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Come vendere foto e video online

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Guadagnare soldi con la fotografia stock: Luca Lorenzelli

Guadagnare soldi vendendo le proprie foto

Guadagnare soldi con il web è il mantra della vita moderna. C’è chi ci prova con gli strumenti finanziari come il bitcoin che, se non si sa quello che si fa, equivale più o meno a giocare alle slot machine. Chi magari vende il suo lavoro in competizione con gente che vive nei Paesi poveri su Fiverr, e ne ricava uno stipendio che farebbe paura ai commessi di McDonald’s, e chi ci prova con il microstock.

A dire il vero ci sono un sacco di approcci diversi anche tra chi vende foto e video online. Volendo guardare le cose dal punto di vista professionale, c’è per esempio:

  1. chi lo fa a tempo pieno
  2. chi lo fa come secondo lavoro (o hobby)

I primi sono nettamente di meno. Per quanto riguarda gli altri, in passato ho parlatodi Alex di Martino, che ha guadagnato 230 dollari nella sua prima settimana di vendita. Oggi vi presento Luca Lorenzelli, la cui storia è quanto di più utile esista per capire come massimizzare le vendite quando il tempo che si dedica a quest’attività è poco.

Ad ogni modo, se chi legge scopre con questa pagina che si possono guadagnare soldi vendendo le proprie foto e video online, consiglio di partire da queste mie due pagine:

  • Vendere le proprie foto: ti spiego tutto.
  • Vendere foto e video online: il corso.

Daniele Carrer

Il fotografo bolognese Luca Lorenzelli con la reflex

Un appassionato di fotografia che guadagna soldi con la sua passione

Sono Luca Lorenzelli, vivo a Bologna, ho 35 anni e sono appassionato di fotografia (quest’ultima l’avevi già sentita non è vero?).

Attualmente mi ritrovo ad essere:

  • papà di una dolcissima bimba di due anni
  • dopolavorista dipendente full-time
  • fotografo di microstock super impegnato nel raggiungimento di un obiettivo preciso: guadagnare i soldi che mi servono per arrivare un giorno ad avere un lavoro che mi permetta di riappropriarmi del mio tempo.

Ti racconto:

  1. come ho conosciuto il microstock
  2. perché l’ho abbandonato
  3. perché dopo due anni ci sono ritornato sopra.

Le agenzie

Il mio primo approccio con il microstock è stato quello più sbagliato: mea culpa! Esatto, colpa mia.

L’autocritica verso il mio lavoro è una delle cose più importanti che mi ha insegnato il microstock.

Correva l’anno 2013 e mi iscrissi a tre agenzie:

  1. Dreamstime
  2. Shutterstock
  3. iStockphoto.

Iniziai cercando di passare il test di ingresso di Shutterstock, mentre sull’altro versante provavo a mandare alcune tra le mie migliori immagini a Dreamstime. Dreamstime me ne approvava una cosa come 2 su 10, e già questa cosa mi faceva andare decisamente in bestia. Il colpo finale me lo inflisse però Shutterstock che mi ‘bocciò’ il test di ingresso ben 4 volte di fila (con interminabili periodi di attesa tra un test e l’altro), a volte con 9 foto su 10 scartate.

Contemporaneamente su Dreamstime per quelle poche foto passate non ottenni nulla, se non una singola vendita da 0.50 centesimi di dollaro in due mesi.

L’epilogo è quello classico del fallito: abbandonai il settore auto-giustificandomi pensando che:

  • i revisori delle agenzie non capivano nulla di fotografia
  • il mercato era già saturo
  • le agenzie di microstock erano ladre perché per 0.50 euro a vendita non ne valeva la pena (se lo scopo era solo guadagnare soldi)

La verità invece era che ero un pischello che mandava immagini scarse e\o con un valore commerciale pari a zero credendo che dall’altra parte ci fosse un critico d’arte incompetente che non sapesse fare il suo mestiere, quando in realtà quello ero io.

I social fotografici

Mollai il microstock preventivamente quindi, e mi rivolsi ai social fotografici. Principalmente:

  • Flickr
  • 500px.

