In questo episodio parlo di:

  • Adobe Stock che inizia ad accettare anche contenuti editoriali
  • "Fare il fotografo dopo il virus", il mio secondo libro
  • un illustratore che vende nei microstock
  • come aumentare le proprie vendite trovando una nicchia
  • idee concrete da realizzare per i soggetti dello stock footage
  • come vedere le proprie statistiche su Pond5
  • limitazioni nel vendere stock images e stock footage di siti archeologici
  • strategie per indicizzare meglio i propri contenuti
  • contenuti del genere still life
  • Istockphoto e le opportunità per i fotografi e i videomaker

Adobe Stock accetta alcuni contenuti editoriali

Ciao Daniele, sono Claudio Gedda, il primo microstocker che hai intervistato nel tuo sito (leggi l'intervista). Volevo confermarti che anche io quando carico le immagini su Adobe Stock ho la possibilità di selezionare la casella "Questo è contenuto editoriale illustrativo".

Aprendo le informazioni relative a questa nuova funzione si può leggere però: 

Immagini pensate per illustrare articoli su eventi e notizie di attualità, incentrate su immagini concettuali che utilizzano marchi e prodotti reali per trasmettere idee forti.

Al momento, in questa collezione illustrativa NON ricerchiamo:

  • Immagini giornalistiche di eventi o luoghi reali in un momento e periodo specifici.
  • Immagini che mostrano persone riconoscibili.

Il fotografo Claudio Gedda

Cari amici, abbiamo iniziato con un approfondimento su quella che nello scorso episodio era una notizia bomba, ovvero Adobe Stock che inizia ad accettare contenuti editoriali. Avevamo già capito, che la cosa è comunque diversa da quanto succede nelle altre agenzie, intanto perché la condizione necessaria per farsi accettare contenuti con la licenza editoriale in Adobe Stock è avere già 1000 download, cosa quindi non per tutti.

E grazie a un ascoltatore nonché amico del sito di lunga data scopriamo che la questione è ancora più complicata.

Claudio Gedda, di cui ho letto il messaggio, come ha ricordato lui è stato il primo produttore serio che ho intervistato. Già all’epoca, credo circa 5 anni fa, aveva una collezione con all’attivo un numero di download che sarebbe stato sufficiente ad oltrepassare il limite oggi richiesto da Adobe Stock, che al tempo per altro nemmeno c’era come agenzia, visto che è nata dall’acquisizione di Fotolia da parte di Adobe, ma questa è un’altra storia.

Ricapitolando: editoriali sì, ma non se contengono persone riconoscibili senza che queste abbiano firmato una liberatoria. Quindi l’eccezione riguarda solo:

  • loghi
  • elementi protetti da copyright.

In più, non il classico editoriale che mostra George Clooney sul tappeto rosso alla Mostra del Cinema di Venezia, ma immagini concettuali.

Cosa possa essere un’immagine concettuale in grado di illustrare un evento di cronaca forse lo sa solo Adobe Stock, comunque altri fotografi che mi hanno scritto in questa settimana mi confermano che l’editoriale di Adobe Stock è molto limitato nella casistica.

Quindi se riprendete il Duomo di Milano in 4K, cosa che rende riconoscibili le persone che camminano in piazza, non pensate di poter vendere quel footage su Adobe Stock sfruttando la loro licenza editoriale, perché ve lo rifiutano.

Grazie a Claudio Gedda, sempre a tutto gas mi raccomando.

Il mio secondo libro

Quando si tocca il fondo bisogna smetterla di rimpiangere i bei vecchi tempi e riconoscere che c’è un problema, per mettersi nelle condizioni di cambiare. A meno che il proprio scopo non sia trarre giovamento dal sentirsi vittime e geni incompresi, raccattando il consenso di altri che credono di avere il diritto di pretendere che sia il mondo a cambiare per assecondare i loro desideri.

In quest’ultimo caso questo libro non fa per voi. Tornate pure su social network: lì troverete ad aspettarvi qualcuno che il loro algoritmo non tarderà a selezionare per farvi dare ragione.

Partiamo da un presupposto: il virus ha semplicemente accelerato quello che già era in atto, anticipandolo di qualche anno. È successo in ogni settore, e a maggior ragione nella fotografia, dove la tecnologia aveva già creato le basi della catastrofe, rendendo obsoleto molto di quello per cui una volta i professionisti si facevano pagare.

