Una rendita passiva è un incasso costante che arriva anche mentre non si fa nulla. Nel web esistono decine di modi per generare una rendita passiva, ma la maggior parte di questi non è nemmeno in grado di pagare un caffè al giorno a chi la mette in piedi. Gli incassi della pubblicità di un qualsiasi canale YouTube sono a tutti gli effetti una rendita passiva, ma sono talmente bassi che non rappresentano una degna remunerazione nemmeno del tempo che si impiega a controllare le statistiche.
Ho un canale YouTube con:
- più di 2 milioni di visualizzazioni totali;
- target internazionale alto spendente (come dicono gli analytics).
Posso quindi contare su numeri che non sono alla portata del 99,99% di chi apre un Canale YouTube.
Questi sono i miei guadagni del 2017:
533,19$, sui quali prima devo sottrarre le spese e poi devo pagare le tasse. Dal punto di vista imprenditoriale il nulla assoluto. Ma internet è un meccanismo che, a volte, sa essere molto lenti.
Questo è invece quanto successo nel 2018:
Sono sempre pochi per giustificare lo sforzo produttivo che sto fcendo con il mio canale, ma la progressione mi dà buone speranze. Ad ogni modo, se volete approfondire l’argomento come guadagnare con la partenership YouTube vi consiglio di leggere quest’altra mia pagina.
Vendere foto e video online
Nel 2006, per conciliare la mia passione per il viaggio con la mia passione per la ripresa e la fotografia, ho iniziato ad inviare contenuti ad Istockphoto, un sito di microstock sul quale oggi non carico più niente perché è stato superato da altri decisamente più performanti.
Non aggiungo tanti particolari alla mia storia di produttore, perché ne parlo in moltre altre pagine di questo sito. Vi faccio solo vedere la mia bacheca personale su Shutterstock, la seconda agenzia più redditizia per me.
$35.169,71 di incasso totale, particolarmente concentrato nel periodo successivo al 2013 quando ho professionalizzato la produzione. A quei soldi vanno aggiunti quelli generati costantemente da:
- Pond5
- Videoblocks
- footageforpro.com (il mio sito di microstock)
- le altre agenzie nelle quali non carico più e che, visto che parliamo di rendita passiva, generano tutt’ora guadagni.
In tutto ciò la notizia è che, avendo portato avanti negli ultimi 9 mesi altri progetti:
non sto più creando nuovi video e nuove foto da vendere online. Quelli vecchi però continuano a rendere. Ecco cos’è una rendita passiva.
Come fare a crearsi una rendita passiva
Il bello e contemporanemante brutto di vendere foto e video online è che tutti possono farlo. Basta attrezzatura da non più di 1500 euro (conosco anche gente che vende contenuti creati con lo smartphone). Ci si iscrive in maniera del tutto gratuita alle agenzie, lasciando a queste una percentuale sui guadagni che varia dal 70% di Shutterstock allo 0% di Videoblocks.
Se si riesce a professionalizzare la produzione si ha la possibilità di viaggiare per il mondo ripagandosi hotel, voli e tempo con le vendite che si ottengono.
Essendo però tutto troppo bello per essere vero, da quando si è sparsa la voce è sorto un problema:
- la concorrenza
che ha distrutto i sogni di chi decide di iniziare a produrre oggi.
La scalabilità
Quelli riportati qui sopra sono i miei best seller su Shutterstock. L’importo scritto è quello che ho portato a casa io. Il numero sulla destra corrisponde alle volte in cui ho venduto quel video, perché un concetto tipico del business sul web, che va pari passo con quello di rendita passiva, è la scalabilità:
- la possibilità di vendere un numero infinito di volte lo stesso contenuto, senza ulteriori aggravi di tempo e di fatica per chi i soldi li incassa.
Quest’ultimo concetto vale per tanti tipi di monetizzazione:
- vendita di ebook;
- pubblicità sui propri siti;
- affiliazione Amazon.
