltre ai podcast faccio anche video. Ne ho creati 4 per insegnare a chi scopre il microstock come iniziare a vendere foto e video online: posso mandarteli?
In questo episodio parlo di:
- Prime vendite di un produttore
- La model release di Shutterstock
- Quanto guadagna un produttore dopo due anni
- L'uso del cavalletto su suolo pubblico
- I guadagni del microstock di un fotografo professionista
- Perché Adobe Stock può pagare 113 euro una singola vendita
- Micorstock+ e Everypixel DAM
- Le scarse vendite di Istockphoto
Mi scrive Antonio Li Piani, il:
- produttore,
- visitatore del sito,
- ascoltatore del podcast
di lunga data. Io apprezzo molto chi ha cominciato a seguirmi quando eravamo 4 gatti e che, dopo oramai 4 anni, continua a farlo. Tanti invece, a differenza sua, si stufano dopo qualche mese. Il motivo è sempre lo stesso: credere nelle formule magiche per fare i soldi, che, come non mi stancherò mai di ripetere, è quanto di più lontano dalla realtà esista.
Primi risultati di vendita e model release di Shutterstock
Ciao Daniele,
tempo fa mi chiedevi come andassero le vendite di video e ti avevo risposto che era tutto fermo. Beh, a fine dello scorso mese si è smosso qualcosa: ho venduto due video e mi sono ripagato abbondantemente l’acquisto del tuo corso (scopri di cosa si tratta). Grazie!!!
Avevo caricato circa 30 video e mi ero fermato perché non vedevo risultati (continuando solo a caricare foto come al solito). Dopo la vendita però, in poco più di due settimane, ho aggiunto altri 51 video e continuo a caricare costantemente due/tre video al giorno.
Mi sono dato da fare e ho ripreso diverse scene creando un buon bussolotto a cui attingere ogni giorno.
Vedremo fra qualche settimana se raccoglierò i frutti.
Ho sentito, come sempre, nell’ultimo podcast il lettore/ascoltatore che si lamentava della Model Release Required di SS. Ti volevo dire che ha ragione: qualcosa è cambiato e in peggio. Ho scattato con una modella al centro di Roma e ovviamente ho mandato le foto con la liberatoria allegata, la solita liberatoria universale, già collaudata, che mando ad altre agenzie.
Beh, ho dovuto faticare non poco aprendo diversi ticket affinché fosse accettata. Dopo l’ennesimo tentativo e al 100esimo ticket, chiedendo di parlare con un senior che mi indicasse dove fosse l’errore, hanno accettato la mia liberatoria … mah.
Grazie, Antonio, amico mio. Quindi il nostro gentile ascoltatore ci ha dato due notizie:
- La prima è che, se si considera il microstock una maratona e non i 100 metri, alla fine i risultati arrivano sempre.
- La seconda è che Shutterstock un po' alla volta sta alzando l'asticella della burocrazia.
Come ben sapete se mi ascoltate, a differenza di Pond5 e altri concorrenti che sono molto disinteressati alle eventuali cause giudiziarie derivanti da problemi di licenza, Shutterstock è sempre stata molto puntigliosa sull'argomento. Provate a caricare foto e video di un Parco Disney, se non ci credete.
E adesso sta chiudendo le maglie della tolleranza anche sulle liberatorie; solo che lo sta facendo nel modo sbagliando, perché anziché decidere delle regole chiare e imporle, fa tutto senza spiegare ai produttori come comportarsi, e questo crea molta incertezza che non è mai cosa buona.
E con questa notizia dolce amara, la musica sale perché è il momento di lanciare la sigla.
La storia di un produttore che (dopo due anni) guadagna vendendo stock footage
Cari amici, ho pubblicato una storia molto interessante nel sito (leggi la storia di Domenico Fornas). In realtà è una storia sotto forma di diario, che quindi aggiorno costantemente, a mano a mano che le vicende di un produttore, che si chiama Domenico Fornas, proseguono.
Si tratta, lo dico con molta fierezza, di un giovane che ha scoperto il microstock grazie:
- al mio sito,
- al mio corso.