Chi ha perso il lavoro o lo perderà a breve non è il capobranco che a un certo punto viene spodestato dalle nuove leve perché, a differenza di quanto accade in natura, l’anagrafe non c’entra. Il meccanismo sostitutivo innescato dalla tecnologia è indipendente dall’età delle forze in campo.

Se così non fosse io, che sono nato nel 1977, dovrei vivere nell’eterna paura che arrivi un giovane a rubarmi il lavoro. In realtà questo non succederà mai, semplicemente perché i ventenni di oggi sono una massa di occasioni perse, perennemente chine sullo smartphone, in balia di un feed creato da delle Società interessate alle persone tanto quanto uno spacciatore è preoccupato della salute del tossicodipendente che gli si presenta davanti.

Fare il fotografo dopo il virus

Questo che ho letto è l’inizio del mio secondo libro, “Fare il fotografo dopo il virus”, che trovate su Amazon.

Che sia già pubblicato o meno al momento della pubblicazione del podcast è una cosa che deciderà Amazon KDP, ovvero il programma di self publishing, ovvero qualcosa che in italiano suona più o meno come “auto-pubblicazione” che hanno e che permette a gente come me di scrivere un libro, renderlo disponibile alle decine di milioni di clienti che Amazon ha in Italia, o alle centinaia di milioni che ha in tutto il mondo se deciderò di tradurlo in inglese come ho fatto per il primo, senza passare per il supplizio dell’approvazione di una casa editrice. E dopo dite che la tecnologia non è una gran cosa per chi ha voglia di studiare come funziona.

L’incipit è molto chiaro sugli argomenti che tratterò, che sono, parzialmente il microstock, e, più in generale, come guadagnare grazie alla fotografia e alla ripresa video. Credetemi: non si parla di prestare i propri servizi ai matrimoni, se non per invitarvi caldamente a pensare a una via d’uscita professionale se oggi il vostro business è basato principalmente su questi.

Il dietro le quinte è che dopo l’uscita del mio primo libro mi ero ripromesso di far passare molto tempo prima del successivo, perché la scrittura di un libro porta via parecchio tempo, e io tra podcast, video, corsi, pubblicazione di stock footage, mantenimento del sito in cui vendo direttamente la collezione di miei film storici e via dicendo, non ne ho tantissimo a disposizione. 

Il momento però richiede il mio intervento, perché la categoria professionale del fotografo e del videomaker è decisamente in difficoltà, quindi spero con la mia esperienza di contribuire a dare degli spunti per cambiare marcia. Ma ne riparliamo più avanti. 

“Fare il fotografo dopo il virus”, lo trovate su Amazon.

L'illustratore Daniele Gay

Un illustratore che vende nei microstock

Continuiamo con un po’ di messaggi degli ascoltatori. Mi scrive Daniele Gay, illustratore valdostano che abita però nella città di Federico Fellini, che tutti sapete qual è. 

Se la SIAE non mi crocifiggesse, qui partirebbe la musica di Nino Rota. In realtà devo ripiegare su qualcosa di scaricato con un abbonamento all inclusive da 349 dollari l’anno, stock footage incluso, da Storyblocks, che oggettivamente non è all’altezza del maestro:

Quando Shutterstock ha fatto i cambiamenti alle royalty io ero appena arrivato al livello del 30%. Dopo di ché la quantità delle mie vendite è aumentata nettamente, ma pagano di meno per ogni immagine. Tutto sommato sono quindi contento di quanto è successo.

Per dimostrartelo ti allego degli screenshot della mia pagina di contributor Shutterstock.

Ammetto che ancora faccio fatica e mi dà un po' di ansia mettere le keyword e la descrizione. Con dropstock.io ho un validissimo aiuto, anche se spesso devo usare un po’ di inventiva.

L'intervista che hai pubblicato al fotografo che vende 40mila foto al mese mi incoraggia sul fatto di non produrre video, visto che lui non lo fa. Quelli che ho caricato, sarà anche colpa di come li ho descritti, vendono poco rispetto alle immagini e mi spingono quindi a continuare sulla strada delle illustrazioni, non solo per i numeri, ma anche perché, per fortuna, ci sono pochi che fanno immagini come le mie e questo mi permette di non finire nel marasma delle collezioni.

Anche su Adobe Stock le cose vanno bene: continua a pagare di più di Shutterstock e le vendite sono buone. 