Tutti business elencati in qualsiasi guida alle rendite passive, ma che in realtà generano solo spiccioli, fatto salvo per il secondo, ma solo se vi chiamate Salvatore Aranzulla e avete messo in piedi un team che rinnova continuamente i contenuti (quindi scalabile sì, ma non una rendita completamente passiva).
Nello screenshot dei miei best seller su Shutterstock riconoscerete Parigi, Roma, Milano, Londra, Barcellona. Tutti luoghi che, almeno in parte, avete di sicuro visitato per turismo. Essendo il sogno di tutti viaggiare e venire pagati per farlo, centinaia di appassionati di fotografia e ripresa, ma anche semplici cacciatori di soldi facili, si sono buttati sulla produzione, e oggi è molto più difficile di una volta guadagnare vendendo:
- stock images;
- stock footage
soprattutto se si fa di testa propria, anche se si proviene dalla fotografia professionale, ma offline.
Non mi avventuro in questa pagina nella classica:
- guida per diventare ricchi con il microstock
perché ho creato un sito che, ad oggi, ha centinaia di contenuti che spiegano come guadagnare con il mio sistema. Constato solo che è una faticaccia riuscirci, perché richiede l’acquisizione di una grande conoscenza del mercato e lo sviluppo di procedure di produzione che non sono alla portata di:
- artisti;
- perditempo vari
ma solo di imprenditori del web che non hanno paura di sacrificarsi su lavori poco piacevoli, ma che alla fine ripagano.
La mia più grande rendita passiva
A fine 2015 mi contattò Pond5 in maniera informale. La tipica mail che quando ti arriva capisci che sotto c’è sicuramente qualcosa di positivo e magari anche di grosso:
vorremmo farti una proposta, possiamo avere un colloquio via Skype?
Il mio livello di inglese è buono tanto quanto basta a non avere problemi con le keyword del microstock o con i siti internazionali dai quali acquisisco giornalmente informazioni che mi permettono di portare avanti con successo i miei business, ma un colloquio in diretta, soprattutto con una connessine internet all’italiana, non è qualcosa che mi sento di passare indenne evitando danni alla mia immagine di produttore internazionale. Adducendo (sinceramente) problemi di provider ripiegai quindi sulla possibilità di ricevere la stessa proposta per posta elettronica.
Gli Americani (Pond5 ha il cervello a New York anche se la sede legale/fiscale è in Irlanda) sono gente molto concreta e che va dritta al punto in tema di business. E’ brutto da dire, ma anche nel mondo uniformato dalla globalizzazione, io che ho frequenti rapporti internazionali ho capito che gli stereotipi delle barzellette sono quasi sempre veri, quindi, se mai vi capitasse di trattare con un Americano, o comunque con qualcuno che lavora negli USA, capirete subito che non è il genere di persona che perde tempo in problemi inutili.
Un Italiano avrebbe invece insistito per vedersi almeno via Skype, perché guardandosi in faccia viene tutto meglio, ma il dipendente di Pond5, un quarto d’ora dopo aver ricevuto la mia controproposta, mi scrive:
Stiamo per iniziare a vendere abbonamenti. Saresti interessato a darci le tue clip in cambio di 50 centesimi al mese per ogni file selezionato?
Ecco le prove
Per trasparenza (come sempre) questo è lo screenshot della mail:
Se fossi stato un rappresentante sindacale della categoria produttori, a quel punto avrei detto:
No, grazie
sapendo che gli abbonamenti stavano spingendo verso il basso il prezzo medio delle clip in vendita, e quindi anche i guadagni di noi produttori.
Ma io non sono quel genere di persona.
Io ho abbandonato il miraggio del posto fisso nel 2009 perché, nel presupposto che sono una persona che crede nei suoi mezzi, avevo capito che internet stava permettendo al mondo di evolvere in maniera meritocratica, anche in luoghi come questo Paese dove le raccomandazioni sono la regola. Se in Italia non si inizia a fare una selezione naturale dei migliori, in un panorama globale, la competizione farà fallire lo Stato.
Ecco perché sono convinto che l’economia basata su internet ci salverà!
