Oltre ai podcast faccio anche video. Ne ho creati 4 per insegnare a chi scopre il microstock come iniziare a vendere foto e video online: posso mandarteli?
In questo episodio parlo di:
- responsi alle richieste di partecipazione all'area abbonamenti di Storyblocks,
- che logica seguire per guadagnare (con foto e video) grazie ad Internet,
- perché con il microstock si impara a fare soldi anche se non si fanno soldi,
- perché la politica di Storyblocks è giusta,
- stock footage creato da chi realizza filmati industriali,
- quanto contano le keyword per i revisori di stock images e stock footage,
- come usare Multcloud se si ha una linea internet lenta,
- perché BlackBox si conferma uno strumento deludente,
- come certi utenti rubano i video su YouTube nonostante il watermark.
L'annuncio di Storyblocks
Un mese fa abbiamo annunciato il lancio del nostro programma di abbonamenti. Tantissimi contributor ci hanno contattato per partecipare.
Come era facile capire, ci sono stati anche tanti contributor che però hanno chiesto notizie del nostro Marketplace. Quindi oggi annunciamo formalmente che fra meno di un mese questo chiuderà, visto che concentreremo i nostri sforzi per far crescere la sezione abbonamenti.
Il nostro obiettivo è stato sempre fornire ai clienti contenuti di alto livello e contemporaneamente pagare ai produttori commissioni oneste. Abbiamo creato il Marketplace per questo, ma sfortunatamente non è cresciuto abbastanza per soddisfare i bisogni dei produttori e della platea emergente di compratori a cui ci rivolgiamo: i creativi di massa.
Meno del 5% dei nostri clienti comprava dal Marketplace. Tanti produttori si lamentavano delle scarse vendite, così abbiamo capito che ci serviva un nuovo approccio.
Il programma di abbonamenti vi permette di trovare un nuovo pubblico, che altre agenzie non riescono a catturare completamente, e ad essere parte di questo successo facendo crescere i vostri guadagni.
Qualsiasi sia la vostra decisione, vi diciamo un grazie di cuore per aver lavorato con noi, supportando la nostra comunità negli anni. Speriamo che rimaniate partner del nostro progetto di rendere disponibile una collezione di stock di alto livello a una nuova generazione di storyteller indipendenti.
Io avrei detto che il progetto invece è semplicemente di fare più soldi possibili. Che è un progetto bellissimo, legittimo ed è anche il mio, che però non mi nascondo dietro a tanti giri di parole filosofici.
Con questa mail che riesce quindi ad essere più cinica delle lettere di licenziamento di quegli imprenditori incapaci e che nascondono la loro mediocrità dietro le conseguenze della globalizzazione, delle tasse, della tecnologia o di chissà cos'altro, mettendo sulla strada decine di persone a cui magari da mesi non pagano lo stipendio, seduti sulle loro Mercedes fiammanti e con il weekend a Cortina prenotato, Storyblocks apre un'ulteriore nuova fase nel mondo del microstock.
Storyblocks e la vendita dei contenuti in abbonamento
Ci eravamo lasciati (ascolta l'episodio precedente) con la stessa Storyblocks che chiedeva ai produttori di partecipare alla loro area abbonamenti, che fino a quel momento era ristretta ai contenuti di pochissimi produttori selezionati per invito.
Non ritorno sull'argomento, perché ne ho già parlato. Riassumo solo che fare domanda per partecipare a quel programma di vendita in abbonamento:
- vi genererebbe scarsi guadagni,
- vi esporrebbe a furti di contenuti.
Quindi, il mio modesto parere è che non convenga.
Tanti non la pensano come me e quindi vi dico cosa è successo a chi ci ha provato, leggendovi a riassunto dell'accaduto, i messaggi di due ascoltatori, a dire il vero secondo me anche bravi a produrre, visto che li conosco, e che quindi proprio per questo fanno porre nuovi interrogativi su quello che sta succedendo.