In conclusione io continuo a produrre e a caricare. Per ora il microstock è la mia unica fonte di reddito. So che posso ottenere molto di più ma so anche che, purtroppo, non potrò raggiungere numeri come il fotografo dell'intervista, perché nel tempo in cui io impiego a produrre un’immagine mia lui ne produce 200 delle sue.

Grazie a Daniele Gay, illustratore di cui ogni tanto vedete i lavori nella copertina di Focus, nonché, come ci ha detto, contributor a tempo pieno, quando non viene ingaggiato per lavori su commissione.

Come aumentare le vendite trovando una nicchia

Poi mi scrive Alessandro Grandini. 

Ricorderete che ho parlato di lui in tema di delega a freelance della compilazione di titoli e parole chiave:

  • spendendo 1300 euro
  • ricavando 5 mila dollari.

In altre parole: se non lo avesse fatto, visto che di tempo come me lui ne ha poco, avrebbe perso più di 3000 euro. Sappiatelo voi che fate fatica a spendere 10 euro per un libro, e non capite quanti soldi invece certi libri vi permettono di guadagnare.

In questo caso Alessandro ci parla di come ottimizzare la produzione e, fossi in voi, starei molto attento a quello che dice proprio perché è uno di quelli che i risultati li ha già ottenuti:

Ti condivido un pensiero in controtendenza con i consigli che sento più spesso. Ho deciso di focalizzare il più possibile la mia collezione. 

Fino ad adesso ho fatto ricerche e sperimentato per capire i soggetti che funzionano meglio. Inoltre, alla fotografia ho iniziato ad affiancare i video. Ho deciso di scegliere un solo tema e portare avanti esclusivamente quello. Vediamo se come strategia porta a qualche frutto in più.

Sono tornato a pubblicare solo fotografie, con le quali me la cavo meglio, creando solo immagini di nicchia, che si sono mostrate più profittevoli e ho già selezionato un solo corpo macchina e una sola ottica fissa da utilizzare. 

L’ultimo passo, che però non sono ancora sicuro al 100% di mettere in pratica, è fare una pulizia del portfolio, rimuovendo le immagini fuori tema e quelle mai vendute, per avere un profilo più omogeneo e salire nell’indicizzazione.

Grazie ad Alessandro Grandini. 

Parliamo di nicchie e di motori di ricerca. Argomento molto tecnico e noioso che accennavo anche nel mio corso per altro, non andando troppo lontano da quello che lui dice. Proprio perché è un argomento poco piacevole da approfondire, in un mercato molto competitivo come il microstock, è uno di quelli che può fare la differenza a livello di vendite.

Una delle cose che i fotografi tradizionali, anche professionisti, fanno fatica a capire quando si parla di microstock, è che le vendite non dipendono dai contenuti, per lo meno non solo da questi, ma da altri fattori, come l’organizzazione della produzione con un atteggiamento proprio come quello di cui Alessandro ci parla.

Che dire, o stiamo qui a parlarne fino a domani, ma solo con la voce si fa anche fatica ad insegnare. O, se vi va, fate il mio video-corso e investite nel vostro futuro professionale.

Un set per la realizzazione di stock footage di Alessandro Mancuso

Idee semplici per lo stock footage

Infine, in tema di persone che hanno seguito le mie lezioni e che un po’ alla volta, con lo studio e il sacrificio, si stanno facendo spazio, mi scrive l’amico Alessandro Mancuso:

Ciao Daniele,

Negli ultimi giorni le vendite di video sono state 4 su Shutterstock e una su Pond5. Due di queste erano video girati in log come ti avevo detto in uno dei precedenti podcast, quindi questa cosa potrebbe essere una cosa che mi differenzia dagli altri.

Il video del ciak fa parte di una sessione della quale ho venduto stock footage anche su Adobe Stock. Era stock footage girato e caricato tre mesi fa in meno di un’ora. Mentre un altro video che sto vendendo è una semplice inquadratura del mio cane.

Poi di nuovo la mia compagna che ritira un pacco dal locker di Amazon e sempre il mio cane che sbadiglia, girato in slow motion con Filmic Pro per iPhone.

Grande Alessandro.

Cito sempre volentieri i tuoi messaggi, oltre che perché danno l’idea di come siano i primi mesi di produzione, anche perché sei un grande esempio di un appassionato di fotografia e, nel tuo caso, soprattutto ripresa video che nel tempo libero del suo lavoro principale, nonostante una giovane famiglia, si possa mettere in piedi un business che cresce di giorno in giorno, perché il tempo lo si trova se si vuole.