In più, all’epoca e tutt’oggi, facevo ancora parte di quella categoria di persone con l’affitto o il mutuo da pagare. Quindi 10 minuti dopo aver ricevuto il messaggio, risposi con concretezza altrettanto americana al mio interlocutore oltreoceano:
Sì, procediamo pure
A febbraio 2016 questa mail ha suggellato l’accordo
Da quel giorno fino a febbraio 2018, per 22 volte, ho ricevuto 791 dollari, vale a dire un totale di 17.402 dollari.
Purtroppo dal mese successivo (marzo 2018) il sistema di remunerazione dei produttori invitati a partecipare alla membership area di Pond5 è cambiato, e non paga più un fisso mensile in base ai file selezionati, ma in base al numero effettivo di vendite. Per due anni però ho percepito un fisso mensile che nessuno mi avrebbe mai tolto, visto che i file non sono stati più riselezionati dall’agenzia e sono rimasti nel mio caso 1582.
I film storici
Nel web a volte ti va bene un business su dieci. Se nel mondo offline un tasso di fallimento così elevato è sinonimo di strozzini che bussano alla porta, su internet testare un’idea costa poco, se si sanno fare le cose. Quindi un business buono su dieci può essere una media di successo.
Una volta trovato:
- il settore giusto;
- messo in piedi un sistema di monetizzazione adeguato
il segreto per non fermarsi più è creare un secondo business non troppo lontano dal precedente. E infine aggiungere un’altra rendita passiva alle altre che già si hanno.
Da produttore di microstock che vendeva solo tramite le agenzie, ad un certo punto sono diventato produttore di microstock che vendeva anche senza intermediari. Detta così sembra facile. In realtà, se non ci si vuole bruciare subito, bisogna procedere per piccoli passi.
La prima fase
Da appassionato di:
- storia contemporanea;
- video
alcuni anni fa ho deciso di unire le due cose e, dopo aver acquistato dei film familiari inediti su pellicola 8 mm, ho iniziato a venderli online nei microstock, come se si trattasse di footage contemporaneo. Sfruttando il buon posizionamento che avevo in quel momento nei motori di ricerca di Shutterstock e Pond5 sono ritornato delle spese abbastanza velocemente.
Saper vendere contenuti di altri, scegliendo quello più redditizio ed elaborandolo in maniera efficiente è un sintomo della mia capacità di sapere come gira il mercato e questa l’ho acquisita solo con il sacrificio e la competenza che giorno per giorno mi sono guadagnato.
La favola del ragazzino con il portatile su una spiaggia caraibica a controllare quanti soldi sta guadagnando senza muovere un dito è troppo bella per essere applicata a chiunque ci provi.
Vedendo il successo che stava ottenendo quel genere di soggetto, ho capito così che potevo aprire un nuovo business.
Per competere ero consapevole di dover trovare un’idea per differenziarmi dalle agenzie. L’ho fatto cambiando il formato, decidendo quindi di non vendere i singoli spezzoni di pochi secondi, ma delle compilation lunghe minuti con in comune il luogo e la data di creazione. Del Genere:
- New York 1972;
- Paris 1949;
- Mexico City 1983.
Conscio di questi aspetti, la tabella di marcia è stata la seguente:
- acquisto di un dominio;
- apertura di un canale Youtube (il nome del dominio è diventato il watermark dei video pubblicati);
- raggiungimento della popolarità (le cifre le ho pubblicate sopra: 533$ sono pochi, ma un milione 200 mila visualizzazioni in un anno sono sufficienti per quello che volevo fare).
Ecco uno dei miei video:
A quel punto sono arrivati i primi clienti che ho gestito, in principio, manualmente.
Le prime vendite
Le persone, tendenzialmente registi di documentari, hanno iniziato a contattarmi:
In quel momento, l’ideale per la comodità è avere un sistema automatizzato che, senza il mio intervento, gestisce il cliente dall’inizio alla fine, con vantaggi:
- per chi vende (io), che non deve lavorare;
- per il cliente stesso, che non deve avere la scocciatura di scrivermi un’email.