I responsi delle prime richieste di aderire al programma di abbonamento di Storyblocks
Messaggio numero 1, datato due giorni prima dell'annuncio che ho dato all'inizio dell'episodio:
Ho appena ricevuto il rifiuto da Storyblocks di partecipare al programma illimitato. Forse hanno visto che ultimamente ho caricato solo film storici e che sono gli unici che ancora vendono ed hanno pensato che avrebbero guadagnato di più a lasciarli in vendita a 79 dollari.
In realtà, caro amico mio, i fatti hanno smentito questa tua interpretazione.
Messaggio numero 2, questo invece datato il giorno dopo l'ultimo annuncio di Storyblocks.
Hai visto che bella confusione sta facendo Storyblocks? Io non sono stato accettato nel programma di abbonamenti e con la chiusura del Marketplace di fatto non venderò più nulla con loro.
Per carità, prima vendevo molto poco. Però mi dà fastidio aver investito tempo a caricare da loro e che ora chiudano la baracca.
Chissà se questa cosa succederà anche con altre agenzie in cui invece sto vendendo.
Non vi nascondo, cari amici, torno con le parole di Daniele Carrer - che sarei io per chi non mi conosce - che questa è la seconda notizia bomba in due episodi, e la cosa strana è che in entrambi i casi è Storyblocks che ha generato il botto.
Ovviamente solo per motivi di strategia comunicativa Storyblocks ha diviso in due l'annuncio, perché tutto fa pensare che già ai tempi del primo comunicato sugli abbonamenti avevano deciso di chiudere il Marketplace, solo che non volevano ancora dirlo.
Quando la mia casella diventa bollente...
Quando succede qualcosa del genere la mia casella di posta elettronica diventa bollente, e ciò mi riempie di gioia, perché significa che un pochino il mio progetto di divulgazione è apprezzato. Diventa rosso fuoco della serie:
Ciao, Daniele. Hai ricevuto la mail di Storyblocks che annuncia che chiuderanno il Marketplace video in favore del loro "partner program"? Sono impazziti? Che ne pensi?
Aggiungo io, chiuderanno anche il Marketplace delle immagini, ma su quello io per primo sono stato sempre critico.
Ciao Daniele,
che ne pensi? Alla fine siamo costretti a fare domanda per entrare nel loro Member Library Partner Program se vogliamo mantenere il nostro account ed i contenuti caricati. Altrimenti perdiamo tutto… io ho fatto richiesta e vediamo se, come dicono loro, questo ci favorirà nei guadagni, il tempo ce lo dirà.
Altro messaggio:
Caro Daniele, come stai? Storyblocks…..here we go! Come avevamo previsto, siamo alla frutta. Speriamo non sia davvero l’inizio della fine del microstock come lo conosciamo oggi. Ma ho idea di sì.
Ovviamente attendo il tuo prossimo podcast dove potrò ascoltare anche le tue riflessioni in merito.
Quello che penso io di Storyblocks
Il mio parere sulla questione, ragazzi, non è altro quello che diversi mesi fa spiegavo nel mio libro (guarda di cosa si tratta). Il discorso è un po' approfondito, quindi mettetevi comodi.
Se sapete fotografare e riprendere, al giorno d'oggi, avete in mano un bazooka in un mondo che comunicherà sempre più con immagini e video, e aggiungo io visto che questo è un podcast, con le parole, e sempre meno con i testi.
Perché del web (mi dispiace dirlo) non capite nulla
In questo momento storico, se siete ignoranti in materia di web - e vi garantisco che lo siete anche se passate due ore al giorno su Facebook - o forse lo siete proprio per tutto il tempo che passate su Facebook, che per altro è molto più del tempo che sospettate, il microstock è il modo migliore per entrare nel mondo del business digitale per i fotografi e i videomaker, che nel 99,9% dei casi sono artisti e non imprenditori nell'animo.