Quindi, cari ascoltatori, voglio mille Alessandro tra di voi. 

Quello originale ha citato alcuni dei video che ha venduto: prendete esempio da lui nel trovare dei soggetti buoni come i suoi. Un locker Amazon, un ciak e il cane, che di per sé non è gran soggetto perché c’è molta saturazione di contenuti, ma il fatto di riprenderlo in slow motion, non con una fotocamera ma con lo smartphone, sfruttando il fatto che oramai in condizione di luce buona, come negli esterni, la differenza con le fotocamere, a livello di qualità d’immagine, è davvero poca. 

E magari differenziatevi anche con dei fattori tecnici. Alessandro l’ha fatto girando in log, che è un profilo colore che, sembrerebbe, abbia il suo successo tra i clienti.

Prendete esempio da lui per inventarvi situazioni di valore commerciale e riprendetele usando la vostra creatività, perché nonostante in questo podcast io veda le cose dal punto di vista imprenditoriale, c’è anche la componente creativa nel microstock. 

In realtà volevo dire artistica, ma quel termine, in questo mondo, può essere frainteso.

Come contare le visualizzazioni dello stock footage

Esiste un modo per vedere quante volte un file che ho caricato viene visualizzato?

Ho provato su tutte e tre le agenzie che consigli: Shutterstock, Pond5 e Storyblock. In nessuna ho trovato qualcosa del genere, solo il numero di download che la gente ha fatto delle mie foto su Shutterstock.

Le visualizzazioni puoi vederle solo su Pond5, però io ti consiglio di prenderle come un dato poco importante. In più hanno sicuramente qualche bug nel contarle, perché mi è capitato di avere vendite senza visualizzazioni.

Clicchi su:

  • Upload

e poi clicchi su:

  • Sales Data

Per l’esattezza, oltre alle visualizzazioni, puoi vedere anche le vendite e altri dati per nulla importanti, come quante volte i clienti hanno aggiunto al carrello i tuoi contenuti, ovvero un dato meno importante delle foto del weekend di quei tuoi contatti Facebook che non vedi da 10 anni.

A tal proposito, occhio ragazzi a non usare le statistiche del microstock come un social network e perdere un sacco di tempo con la scusa che vi servono per vendere di più, perché non è così.

I dpi sono inutili nei video

Le foto che usi per montare i time-lapse sono jpg a 300 o 72 dpi?

Attenzione. I dpi sono un valore che interessa solo a livello di stampa.

Quando importi gli scatti in After Effects, in Davinci Resolve o in qualsiasi altro software di montaggio che trasforma le sequenze di foto in video time-lapse, questo non ti chiede di impostare i dpi. 

Se prima di importare le foto in un software di montaggio video le passi per un software di foto-ritocco, non fa nessuna differenza i dpi che lì imposti, perché la risoluzione rimane invariata, ed è quella che conta nel video.

Vendere stock images e stock footage di siti archeologici

Questo sabato sarò agli scavi archeologici di una nota località italiana. Ne volevo approfittare per fare riprese da inserire nei microstock.

Mi chiedevo se fare riprese in siti archeologici a pagamento viola i diritti di copyright della struttura anche se li inserisco come licenza editoriale.

Purtroppo sì. Sono sicuramente riprese che richiedono preventiva autorizzazione (e pagamento) per essere effettuate senza avere problemi di copyright. 

E' sempre il solito discorso: con la licenza editoriale, visto che la Costituzione garantisce il diritto di cronaca dovresti essere apposto, ma non sei mai sicuro al 100%. 

E' come con la Torre Eiffel di notte. In teoria puoi fotografarla, ma non puoi pubblicare le immagini, perché ledi il copyright di chi ha creato il gioco di luci che la illumina. Di fatto quando vedi quell’immagine in rete nel 99,99% dei casi non ha l’autorizzazione.

Avevo scritto un post approfondito a riguardo:

https://stockfootage.it/licenze-editoriali-cosa-sono/

Se contatti i gestori del sito archeologico che visiterai, ammesso che ti rispondano, puoi sapernei di più, ma credo ti dicano che le riprese con il cavalletto sono proibite.

Forse, se vuoi rischiartela, ti conviene fare tutto a mano libera fingendoti un turista e stabilizzare con software come Davinci, che sono ottimi da quel punto di vista.

Come indicizzare meglio i propri contenuti

Se non ho capito male come funziona, se vendi di più sali anche in graduatoria come ricerche.