Quello era il punto di arrivo, ma automatizzare subito in quel caso sarebbe stato un errore perché non mi avrebbe permesso di dialogare con le persone interessate al mio prodotto, capendone le esigenze e permettendomi di forgiare il business sul loro feedback.
In quella prima fase, per evitare di perdere vendite e stroncare il business sul nascere, bisogna saper strutturare imprenditorialmente il proprio lavoro, in maniera tale da riuscire a reagire subito a una richiesta come quella della mail che ho pubblicato sopra, perché tutt’oggi, ad anni di distanza, vendo ancora ai primi clienti che ho trovato in quel periodo, e senza di loro le cose sarebbero state molto più difficili.
Avendo fatto tutto giusto, anche grazie al fatto che in quella fase avevo già altre rendite passive in grado di garantirmi un reddito e liberarmi il tempo necessario a concentrarmi su quel business, nel caso in questione incassai 250 euro per 10 minuti di lavoro:
Da lì in poi mi sono arrivate tante altre mail:
che un po’ alla volta mi hanno fatto capire che valeva la pena insistere su quell’idea, investendo soldi:
- sulla strumentazione necessaria ad acquisire i film;
- sull’acquisto delle pellicole;
- (infine) sull’automazione del sistema di vendita.
Automatizzare
Per quanto riguarda l’automazione, spiego nel dettaglio come ho fatto in questa pagina. Combinando:
- i tasti “buy now” di PayPal;
- il cloud Amazon
i clienti che, grazie alla popolarità che mi garantisce il mio canale Youtube, arrivano nel mio sito, possono servirsi da soli e scaricare, dopo aver pagato, il footage che gli serve per il filmato che stanno realizzando.
Il risultato finale, visto dalla mia prospettiva, è questo:
Il mio conto PayPal che cresce a colpi di 197 euro (- spese di incasso) anche mentre:
- me ne sto in spiaggia;
- sono davanti al computer a inventare altri business.
La fotografia e il videomaking sono il nuovo linguaggio
Concludo constatando che fare business su internet non è facile, per un semplice motivo. La gente è convinta di conoscere il web semplicemente perché lo frequenta, ma:
- guardare le foto delle scampagnate degli altri su Facebook,
- pubblicare i selfie su Instagram,
- trovarsi all’interno di infinite chat di gruppo su WhatsApp
è come passare i pomeriggi di fronte a Barabara D’Urso e pensare, per questo, di essere in grado di fare televisione. O è come guardare le partite di calcio al bar ed essere convinti di poter fare meglio dell’allenatore della nazionale.
Come nessuno si sognerebbe di intraprendere una professione senza prima imparare:
- con lo studio,
- con l’esperienze
quello che deve fare, anche su internet le cose funzionano così.
E ricordo a tutti quelli che non hanno capito dove sta andando il mondo, che tra le prime 8 Società al mondo per capitalizzazione, 6 (Apple, Google, Microsoft, Amazon, Facebook, Alibaba) fanno il loro business interamente su internet. Quindi, dove una volta c’erano Case Automobilistiche e Società petrolifere, da più anni di quanti immaginiate ci sono ecommerce, social network o produttori di software.
Il dato incontestabile è che internet:
- muove migliaia di miliardi di euro,
- dà lavoro a centinaia di milioni di persone.
Ma capirne i meccanismi non è facile come condividere una foto su Facebook. Questi, purtroppo per chi semplifica tutto, vanno compresi se li si vuole sfruttare a proprio favore. La cosa può richiedere anni e io, molto modestamente, un po’ inizio a spiegarlo in questo sito.
Non mi dilungo oltre a parole perché, coerente con il mio stile, lo dico meglio in questo video di 5 minuti:
A proposito: vi ho raccontato cos’era è una rendita passiva. Il resto (foto di scampagnate, selfie e chat di gruppo), per il vostro bene, lasciatelo perdere.
Daniele Carrer
Le altre mie pagine di questo sito che potrebbero interessarti:
- Il mio corso: vendere foto e video online.
- Per chi vuole iniziare a vendere le sue foto e i suo video online: spiego tutto qui.
- Il mio podcast.