Su questi 2 ebbi un discreto seguito e qualche piccola soddisfazione più o meno effimera me la tolsi. Venni contattato una decina di volte da persone interessate alle mie fotografie e che me le pagarono anche bene. Su Flickr l’algoritmo mi metteva spesso in explore (la sezione delle foto in evidenza sul loro sito), mentre su 500px ottenni un editors choice che mi porto una marea di visibilità e follower.
Tutto molto bello, se non fosse che, oltre alle camionate di:

  • “mi piace”
  • “bravo”

che ricevevo giornalmente ed agli amici che mi dicevano di vedere le mie foto in evidenza su flipboard, con quel sistema era impossibile guadagnare soldi (almeno guadagnare soldi veri).

Colli Euganei in una foto di Luca Lorenzelli

54 download da Maggio 2017

La presa di coscienza ed il ritorno al microstock (dopo il furto)

Come ogni fotografo sono anche un po’ narciso, per questo un bel giorno del 2015 mi venne l’idea di cercare le mie foto postate sui social tramite la ricerca per immagini di google (un tool che permette di partire dall’immagine per ritrovarla su altri siti, che utilizzo anche adesso per pura curiosità di sapere dove finiscono le foto che vendo).

Con mio enorme, ingenuo disappunto trovai decine e decine di utilizzi non autorizzati delle mie foto a scopi sia commerciali che editoriali sparse per tutta la rete:

  • persone che avevano scaricato la foto e l’avevano utilizzata illecitamente per i loro progetti senza farsi troppi problemi.

Emblematico l’esempio della famosa Basilica di San luca a Bologna che prese una mia foto (tra l’altro sottoesposta, tanto che oggi mi vergognerei di presentarla alle agenzie) e se la schiaffò in bella vista sulla homepage.

In quel momento realizzai due cose:

  1. Quello che facevo aveva evidentemente un buon potenziale economico.
  2. Non usavo l’approccio giusto per sfruttare questa cosa a mio vantaggio e guadagnare soldi.

In quel momento decisi che se qualcuno voleva usare una mia foto, poco o tanto doveva pagarla.

E che dei complimenti me ne facevo veramente poco con una figlia in cantiere ed un esistenza lavorativa che mi stava sempre più stretta.

Ljubljana in una stock image che è l'esempio di come guadagnare soldi con le foto online

83 download da Febbraio 2017

Il print on demand

Per un breve periodo intrapresi la strada dei POD (Print On Demand) per cercare di vedere le mie foto su tela, con risultati quasi nulli (ne avrò vendute 2). Poi mi ricordai fortunatamente dei miei vecchi account sulle agenzie di Stock.

Invece di unirmi al solito coro da chiesa delle litanie demotivanti ed auto-assolutive da forum dei vari:

  1. “ormai il mercato è saturo”
  2. “non ne vale la pena, gne gne gne” (che c’erano nel 2013 così come nel 2015 e credo ci siano pure oggi anche se non ho più tempo da perdere a leggerle)

Osservai attentamente la post produzione e le caratteristiche estetiche che avevano le altre immagini già presenti nei database, mi applicai e modificai il mio workflow in post produzione per adattarlo non alle mie necessità creative, non alle mie emozioni artistiche, ma alle necessità lavorative di un potenziale cliente che era l’unica persona che poteva farmi guadagnare soldi.

Dopo di che:

  1. feci una selezione
  2. sviluppai il tutto in Adobe Lightroom
  3. indicizzai
  4. tornai a ripetete il test su Shutterstock.

Passai subito: 10 foto accettate su 10. Ero finalmente dentro!

Piede di bambino con la dermatite in una foto di Luca Lorenzelli

336 download da Settembre 2016

Imparare dai rifiuti

Mentre su Dreamstime e iStock mi accettavano quasi tutto la curva di apprendimento su Shutterstock era decisamente ripida. Attenzione però:

  • questo è un fattore positivo!