Ma più che parlarvi di me, vi parlerei di lui, perché ci sono notevoli spunti che potete prendere da quello che ha fatto. Non necessariamente tutti sfavillanti, a cominciare dal fatto che ha dovuto aspettare sei mesi per vendere il suo primo video, ma oggi, a due anni dall'inizio della produzione, porta a casa 1100 euro al mese, che non sono sicuramente tanti, ma considerato che si tratta di un percorso, e che la crescita è costante, fanno ben sperare.
Nella sua storia c'è:
- un'analisi pratica dei contenuti che vendono, così come di quelli che non vendono,
- delle attrezzature che usa – non solo una macchina fotografica, ma anche un drone e un gimbal
- parla delle procedure di lavoro utilizzate che, insieme alla conoscenza dei soggetti richiesti dai compratori, sono quelle che più determinano i guadagni.
Come sempre succede, non ci sono formule magiche per il successo, ma solo:
- studio,
- sacrificio.
Ovviamente, in quanto storia piena di ispirazione e spunti interessanti, io l'ho linkata alle migliaia di iscritti alla mia newsletter, visto che si tratta di persone che volontariamente mi hanno dato la loro email perché gli mandassi informazioni del genere.
Il successo degli altri genera invidia
Il giorno dopo mi arriva questo fantastico messaggio:
Grazie, ma anziché continuare a magnificare sogni di rendite improbabili, magari stando sotto l'ombrellone, perché non parliamo un po' dei problemi di trasparenza, legalità, algoritmi, strategie che ci sono con i Microstock, evitando di descriverli soltanto come un mondo al quale ci dobbiamo adeguare?
Ricordate che una volta parlavo in questo podcast di una pagina Facebook. Ora è un po' che non lo faccio più, perché non ho nemmeno tempo di andare a vedere cosa scrivono per prenderli un po' in giro. Evidentemente tanti di loro non possono fare a meno di me, quindi vengono a cercarmi sul mio sito.
Comunque, io ho risposto sperando, forse ingenuamente, che questa mail fosse indirizzata a qualcun altro:
Scusami, ma credo ci sia un malinteso. Io, nelle centinaia di pagine che ci sono nel mio sito, non ho mai parlato di gente che se ne sta sotto l'ombrellone e guadagna.
Se leggi la storia che ti ho linkato nella mail a cui mi hai risposto, si tratta di una persona che ha semplicemente lavorato duro e studiato per ottenere quello che ha, e che è solo all'inizio di un percorso.
A quel punto spero che sia finita lì, vista la figuraccia del commentatore, che, evidentemente, si era limitato a leggere soltanto il titolo della storia. E invece:
Diciamo che giustamente tu tiri l'acqua al tuo mulino, raccontando casi "molto positivi" che fanno marketing, per sviluppare il tuo business.
Io invece ho esigenza di capire altre cose su funzionamento e strategie dei marketplace e sui miei diritti, soprattutto come trasparenza.
Perché non affronti una volta il tema della veridicità delle vendite? Cosa combinano con le nostre foto?
Ma sarebbero temi che danneggiano il tuo modello positivo e creerebbero dubbi nella tua potenziale clientela. È un peccato perché ci sarebbero molti temi importanti da sapere.
Amico mio. Io insegno, lo leggi fin dalla prima pagina del mio sito, a vendere foto e video online. Per farlo, devo
- raccontare le storie di chi ce l'ha fatta
- pregandolo di condividere le sue strategie.
Se c'è una persona come Domenico Fornas che, partendo da zero e senza nessuna esperienza professionale di fotografia e ripresa video, ottiene dei guadagni significativi, chiaramente sono tenuto a raccontare la sua storia.
In questo modo è possibile comprendere come ci è riuscito e quali sono i passi che ha compiuto per farcela, di modo da fornire a chi ascolta un pratico e virtuoso esempio da seguire.
Ci sono senz'altro persone che non combinano nulla con il microstock. Cosa devo fare? Raccontare quello che fanno loro? Vediamo.
La storia dello scappato di casa del microstock
Ore 11 di mattina. Mi sveglio e faccio colazione con quello che la mamma mi ha preparato, mentre guardo Barbara D'Urso.
Ore 12.30 (perché certe persone sono lente a fare colazione): mi faccio un selfie sul divano con la bocca a forma di ano di gallina. Ho letto che qualcuno dice che si possono vendere le foto online. Ho deciso, io voglio fare quello da grande, anche se ho 50 anni e qualcuno dice che non sono più un giovane.