Quindi, se su Shutterstock carico molte foto (ne ho qualche migliaio in archivio), che mi sembra si vendano facilmente, la vendita di foto può aiutare l’algoritmo anche per le ricerche sui video?

Cioè posso sfruttare le vendite delle foto per far salire l’algoritmo sul mio profilo?

Tipico fotografo bravo a fotografare, che legge un po’ di cose su internet, tendenzialmente abbastanza a caso e senza avere l’umiltà di ritenersi un po’ ignorante in materia, e crede di aver trovato la formula magica.

Caro amico, ti dico quello che penso io sui motori di ricerca delle agenzie. Se ragionano come Google, che oggettivamente è il riferimento di tutti in materia di motori di ricerca, succede questo: 

poniamo che tu abbia 1000 foto già pubblicate. Se queste vendono sopra la media, succederà che al tuo prossimo caricamento quelle foto, almeno in un primo momento, vengano favorite nelle ricerche, rispetto a quelle di un produttore che vende invece meno della media. 

Poi col tempo, quest'ultime che hai caricato verranno mostrate dalle agenzie in una posizione favorevole alla vendita, quindi in alto, solo se i compratori le avranno premiate acquistandole.

Quindi: quando carichi le tue foto sono in alto se la media vendita del produttore è alta. Col tempo rimangono in alto solo se l'agenzia capisce che (le foto e non il produttore) hanno performance di vendita superiori alla media.

Se hai quindi qualche migliaio di foto in archivio e pensi che queste possano vendere bene, caricale. Oltre alle royalty che genereranno, favoriranno le vendite anche dei tuoi futuri caricamenti.

Picworkflow e dropstock.io

Io uso pickworkflow e dropstock.io per valutare i soggetti con più mercato, ma a volte noto che Pickworkflow ad alcuni soggetti non trova riscontri.

Secondo te perchè sono inflazionati o perché sui siti non c'è richiesta o perché non c'è ancora nulla su questi argomenti nei microstock stock?

Su dropstock.io, che ho conosciuto grazie al tuo sito, a volte, per iniziare a comprendere il valore dei soggetti, ricerco un termine solo per le fotografie, e poi lo cerco per i video. Con le fotografie ho risultati sia bassi che alti a seconda dell'argomento, mentre per i video molte volte mi dà risultati praticamente nulli. Come vanno interpretati questi risultati?

Grazie amico per aver fatto scappare gli ascoltatori, magari gli spettatori YouTube rimangono invece, perché il montaggio fa miracoli.

Premetto che è impossibile dare una risposta molto specifica in un podcast, per lo meno farlo senza far venire il mal di testa a chi ascolta.

Quindi comprate il mio corso e non permettetevi più di farmi queste domande. No, sto scherzando.

Le risposte che contano sono due. Picworkflow sono due o tre anni che non viene aggiornato, quindi è come se non esistesse.

In dropstock.io i punteggi di vendibilità di foto e video hanno due scale completamente diverse, e che non sono correlate tra di loro. Le fotografia hanno una scala che produce valori più alti, ma non perché guadagnate di più. Le analisi dei punteggi di vendibilità vanno fatte confrontando i soggetti all’interno o della categoria foto, o della categoria video, mai confrontando le foto con i video o viceversa.

L'importanza di sapere l'inglese per vendere microstock

Purtroppo non conosco l'inglese. E' un problema vero per il microstock?

Sì, è' un grande problema, perché tutta la parte di compilazione dei titoli e delle parole chiave, per essere fatta bene, va fatta in inglese. 

C'è un software che, grazie all'intelligenza artificiale, riconosce le parole chiave delle foto e ti permette poi di fare il copia e incolla di queste, ovviamente in inglese, nelle schede delle agenzie. 

E' questo qui:

https://www.everypixel.com/aesthetics

E’ tutt’ora un po’ impreciso. 

Altrimenti potresti trovare qualche freelance (leggi la mia guida) che si occupa di quella parte del lavoro per te, ma di solito è una cosa che si fa quando si è già cominciato a vendere bene, perché costa parecchio farlo, anche se il ritorno, qualora le proprie immagini abbiano una buona vendibilità, è garantito.

Se posso consigliarti, non è solo una questione di microstock, ma ci sono 1000 modi per imparare l'inglese oggi, spesso anche gratuiti. Ci sono tanti podcast che lo fanno per esempio. La divulgazione oggi è in lingua inglese, quindi vai su Udemy e fatti un corso per pochi euro, se vuoi entrare dalla porta principale del mondo che sta venendo avanti.