L’esperienza data dalla frustrazione dei continui rifiuti a cui ero sottoposto all’inizio mi ha fatto crescere enormemente ed in tempi relativamente brevi. Mi ha fatto diventare:

  • da fotoamatore abituato a ricevere solo ruffianissimi “mi piace” e “bravo” sui social
  • a fotografo capace di sentirsi dire “questa si, questa no”.

Questo fa una gran differenza nella crescita di un creativo, ve lo posso assicurare.

La strada era (ed è) in salita ed avevo molto da imparare (tutt’ora ho molto da imparare), soprattutto per quanto riguardava l’indicizzazione, che era praticamente un lavoro dentro il lavoro di cui ero completamente a digiuno, ed è una delle cose che più fa guadagnare soldi nel microstock, forse anche più della tecnica.

Nonostante ciò, di li a pochi mesi mi iscrissi a ben 9 agenzie (non avevo il Carrer a consigliarmi le migliori e volevo tastare il terreno), cominciai a raccogliere i primi frutti ed intravidi già la crescita che ancora oggi fortunatamente mi accompagna:

Grafico delle vendite di stock images di Luca Lorenzelli

(nb: nel grafico nov e dic 2017 sono parziali)

Oggi le agenzie mi accettano praticamente di tutto, Shutterstock compresa, e le royality pur essendo sostanzialmente basse per il settore fotografico (motivo per cui, come consigliato da Daniele Carrer, sto cominciando a produrre anche stock footage) tendono comunque ad alzarsi nel tempo. Un po’ grazie ai livelli che ogni contributor (che vende) può raggiungere (nel grafico, in blu, si può vedere chiaramente il gradino del livello che ho fatto su Shutterstock da dicembre 2016 in poi) un po’ grazie al fatto che, almeno nel mio caso perché spesso mi focalizzo su soggetti insoliti, non sono così rare le vendite per delle licenze estese (e si parla di 40-50, a volte anche 80$ a vendita).

Intanto i miei social fotografici sono muti perché ho rimosso quasi tutte le foto che avevo caricato.

Non ho più tanti “mi piace” ed i miei follower su 500px sono fermi a 2000+ da qualche anno, ma sta di fatto che mentre il microstock nel 2015-2016 mi ha permesso di investire in una nuova macchina fotografica (da una entry level Nikon ad una mirrorless professionale Fujifilm, in quanto uno dei motivi dei rifiuti era il troppo rumore ad alte ISO) e nel 2017 ha visto una crescita in termini di vendite del +78% rispetto all’anno prima totalizzando, per ora,

5 mila vendite per adesso

5000+ download sulle varie agenzie con un portfolio medio di 1200-1400 immagini.

Risultato che ho ottenuto lavorandoci almeno un’ora e mezza al giorno, almeno 6 giorni su 7. Sia lavorando vecchie foto, che scattandone delle nuove ad hoc per il microstock.

Oltre a guadagnare soldi però, ho avuto il piacere di incrociare alcune della mie foto vendute tramite microstock sulla versione cartacea de “il Resto del Carlino” (l’ho saputo perché è il giornale della mia città e c’era la faccia di mia moglie in quella foto quindi quel giorno ci hanno chiamato in diecimila), su Donna Moderna, sul sito di Guardian.uk , su quello di Philips e su quello di Touring Club nonché sulla guida cartacea della Lonely Planet per la regione Marche.

Tutto questo per dire una cosa che forse suonerà scontata ma che visto il tasso di rinuncia in questo business non lo è per niente : non mollate mai! Non date retta ai disfattisti, non date retta a chi vi consiglia di non svendere le foto col microstock (e poi magari va a darle via a gratis come facevo io sui social ) e se ci tenete davvero ponetevi degli obiettivi precisi e perseguiteli, martellandoci sopra come se non ci fosse un domani giorno dopo giorno, magari con l’aiuto di qualcuno che dimostra di avere più esperienza in questo settore di me e di voi messi insieme: qualcuno appunto come Daniele, che ha deciso di prendere questa esperienza maturata negli anni e metterla a disposizione di tutti gli interessati nel suo corso.

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