Ore 14.30 (perché nel frattempo ha dovuto controllare un po' di storie su Instagram di qualche influencer di musica neomelodica): provo a caricare il selfie su Shutterstock.
Ah, Shutterstock ha l'interfaccia in inglese e io non sono così fortunato da sapere l'inglese, perché è tutto una questione di fortuna e io ho una vita talmente piena che non ho il tempo di impararlo.
E così la giornata prosegue - mi scuserete se salto questa parte - e arriviamo alle due del mattino, dopo la replica di Barbara D'Urso o qualche bel programma su tradimenti, rapper o bulli da strada. Prima di andare a dormire, controllo le statistiche su Shutterstock, perché nel frattempo la mamma mi ha aiutato a caricare, nonostante l'inglese. Incredibilmente nessuno ha comprato il selfie e quindi il microstock è una bufala.
Colpa
- delle multinazionali,
- degli algoritmi,
- delle agenzie che rubano le foto,
- dello Stato che non tutela i miei diritti.
Peraltro, nel pezzo che il caro amico che mi ha scritto non ha nemmeno letto - perché a leggere si fa molta più fatica che accusare gli altri delle proprie sfortune e incapacità - Domenico Fornas, non Daniele Carrer, diceva testualmente:
In giro quando racconto che faccio microstock mi guardano come un alieno. Anche dopo che ho spiegato che ci guadagno sembrano non crederci.
Non vorrei sembrare provinciale. ma in California quando lo raccontavo si mostravano invece interessati ed erano infinitamente più rispettosi. Ma qui divaghiamo nella solita critica alla mentalità italiana peggiore.
Si collega a quando Daniele nel suo podcast parla dei soliti scappati di casa che commentano nei gruppi Facebook. Quando lo sento mi faccio tante risate, perché mi ricordo che la concorrenza è certamente molto forte, ma ce la si può fare, visto che molti si arrendono al primo ostacolo (meglio così).
Pensare che il microstock sia finito è da completi ignoranti. Secondo me è l’opposto.
L’altro giorno leggevo un articolo che parlava di come il 4k sarà sempre più utilizzato (le nuove tv oramai sono tutte 4k). Quando lo standard sarà il 4k, i video full hd li compreranno come oggi comprano i video in definizione standard, quindi milioni di video nei microstock saranno da rifare in 4k.
Concludo lanciando quindi un sondaggio:
volete che racconti storie come quella dell'amico cospirazionista o come quella di Domenico, che vi spiega che genere di soggetti vende di più, quali sono i soggetti con i quali ha perso invece tempo e tutte le strategie per non starvene sul divano ad aspettare che qualcuno vi paghi il reddito di Cittadinanza?
Fatemi sapere. In base alla vostra decisione, continuerò con questa linea editoriale o la cambierò.
L'uso del cavalletto su suolo pubblico
Qualche tempo fa, a Firenze, mi è capitato, nella stazione di Santa Maria Novella, di vedermi arrivare un tipo che mi ha vietato di scattare su cavalletto, dicendomi che non è possibile sia lì, che ne è vietato l'uso in tutte le zone storiche della città come Piazza Duomo e Piazza della Signoria, a meno che non si abbia un permesso.
In questo caso come faccio a fare le mie riprese? Esiste una "scappatoia"?
Se volessi fare polemica, comincerei con il dirti che in Italia la scappatoia si trova sempre. Andando sul concreto, in teoria non puoi mettere il cavalletto per terra senza un'autorizzazione in nessun luogo pubblico. Il tipo, quindi, si sbagliava, ma dal punto di vista permissivo, dal momento che non lo potresti fare non solo al Duomo e in Piazza della Signoria.
La strategia Carrer vuole che se arriva il Vigile a rimproverarti, gli dici:
“Ah, scusi, non lo sapevo”
e ti sposti dove non ti vede per fare la tua ripresa. Almeno con me ha sempre funzionato come strategia e non ho mai preso una multa, salvo in qualche luogo (in Italia, ma anche all'estero), ho sempre registrato tutto lo stock footage che volevo.
Se proprio non ce la fai a farti venire la mia faccia tosta, pensa che con tutto il degrado che c'è nelle città, manca solo che il problema diventi tu che metti 30 secondi il cavalletto per terra per fare un bel video.