Ne parlavo anche nel mio libro.

I contenuti still life

Ha senso creare contenuti di still life?

Oppure è meglio lasciarli fare a chi ha uno studio fotografico indoor?

Domanda non molto professionale direi.

Se intendi che adesso non hai la minima padronanza della macchina fotografica e di come fare ad allestire un set fotografico, ti conviene fare un bel corso su Udemy, scusate se torno sull’argomento, ma l’improvvisazione porta sempre a insuccessi e perdite di tempo. Bisogna quindi sempre imparare a fare le cose, prima di sperare di guadagnarci qualcosa.

In tema di still life, se vuoi partire dal basso, comprati un soft box. Costa meno di 100 euro, luci incluse, e per cominciare non richiede chissà quale esperienza.

Io con un time-lapse di un orologio IKEA girato in un soft box ho guadagnato diverse centinaia di dollari su Pond5.

Istockphoto conviene ancora?

Un po’ più domande del solito, visto che in settimana ho trovato il tempo di rispondere a voi gentili ascoltatori nonostante il libro.

Mi scrive poi l’ottimo Paolo Galasso, con un dubbio che mi sento di girare a voi ascoltatori, visto che mi chiede di un’agenzia che io non frequento da un pezzo, nonostante a 10 anni dall’ultimo caricamento continui a pagarmi centinaia di dollari all’anno di royalty.

Ciao Daniele, volevo chiederti un parere: mi è capitato di vedere online qualche produttore (anche piccolo, con solo 50-60 video nel portfolio) che parlava di vendite di stock footage su Istockphoto a prezzi bassi, ovvero 7-10 euro a download.

Alla fine ormai non siamo troppo distanti dalle royalty che paga Shutterstock. Credi che valga la pena caricare stock footage su Istockphoto o secondo te è solo una perdita di tempo ulteriore?

Hanno abbonamenti "all you can download" o a prezzi tanto stracciati da non valerne la pena?

Da quel poco che ho potuto vedere, i prezzi per i video si aggirano intorno ai 45 dollari e, visto che pagano il 20% ai produttori, si guadagnerebbero all'incirca 8-9 euro a download.

Ho iniziato a caricare qualche foto tanto per vedere come funziona ma ero in dubbio sull'investire seriamente il mio tempo caricando lì tutto il mio portfolio.

Ottima domanda caro Paolo.

Errata corrige rispetto a quanto ho appena detto. O meglio parzialmente errata. A pagarmi non è Istockphoto ma Getty, che paga le royalty dei contenuti caricati su Istockphoto.

Io sono anni, come dicevo, che non uso Istockphoto, perché era diventata un disastro come royalty. In funzione di questo, vado male a darti una risposta competente, quindi chiedo aiuto a voi, osservatori del podcast.

Le osservazioni di Paolo sono corrette, visto che purtroppo i prezzi si stanno livellando verso il basso e le agenzie tutte, Adobe Stock a parte, hanno scelto quella direzione, quindi il suo ragionamento è corretto. Aspetto di sentire se qualcuno con più cognizione di causa di me sull'argomento conferma le mie impressioni.

Cari amici, è tanto bello ricevere informazioni, ma a volte bisogna anche condividere, ricordatevelo. Usate il modulo contatti del sito per scrivermi a riguardo, o rispondete alla mail se ricevete le mie newsletter nelle quali puntualmente vi ricordo in anteprima che è uscito un nuovo episodio del podcast.

E con questo invito alla condivisione, ovvero a fare quello che salverà il mondo, cioè non tenersi i segreti, perché proprio grazie alla disintermediazione di internet io per pubblicare il mio libro non ho perso mesi a girare per le case editrici, cercando il contatto giusto per una spintarella. Quindi realizzare il proprio progetto oggi è qualcosa di semplice, e per una persona che ha 1000 idee come me e che non riuscirà mai a realizzarli tutti perché non ha il tempo materiale di farlo non c’è nessun motivo di non condividere quanto di buono scopre, dichiaro concluso il centesimo episodio di vendere foto e video online e io vi ricordo che nella vita l’importante non è divertirsi ma essere felici.

Ciao.

Ok, io ci ho messo un giorno di lavoro per produrre questo contenuto e tu ci impieghi 5 secondi per cliccare su uno dei tre tasti qui sotto, ma più che per questo, perché non condividi la pagina semplicemente per aiutare i tuoi amici appassionati di fotografia a guadagnare?