Vendere foto e video online nelle agenzie di microstock è il punto di partenza perché in quel caso tutta la parte di vendita sulla quale gli artisti, quando si tratta di uscire dai salotti, sono dei perfetti incapaci, è a carico delle agenzie.
Quindi fotografi e videomaker, fino a quando non imparano, possono concentrarsi sull'arte, lasciando fare gli imprenditori a:
- Shutterstock,
- Pond5,
- Adobe Stock
che sono delle macchine da soldi ottimizzate per crescere in continuazione.
Se non fosse così sarebbero già fuori mercato, perché il web non è l'economia statalizzata delle partecipazioni statali degli anni 80, quando se un'azienda andava male arrivava lo Stato e quindi i contribuenti, a costruire la fabbrica all'imprenditore privato o mettere in cassa integrazione gli operai che non sapeva più come far lavorare.
Il web è la savana, dove il leone mangia le gazzelle più deboli, e dove il leone debole muore di fame.
Questo sistema conviene a tutti quelli che hanno voglia di fare, anche ai produttori, visto che dalle vendite guadagnano una percentuale del prezzo pagato dai clienti. Quindi più le agenzie fanno soldi e più i produttori fanno soldi in proporzione.
Non c'è, quindi, lo stesso rapporto tra padroni ed operai delle fabbriche degli anni '70, quando gli operai pensavano di principio che il padrone li stesse fregando. Perché se Shutterstock incassa 70 milioni di euro l'anno, i produttori ne incassano 30 milioni. Per portare quei 30 milioni a 60, semplicemente Shutterstock deve vendere il doppio, ovvero fare quello che ha tutto l'interesse di fare.
Non c'è in mezzo l'inefficienza di una trattativa sindacale in mezzo, quindi l'innesto di un nuovo soggetto che di sicuro non fa al 100% gli interessi di chi dice di tutelare, perché deve fare anche i SUOI interessi. Ci sono solo numeri e algoritmi che, credetemi, sono molto meglio delle pubbliche relazioni per far progredire il mondo.
Imparati i meccanismi del microstock, cosa che i fotografi e i videomaker devono fare se vogliono vendere, si raggiunge un livello di consapevolezza di come funziona il web che permette anche di abbandonare il microstock per fare altro con le vostre foto e i vostri video, magari di molto più redditizio, o molto più soddisfacente, e che vi può far cambiare vita.
Se non passate per il microstock lì non ci arrivate. Perché il futuro del business legato alla fotografia e al videomaking è il web, non vendervi per 50 euro al giorno per fare le foto ai matrimoni, lamentandovi degli scappati di casa che lo fanno gratis, o andare a fare filmati aziendali per la piccola impresa dell'amico dell'amico che poi vi rompe le scatole per mesi perché secondo lui il vostro video andava fatto diversamente.
I meccanismi del web, gli artisti della fotografia non li possono capire. Li possono solo contestare, perché vanno contro i loro interessi.
Quei geni che pretendono di fotografare per diritto divino, non possono mettersi in gioco accettando che non si vende per il solo fatto di fare la foto perfetta, ma perché si è fatta la foto ai soggetti che cercano i clienti. Non possono accettare di imparare i software, anche gratuiti, che esistono per capire quali questi soggetti sono, analizzando lo storico delle vendite e i contenuti già pubblicati.
La stessa foto venduta tre volte tanto per merito della descrizione
Quegli artisti e quei geni, non immagineranno mai che prima di andare a fotografare Roma si può capire se è più probabile vendere la foto del Colosseo o la foto della Basilica di San Pietro. O se il Colosseo è più probabile venderlo se lo si fotografa di giorno, piuttosto che di notte o al tramonto.
E' molto più facile:
- fare di testa propria,
- non vendere,
- dire che il microstock è una fregatura che fa gli interessi delle multinazionali che governano il mondo.
Non è comodo per certe persone sapere che la stessa identica foto del Colosseo, la vendete tre volte tanto se la descrivete con la parola inglese Coliseum, anziché con la parola, ugualmente usata in lingua inglese, Colosseum.