Giusto, amici?
I guadagni con il microstock di un fotografo professionista
Effettivamente, ragazzi, è un po' di tempo che non mi sentite, perché sono stato impegnatissimo a rinnovare la versione inglese del mio corso. Diciamo che uno o due mesi all'anno mi chiudo in casa a fare quello. Considerato che il corso, oltre che in inglese è anche in italiano, mi dispiace non essere sempre presente con questo podcast.
Ma andiamo avanti.
Mi scrive quello che oramai è un amico, conosciuto grazie a questa fantastica esperienza del sito e del podcast, che mi è senza dubbio costata un sacco di fatica, ma mi sta dando molte soddisfazioni, prima tra tutte quella di conoscere persone in gamba.
L'amico in questione è un fotografo professionista che ha lo studio in provincia di Avellino e si chiama Giulio Martino. Queste le sue parole:
Con immenso piacere, ti comunico che anche quest'anno, per il secondo anno di seguito, mi sono aggiudicato il bonus della Creative Cloud Adobe, quindi il mio abbonamento scadrà tra più di un anno.
È evidente che Adobe punta molto sullo stock e, viste le potenzialità che ha, credo che ci riuscirà. A noi non resta che osservare questa agenzia con molto interesse.
Per quanto riguarda gli affari, vanno così così, ma mi ero prefissato per quest'anno di raggiungere l'equivalente di uno stipendio medio mensile.
Il mio portfolio stock conta attualmente più di 1500 foto e poco meno di 2000 clip, quasi tutti di viaggi e trekking vari in Italia.
Questo il mio portfolio su Shutterstock:
https://www.shutterstock.com/g/Giuma
Negli ultimi 8 mesi ho già incassato:
- circa 400$ con Shutterstock,
- 300$ con Pond5
- 200€ con Adobe Stock.
Aggiungendo poi il bonus per la Creative Cloud che costa 600€, che avrei comunque comprato, ho già raggiunto il mio scopo in anticipo.
A proposito, ho venduto una clip su Adobe Stock con un incasso di 113€ e sinceramente non ho capito che tipo di licenza hanno acquistato:
Al che, scusate non è finita, ma ho chiesto il permesso al Buon Giulio di citare il suo messaggio nel podcast e lui mi ha dato una risposta che cito con altrettanto piacere, perché dovrebbe essere d'esempio per tanti:
Certo che puoi citare me e il mio caso. D'altra parte, è grazie a questa condivisione (e ai tuoi insegnamenti) che ci sto capendo qualcosa in più in questo settore.
La cosa bella del microstock è che siamo tutti colleghi, ma non ci sentiamo concorrenti.
Perché 113 euro per una singola vendita?
Questi, ragazzi, sono i messaggi e gli ascoltatori che voglio. Quindi un grazie a Giulio Martino, fotografo professionista che, a differenza di altri che fanno il suo stesso lavoro, sta cercando di reinventarsi, anche grazie al microstock, e che, anche per questo motivo, ha tutto il mio rispetto. Viva i fotografi della provincia italiana.
Venendo alla mia risposta, per quanto riguarda la vendita da 113 euro, vi racconto un po' della mia esperienza personale.
Le licenze estese di Adobe Stock
Io, che non ho mai caricato direttamente su Adobe Stock, su cui vendo solo i contenuti ereditati da Fotolia e quelli che Pond5 condivide con loro (Adobe Stock e Pond5 hanno un accordo commerciale in questo senso), ho notato che in quel microstock non ho mai ottenuto vendite da meno di 20 euro di royalty l'una, cosa che non accade negli altri marketplace.
Quindi, quelli di Adobe Stock puntano a clienti alti, visto che hanno politiche di prezzo sostenuto. I 113 euro sono una licenza estesa. Il cliente ha pagato 300 euro per il tuo video, evidentemente perché aveva una distribuzione mondiale. È facile che sia stato usato da una produzione del genere Netflix, National Geographic, HBO o broadcaster di quel livello.
La nostra sfortuna di produttori è che, a meno di fortunate coincidenze nell'imbattersi nel documentario o nella serie TV, non sapremo mai chi è stato ad acquistare i nostri video.