Parlo della stessa identica foto, perché vendere è principalmente una questione di metadati:
- Titoli,
- Descrizioni
- Parole chiave associate alla fotografia
come spiego, numeri e strumenti alla mano, nei 4 video che mando a chi si iscrive alla mia newsletter.
Quindi non è filosofia la mia, è matematica.
Il microstock come Google
Questi meccanismi dei microstock sono gli stessi con cui Google indicizza i siti.
Quando qualcuno fa una ricerca su Google, ovvero decine di milioni di persone ogni giorno solo in Italia, scrivendo una parola chiave, fa tutta la differenza del mondo per il business che c'è dietro a un sito apparire in prima pagina o no.
Arrivare in quella prima pagina è una cosa alla portata solo di chi conosce le regole di indicizzazione e le sa applicare, come accade nel microstock.
Gli altri è meglio che continuino a mettere mi piace sulle foto dei gattini dei loro finti amici su Facebook, perché, se non cambiano, non hanno nessuna possibilità di migliorare la loro vita grazie al web.
Mi dispiace della decisione di Storyblocks, ma...
Quindi mi chiedete:
cosa ne penso di Storyblocks?
Mi dispiace perché ci perderò un po' di soldi. Mi dispiace perché un paio d'anni fa avevano preso delle buone decisioni, come:
- alzare i prezzi,
- introdurre le licenze estese e non era prevedibile la loro scelta.
Non più tardi di tre mesi fa mi ero alzato e in una notte avevano venduto tre vecchi miei video a 229 dollari l'uno, ricevendo la metà di quei soldi nel mio conto.
Però, oltrepassato il primo minuto di delusione, si è fatta avanti la mia concretezza, che è quella di una strategia di fondo che mi pone in una posizione di sicurezza verso ogni avvenimento che nel web può succedere da un giorno all'altro e senza preavviso.
La mia storia con Storyblocks
Quando quelli di Storyblocks, 4 anni fa, mi hanno contattato per chiedermi se volevo vendere i miei video nel loro sito, ho avuto la sfacciataggine di rispondere che mi dovevano pagare per farlo, visto che erano stati loro a contattarmi. Quindi mi hanno dato 3000 dollari solo per mettere i miei video lì, più tutte le royalty che poi ho guadagnato.
Io li ho sfruttati e loro hanno sfruttato me e tutti gli altri produttori per le loro strategie, questo è il rapporto di lavoro sano che ci deve essere.
Logicamente dovete lavorare giorno e notte per mettervi nella posizione di avere potere contrattuale, perché se quei soldi glieli avesse chiesti il classico scappato di casa che crede nelle formule magiche per diventare ricco e crede di poter vendere le foto storte fatte con lo smartphone, allora non gli avrebbero nemmeno risposto.
Io invece avevo lavorato come un mulo per costruirmi un portfolio che aveva un valore. E contemporaneamente avevo studiato come applicare quel valore al mondo del digitale. Perché, e questo è un errore che fanno tutti i fotografi e videomaker che credono che il digitale siano i social network, gli haters e i contenuti rubati, quel valore non è lo stesso che conta nelle mostre d'arte o nei tipici lavori da fotografo che si fanno quando si apre il negozietto, dentro cui oramai entrano solo nonne che ristampano le foto dei figli quando erano bambini e rappresentanti che provano a vendere qualcosa.
Dovete sfruttare il microstock, oltre che per farvi pagare le vendite, anche per capire come funziona il business digitale.
Se il vostro scopo è questo, Storyblocks, ma a questo punto anche Pond5, Shutterstock e Adobe Stock, possono chiudere anche domani, che comunque il vostro scopo non è vendere foto online:
il vostro scopo è guadagnare con la fotografia, e il microstock è la palestra migliore per imparare a farlo.
Lo stock footage di soggetti a sfondo industriale
Mi occupo di fotografia industriale. Quello che sto pensando di fare è puntare sul footage di questo argomento. Se hai tempo da perdere e voglia di perderlo, ho fatto questi due video che mi sono stati accettati da Shutterstock e Adobe stock giocando con una molla. Mi sembra d'avere capito che questo genere non lo tratti.
È così perché hai scelto di concentrarti su altro o perché pensi che non renda?
Ho visto entrambi i tuoi video e sono girati magnificamente. Ma, non prenderla male - perché il mio è un giudizio commerciale legato al microstock - hanno scarse possibilità di vendere, perché sono troppo astratti.
Visto che ti occupi di fotografia industriale, ti consiglio di andare più sul pratico (parlo sempre di microstock, relativamente al tuo settore sicuramente non mi permetto di dare giudizi perché sei tu quello che mi può insegnare le cose): se riprendi il macchinario in produzione, e magari a fianco al macchinario fai in modo di avere un operaio, mettendoti d'accordo per la liberatoria, o sfocandolo, quello è un contenuto che ha delle ottime possibilità di vendere nel mercato del microstock.
Se poi usi la stessa tecnica di ripresa raffinata che hai usato nei video che ho visto su Youtube, hai ancora più possibilità di vendere e, se inizi a girare centinaia di video del genere (parlo sempre di footage e non di immagini perché, come hai capito, i guadagni sono nettamente superiori), allora le singole possibilità di vendita in un portfolio strutturato si moltiplicano in maniera più che proporzionale.
Le keyword inserite dopo l'accettazione del contenuto
Una volta che la clip è online su varie agenzie, quindi è stata accettata, e io mi rendo conto che ho mancato di inserire delle keyword importanti, le posso cambiare direttamente senza rimettere la clip alla revisione dell’agenzia?
E poi le agenzie cosa giudicano della clip? Anche il tipo di parole chiave scelte? Magari strafalcioni di traduzioni ecc ecc..
Le agenzie ti permettono di modificare descrizioni e parole chiave dei contenuti anche dopo la loro approvazione.
Tendenzialmente le revisioni vengono fatte solo sui contenuti, e a livello di parole chiave corrispondenti o di errori grammaticali non fanno grossi problemi. Per lo meno a me non li hanno mai fatti, anche se non ci crederete mai... soprattutto all'inizio, tante cose le sbagliavo anch'io.
Multcloud
Per quanto riguarda Multicloud (guarda il tutorial), che ritengo un ottimo sistema, specie per chi come me non ha una buona connessione, ti chiedo se è possibile sfruttare un spazio FTP nel proprio sito.
Mi spiego meglio: il mio sito è su server Aruba che dà agli utenti spazio web illimitato. Secondo te potrei caricare le mie clip in una cartella nascosta su questo spazio per poi sfruttarlo con Multicloud?
In tal modo terrei tutte le clip in un solo luogo sempre a portata di mano con vari back-up effettuati da Aruba e senza problemi di spazio.
Ho controllato su Multcloud, che a dire il vero è un po' che non uso perché mi dava qualche problemino, ma sono felice che a te funzioni regolarmente.
A occhio sembrerebbe che si possa fare quello che vuoi fare tu. Quando clicchi, sulla sinistra in alto, "add cloud drives" nella finestra successiva ti dà la scelta FTP. A quel punto inserisci i parametri del tuo server Aruba e dovresti riuscirci.
BlackBox: feedback
Ho provato un po' BlackBox. Spoiler: deluso.
Ho caricato dei video che avevo fermi da mesi e che in genere non vendono molto. Per alcuni ho trovato un curator che li ha tagliati ed indicizzati per cui bene.
Poi una tizia ha accettato dei progetti ma per due mesi non si è fatta sentire. Mea culpa che sono stato tollerante. Poi sollecitata ha caricato 4 video sui 50 da sistemare e senza tagliarli. A quel punto mi arrangiavo da solo senza spartire la torta.