Quanto appena letto si può definire un bell'aggiornamento, perché è un altro caso concreto di qualcuno che ha studiato, si è impegnato ed è stato premiato dal reddito di cittadinanza. Ovviamente scherzo, perché lo Stato lo ha premiato tartassandolo, visto che si tratta di un professionista della fotografia, che proprio per questo ha tutto il mio rispetto.
Micrsotock+ e Everypixel Dam
Passo da una storia ispirante a una notizia utile, grazie a un altro ascoltatore eroe, che le cose le condivide e non le nasconde per paura che gliele rubino. Ormai siamo una grande comunità, ragazzi, alla faccia dei cospirazionisti che credono che facciamo il gioco dei cattivi:
Ciao Daniele,
sto provando sia Microstock+ che Everypixel Dam e mi sono fatto già un'idea.
Se non lo sapete, stiamo parlando di servizi per descrivere foto e video una sola volta, per poi venderli su decine di agenzie.
Purtroppo Everypixel Dam, nonostante una politica sul prezzo più vantaggiosa e il servizio di AI keywords in batch molto interessante, ha dei seri problemi di programmazione e diversi bug.
- Servizio lento, soprattutto in fase di caricamento file (un video da 1 gb su microstock + lo carichi in 12 minuti e su Everypixel DAM in oltre 1 ora)
- Diverse lacune e mancanze nell'interfaccia di inserimento e completamento dei meta dati, tra cui, come da te segnalato, l'assenza di indicare un contenuto editoriale.
- Diversi bug nell'inserimento delle agenzie all'interno del progetto, tanto che alcune agenzie, anche se inserite con le credenziali corrette, non vengono accettate; mentre altre, seppur in elenco, non possono essere inserite (ho perso davvero troppe ore per quesiti bug)
- Un pessimo servizio clienti in caso di problematiche post acquisto, tanto che, anche se per soli 6 euro, chiederò il rimborso a Paypal.
Microstock+, invece, devo dire che lo trovo più
- maturo,
- solido,
- efficiente
in molti passaggi, anche se non perfetto, decisamente molto utile.
Unica stranezza è che non sono riuscito a inserire iStock come agenzia (cosa che ho invece potuto fare su dam), perché mi chiede un API key che non sono riuscito a reperire da nessuna parte.
Tu sai per caso dove reperire questa informazione?
Grazie, spero che la mia analisi e il mio punto di vista ti siano stati utili.
Grazie mille della condivisione.
Mi era giunta voce dei bug di Everypixel Dam. Però, a differenza tua, qualche mese fa mi era stato detto che c'è un buon servizio clienti e che i problemi, una volta segnalati, li risolveva in breve tempo.
Non vorrei che stessero capendo che il lavoro da fare è troppo e il ritorno economico basso, perché sarebbe l'inizio della fine per uno strumento che, se migliorato, potrebbe davvero cambiare la vita di noi produttori:
- togliendoci tante preoccupazioni
- permettendoci di concentrarci solo sulla produzione.
Istockphoto sta naufragando
Francamente non so dove siano le API key di Istock, ma googlando forse ho trovato qualcosa:
https://www.cmsaccount.com/photostore/how_to_integrate_istockphoto_api/
Ti posso però certamente dire, visto che me l'hanno confermato in tanti, che iStock è diventata un'agenzia da evitare, perché mi parlavano di vendite che, regolarmente, sono di 2/3 dollari a video.
Quindi, malgrado sia inclusa sia nella lista di Everypixel Dam che in quella di Stocksubmitter, non è una gran perdita se non riesci a caricarci i tuoi contenuti.
Bene, ragazzi, questo era il 79esimo episodio. Non so se con la vecchiaia io stia diventando più politicamente scorretto di quanto non lo sia stato fin'ora, ma poco importa. Ciò che conta davvero è passare più tempo a fare quello che ci piace e a coltivare le nostre passioni, ovvero la fotografia e la ripresa video. Perché, come dico sempre, ancora più importante nella vita non è divertirsi, ma essere felici. Ciao.
In questo episodio ho parlato di:
- Prime vendite di un produttore
- La model release di Shutterstock
- Quanto guadagna un produttore dopo due anni
- L'uso del cavalletto su suolo pubblico
- I guadagni del microstock di un fotografo professionista
- Perché Adobe Stock può pagare 113 euro una singola vendita
- Micorstock+ e Everypixel DAM
- Le scarse vendite di Istockphoto

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