Ora devi trovarti un curator attraverso la loro pagina FB e poi caricare il risultato sul loro sito. Loro non aiutano più con l'assegnazione del curator. A questo punto ne cerco uno in un sito qualsiasi tipo freelancer, Fiverr, ecc, trovo uno in Vietnam o in India, gli pago il lavoro una tantum e alla fine il 100% delle vendite è mio.
Inoltre passando i file grezzi al curator hai sempre il rischio che te li rubi.
Erano queste le parole di un gentile ascoltatore. La sua mail poi continua, ma vorrei soffermarmi su quanto detto fino a qui.
BlackBox è quel servizio che vi permette di girare e basta, poi potete appaltare ad altri il montaggio, l'esportazione e anche il keywording. Ne ho parlato negli ultimi episodi, e non potendolo usare in prima persona, tanti ascoltatori molto gentilmente lo hanno fatto per me, quindi sono qui a condividere le loro opinioni.
Alla fine, il futuro secondo me è l'intelligenza artificiale, quindi servizi come Everypixel DAM, di cui vi fornirò ulteriori pareri nei prossimi episodi.
I freelancer a basso costo sono solo una soluzione temporanea che anch'io oggi uso, ma per altre cose relativamente al fare data entry per i miei siti. Se comunque, caro amico che hai scritto, ne trovi qualcuno buono per fare keywording, caro amico, se ti va, segnalamelo, che lo condivido nel podcast, così da togliere un po' di sofferenza a tutti coloro che, come me, non sopportano tanto la parte burocratica.
Ovviamente per avere un senso, anche per le cose che ho detto proprio in questo episodio del podcast, deve essere proprio bravo e saper usare dropstock.io.
Il watermark a volte non basta
Un'altra cosa a proposito di loghi in centro al video.
Un Peruviano ha usato roba mia in tre video. Eccone due:
Ho segnalato i primi due. Mi manca il terzo, ma lo farò a breve. Lui ha risposto contro-segnalandomi, ma ovviamente senza dimostrare che erano suoi. Sono palesemente rubati dal mio canale, in uno si vede ancora il mio logo e le mie schermate finali. L'altro l'ho caricato anni prima di lui. Beh, YouTube ora pretende da me un'azione legale. Ho scritto venti volte al supporto copyright di YouTube per chiedere che un essere umano guardi la cosa, ma in quasi tre settimane non hanno mai risposto.
Come sai, caro amico che hai scritto, anch'io ne ho uno bello fastidioso di watermark nei miei video su YouTube.
Un mese fa, per caso, mi sono imbattuto nel mio video in un altro canale. Come se fosse la cosa più normale del mondo uno se l'era caricato, visto che è oramai diffusa l'idea sbagliata che quando qualcosa è nel web sia di tutti (e pensa se non avessimo il watermark).
L'ho segnalato a YouTube e nel giro di un giorno l'hanno subito tolto, sarà perché oramai ho 34 mila iscritti e centinaia di migliaia di visualizzazioni al mese.
Certo che quelli di YouTube mi fanno un po' ridere: recitano la parte dei fenomeni fingendosi dalla tua parte dicendoti di fare causa, quando basterebbe un software per riconoscere i doppi video, e quindi i plagi.
In realtà, a mio avviso è nel loro interesse mantenere nella piattaforma i video rimontati, visto che ne hanno milioni (a partire da quelli dei gattini e assimilati) e portano spettatori e coinvolgimento in chi guarda. E quindi ci andiamo di mezzo anche noi.
Però loro hanno la piattaforma e sono quasi monopolisti dei video, e quindi non si può fare altro che inchinarsi alle loro politiche.
Bene ragazzi, episodio miliare anche questo. Chissà se fra cent'anni le mie parole rimarranno scolpite nella roccia o, citando un vecchio film, andranno invece perdute nel tempo come lacrime nella pioggia.
Il 76esimo episodio di "vendere foto e video online" termina qui, e io vi ricordo che nella vita l'importante non è divertirsi ma essere felici.